Dialogica: la doppia faccia della maternità

Dialogica: la doppia faccia della maternità

Laura Tota · 2 settimane fa · Photography

La maternità è uno dei momenti più delicati nella vita di una donna: la vita intera si prepara a cambiare, senza avere nessuna certezza di come sarà.

Insicurezze, paure, ansie e timore di non essere all’altezza delle aspettative sono solo alcune delle emozioni provate da chi si accinge a mettere al mondo un figlio e che spesso vengono sottaciute per senso di colpa e timore di differire da una narrazione dominante della maternità che la vuole come momento di felicità e gioia assoluta.

Eppure, la cronaca e l’attualità ci dicono che non è assolutamente così. Sempre più donne che si riconoscono nel ruolo di madri denunciano stati di depressione, confusione, sentimenti ambivalenti e contrastanti rispetto alla gravidanza e alla nascita.

Nel giorno che celebra la Festa della Mamma è quanto mai importante accendere i riflettori su tutto ciò ed evidenziare come, ancora una volta, la fotografia è in grado di affrontare temi attuali ed estremamente importanti.

Eyemamaproject

Impossibile a tal proposito non menzionare “Eyemamaproject”, il progetto riconducibile all’omonimo account Instagram che durante la pandemia ha spalancato le porte e accolto i racconti di mamme fotografe pronte a testimoniare con i propri lavori la complessità di questa fase della loro vita: il concetto di maternità viene scandagliato a 360 gradi, senza barriere culturali etniche o sessuali. Qui trovano voce anche testimonianze di chi ha perso un figlio o ne ha adottato uno o più di uno, chi è un genitore single o divorziato. E così ci si imbatte in volti stanchi, in case disordinate, in seni sanguinanti in seguito all’allattamento o in corpi esausti, ma anche in sorrisi, momenti di tenerezza, accoglienza e serenità. Perché l’essere madri è esattamente tutto questo nello stesso momento.

“Eyemamaproject” è oggi un libro, frutto di una open call che ha raccolto più di 2700 candidature provenienti da tutto il mondo.

Come racconta Karni Arieli, fondatrice del progetto: “Questo è un progetto nato per potenziare le mamme di tutto il mondo, dare visibilità alle “mama” artiste e condividere le loro storie di maternità chiare e oscure. Nel libro presentiamo 200 fotografe che si identificano come mamme in tutto il mondo, condividendo le loro verità personali sulla casa e sulla cura della maternità. Abbiamo una giuria di incredibili donne fotografe di tutto il mondo tra cui Elinor Carucci, Sarah Leen Aldeide Delgado Ana Casas Broda e molte altre. Lanceremo il libro a Londra e a Bristol, proprio nel mese dedicato alle mamme.

Il libro è acquistabile in preorder qui.

Sulla stessa linea, ma con una forte interconnessione tra immagine e parola, si muove “Germoglio” il lavoro inedito di Chiara Cunzolo, fotografa italiana impegnata nel sociale e in temi legati alla diversità. Non c’è però traccia di documentazione nei suoi lavori, bensì una ricerca evocativa, capace di parlare del mondo senza rappresentarlo con l’immediatezza comune. La sua ricerca avvicina letteralmente lo spettatore attraverso scatti di dettagli, in cui spesso emergono (formalmente e metaforicamente) le luci e le ombre di questioni sociali spesso controverse.

Chiara ascolta i racconti di chi vive quotidianamente la diversità e ne subisce le conseguenze, ne elabora le voci, le parole e le emozioni e le traduce in immagini: così, da oggetto di indagine, chi racconta diventa soggetto dell’immagine, protagonista di una storia non più ingabbiata in se stessa, ma condivisa e donata al mondo.

Il tema della maternità, drammaticamente alla ribalta nella cronaca quotidiana, viene messo in discussione, spogliato dell’aura di felicità e gioia socialmente imposte per mostrarsi in tutta la sua fragilità e banalità: solo corpi, intrecci di pelle e corpi microscopici e fragili, sguardi impauriti, cicatrici e stanchezza che raccontano un amore vero che, come tutti gli amori, è anche sofferenza, sacrificio e coraggio. Ad accompagnare le immagini, le testimonianze vere, pungenti, crude e senza filtri di madri che ogni giorno vivono l’apparente e l’ambivalente stato di grazia di chi ha messo al mondo una vita e se ne lascia sopraffare (“La prima volta che si è girato sentendo la mia voce e i nonni dissero “quando ti sente gli si illuminano gli occhi” mi chiesi come fosse possibile che lui si fosse affezionato a me che mi rivolgevo a lui al 90% con offese”). 

