Il nome Gae Aulenti risuona nelle menti di tutti, soprattutto dei milanesi che da dodici anni hanno una nuova piazza a lei dedicata, ma forse in pochi sanno chi fu realmente. Oggi abbiamo scoperto qualcosa in più su questa straordinaria progettista in occasione dell’apertura della mostra in Triennale che ne ospita – fino gennaio 2025 – una retrospettiva super dettagliata. Gli addetti ai lavori la ricordano soprattutto per il suo lavoro da architetta, ma Gae Aulenti (1927-2012), all’anagrafe Gaetana Emilia Aulenti, fu in realtà una progettista a 360 gradi. Dagli allestimenti teatrali al product design, la sua geniale visione spaziò in diversi ambiti, tutti affrontati in un percorso dinamico negli spazi di Triennale. Giovanni Agosti, curatore dell’esposizione insieme alla nipote di Gae, Nina Artioli, direttrice dell’Archivio Gae Aulenti, e Nina Bassoli, curatrice per Architettura, ha saputo come ricostruire la sua storia, umana e professionale, con un occhio di riguardo agli intrecci tra l’architettura e le altre arti, oltre che tra la cultura e la politica.
«La mostra è disseminata di trappole ed enigmi, come lo era lei», spiega Agosti in conferenza stampa, «Sono stati mesi difficili perché mano a mano che si studiava il personaggio si capiva che non era esattamente quello che la vulgata presentava». In effetti, il percorso è davvero un viaggio intimo – oltre che professionale – nella vita di Gae Aulenti. Dai primi bozzetti accompagnati da fotografie di lei da giovane fino a lettere tenere e personali inviate a “Franco”, ovvero Francesco Buzzi suo marito per pochissimo tempo, da cui ha però avuto la figlia Giovanna, tanto simile a lei e che ancora oggi la omaggia. Da qui emerge la sua umanità che ce la fanno percepire così vicina a noi. Perché Gae fu sì una combattente, capace di farsi strada in un mondo all’epoca prettamente maschile, ma la sua sensibilità era altrettanto preponderante, soprattutto negli allestimenti teatrali, come quello della tragedia Elektra, qui in Triennale ricostruito, dove figurano carcasse di bue appese dietro la scena.
Insomma, una retrospettiva, quella di Gae Aulenti in Triennale, che è “un continuo passaggio dal pubblico al privato“, permettendo allo spettatore di scoprire tutta la sua storia, personale e professionale, sviscerando nel profondo tante delle sfaccettature di un personaggio che ha fatto la storia della progettazione, italiana e internazionale. Dalle fotografie di Ugo Mulas che la ritrae bellissima e audace fino ai bozzetti e ai suoi appunti, come quello della lampada Pipistrello che disegnò per il negozio di Parigi di Olivetti nel 1965. Una mostra che va dal micro – lettere, oggettini, appunti -, al macro, con le ricostruzioni degli ambienti e delle scenografie teatrali, fino anche al progetto dello showroom FIAT al Salone dell’Auto di Torino del ’68.