Immagini evocative, affiancate a quelle di una Natura che, seppur generatrice di vita, spesso nasconde insidie e varchi oscuri in cui è necessario addentrarsi per proseguire nel proprio cammino.

Chiara Cunzolo
Dialogica: la doppia faccia della maternità
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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Giulia Pacciardi · 2 giorni fa · Photography

I pixel sono gli elementi più piccoli che costituiscono un’immagine, talmente minuscoli e numerosi da non poter essere visti ad occhio nudo.
Anzi, quando si vedono, non è affatto un buon segno.
In tutti i casi tranne uno, ossia, quando diventano protagonisti di un progetto.

È questo il caso di Pixelated, delle fotografie firmate dall’Art Director giapponese Yuni Yoshida in cui cibo e pietanze vengono sezionate in tanti quadrati perfetti che riprendono i colori degli ingredienti, della buccia o della polpa.
Una serie di immagini surrealiste ed attraenti che speriamo diventino molte di più di quante sono ora.

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 1 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 2 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 3

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Photography
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
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La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi

La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi

Laura Tota · 4 giorni fa · Photography

Nella mitologia greca, Britomarti è il nome di una ninfa di cui Minosse si innamorò perdutamente e che, pur di sfuggirgli, cambia forma e sembianza fino a trasformarsi in schiuma di mare. Un personaggio tragico nella sua determinazione e consapevolezza che, pur di non cedere alle lusinghe di un amore non voluto, preferisce disperdersi nell’elemento più inafferrabile che si conosca. Britomarti è anche il nome del progetto della giovane fotografa Irene Trancossi che erge la ninfa ellenica ad archetipo della lotta femminile alla rivendicazione di una propria identità avulsa dalla lettura maschile, ma non solo: “Britomarti” è un inno alla sorellanza, alla comunione tra donne, all’unità di una forza generatrice ancestrale che la fotografa celebra attraverso scatti immersi nella natura in cui ninfe contemporanee si muovono liberamente in contesti incontaminati, sottraendosi allo sguardo maschile, godendo della propria libertà.

irene trancossi
Britomarti, Cadaques Spain 2021
irene trancossi
Britomarti, Cadaques Spain 2021

Ed è proprio la familiarità che lega le donne ritratte, parte della famiglia di Irene: dal particolare all’universale, “Britomarti” vuole essere non solo un viaggio verso la scoperta di se stesse, ma soprattutto un invito alla condivisione, all’unione tra donne. L’obiettivo di Irene è serrato, in bilico tra la delicatezza e l’audacia, senza mai violare la fierezza dei corpi: tutto ciò che emerge è una consapevolezza di sé, in un dialogo tra Donne e Natura, quasi in un ideale ricongiungimento quasi inevitabile e atteso a lungo.

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Britomarti, Cadaques Spain 2021

Ci sembra di percepire la salsedine, di sfiorare quella schiuma di mare memore di un’eroina archetipica, di toccare la terra e di inalare la libertà di un’identità ritrovata. La sorellanza diventa il balsamo che leviga le ferite e che consente di superare dolori e traumi legati a una visione distorta e patriarcale della condizione e del corpo femminile: una favola contemporanea in cui il corpo racconta, la Natura ascolta, il cuore ritrova la pace. Attraverso questo progetto ai limiti della sacralità di un rituale ancestrale, Irene trova il suo modo per approfondire la sua ricerca, fondata sulla sorellanza, sul femminismo, sull’inclusività e sull’ascolto.

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Britomarti, Cadaques Spain 2021

Ph. courtesy Irene Trancossi

La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi
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La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi
La sorellanza ritrovata negli scatti di Irene Trancossi
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John Yuyi sfida la consumer culture

John Yuyi sfida la consumer culture

Anna Frattini · 5 giorni fa · Art, Photography

Chiang Yu-yi, a.k.a. John Yuyi, è una visual artist taiwanese con una storia decisamente fuori dal comune alle spalle. Le sue opere incarnano lo spirito della post-internet generation mettendo in discussione la consumer culture, uno dei temi più ricorrenti nel corso della carriera di Yuyi.

John Yuyi

La carriera di Yuyi inzia come fashion influencer ma qualcosa cambia quando si trasferisce a New York nel 2015. Inizia a vendere temporary tattoos per promuovere la sua swimwear collection e col tempo, vi incorporerà illustrazioni, fotografie e simboli provenienti dal mondo dei social media. Un mezzo interessante, quello dei tatuaggi temporanei, che coinvolge la sfera della corporalità come medium ma anche come oggetto di indagine. Questi – insieme alle sue fotografie – hanno reso Yuyi molto popolare non solo sui social ma anche nel mondo dell’arte.

Il processo di documentazione operato da John Yuyi parla della sua esperienza come influencer, del nostro rapporto con i social media e con il nostro corpo. Soprattutto con il viso, la parte del nostro corpo in cui gli altri si riconoscono e che può offrire un senso di rappresentazione reale per lo spettatore. Anche la salute mentale è un tema molto caro a Yuyi che, soffrendo di un disturbo bipolare, ha raccontato il suo malessere attraverso una serie di fotografie, Cell for Young Plant.

Ma non solo arte e fotografia, Yuyi è al lavoro anche su progetti commerciali che l’hanno portata a collaborare con brand e magazine molto importanti. Indimenticabile, la collaborazione dell’anno scorso con MIUMIU dove Yuyi ha immortalato Lee Youm e Ever Anderson per la campagna pubblicitaria della SS22.

 
 
 
 
 
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Il percorso di John Yuyi dimostra come sia possibile reinventarsi e scoprire il proprio talento artistico partendo da un mondo lontano da quello dell’arte per come lo conosciamo.

Scopri altri progetti di John Yuyi sul suo profilo Instagram.

Ph. courtesy John Yuyi

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Luca Marino e la ricerca dell’assurdo

Luca Marino e la ricerca dell’assurdo

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

Con un approccio foto-giornalistico, il fotografo Luca Marino ricerca l’assurdo delle situazioni. Nato a Londra da padre italiano e da madre colombiana, Marino è attratto da quei dettagli che spesso passano inosservati, “guardo dove nessun altro guarda” dice lui stesso. Tra le strade della grande metropoli londinese, Luca Marino realizza due progetti: “Oxford Street Paradox” e “Transport for London”.

Luca Marino | Collater.al

Nel primo progetto – “Oxford Street Paradox” – è evidente quell’assurdo tanto ricercato dal fotografo, che, a tratti, inganna lo spettatore. Le fotografie catturano i passanti della via dello shopping più frequentata della città – Oxford Street – che appaiono totalmente deformati. Questo effetto non è realizzato in post produzione, Marino infatti scatta la superficie riflettente di un chiostro che crea buffe immagini alterate. Con ironia e leggerezza, il fotografo sfrutta questa “alterazione” naturale per sottolineare come le nostre abitudini di acquisto siano ormai diventate folli, al limite del compulsivo.

Anche nel secondo progetto – “Transport for London” – Luca Marino mostra ciò che spesso non viene guardato ma anzi, ignorato. In questo caso i protagonisti sono i dipendenti dei trasporti di Londra, dagli autobus alla metropolitana. Persone a cui non prestiamo attenzione ma che sono responsabili della viabilità cittadina. Ci permettono di spostarci da un lato all’altro della città, ma rimangono in penombra. Luca Marino, in collaborazione con l’azienda, entra a contatto con il lato nascosto della famosa Underground, fotografando i dipendenti nei loro uffici e nelle loro stanze adibite al riposo. Cattura momenti di pulizia, tra cui la santificazione delle carrozze durante il periodo di emergenza sanitaria dettata dal covid-19. 

Luca Marino | Collater.al
Luca Marino | Collater.al
Luca Marino | Collater.al

Ph Credits Luca Marino
Courtesy Luca Marino

Luca Marino e la ricerca dell’assurdo
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Luca Marino e la ricerca dell’assurdo
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