L’evoluzione del Pigalle Duperré Court

L’evoluzione del Pigalle Duperré Court

Giulia Pacciardi · 3 anni fa · Design

Dal 2009 a Parigi, più precisamente nel 9° arrondissement, nel quartiere di Pigalle, sorge il coloratissimo Pigalle Duperré Court.
Il progetto, ad oggi curato da Stéphane Ashpool, fondatore del brand Pigalle, Nike e lo studio creativo ILL Studio, nacque dal desiderio dei cittadini di avere un luogo dove i bambini potessero giocare, proprio lì in mezzo a due palazzi caratterizzati dal classico e affascinante stile parigino.
Fu così che tutti gli abitanti del quartiere e i giocatori delle squadre di basket locali si misero a dipingere il primo campo al fianco dell’artista franco-asiatico Yué “Nyno”, nato dalle ceneri di un vecchio parcheggio abbandonato.
All’inaugurazione furono presenti anche Michael Jordan, Scottie Pippen, Spike Lee e LeBron James, protagonisti di uno dei quattro muri.

Nel 2012, in occasione del lancio della nuova collezione, Ashpool commissionò il nuovo design a ILL Studio, famoso per aver già lavorato con brand come Louis Vuitton, Converse e Supreme.
Il risultato fu un campo da basket caratterizzato da forme e colori mai visti prima, ma soprattutto l’inizio di quello che sarebbe diventato un progetto globalmente riconosciuto.
Inoltre, in questa occasione, il design del basketball court venne riprodotto anche all’interno dello stadio in cui venne presentata la nuova collezione.

Sempre ILL Studio, prima nel 2015 e poi nel 2017, si è occupato di dare una nuova veste al Pigalle Duperré Court.
Nel primo caso ispirandosi ai colori e alle geometrie del quadro di Kazimir Malevic “Sportsmen”, nel secondo invece dando vita a quella che, secondo loro, potrebbe essere l’estetica futura di un campo da basket, caratterizzata da colori sgargianti e luminosi.

Attraverso questo campo da basket cerchiamo di esplorare la relazione tra sport, arte e cultura e quello che viene fuori è un potente indicatore socio-culturale del nostro tempo. ILL Studio

Arriviamo così all’ultimo campo, quello inaugurato a inizio 2020, sempre realizzato dallo stesso dream team.
I colori restano forti e cangianti ma a cambiare è la fonte di ispirazione che, perfettamente in trend, si sposta sul mondo dal gaming, con segni, simboli e numeri che decorano tutti i muri del campo.

“The Power of Sport to Move the World”, questo è il motto di un progetto che non accenna a voler mettere giù il pennello, anzi l’obiettivo sembra essere quello di portarlo in giro per tutto il mondo.
Nel settembre 2019, infatti, il progetto è arrivato a Pechino, dove è stato costruito un nuovo campo da basket per le ragazze e i giovani della capitale cinese, realizzato con il Nike Grind, un materiale creato da scarpe riciclate e scarti di lavorazione.
Anche questo è stato progettato da ILL Studio e, secondo Ashpool, ha segnato l’inizio di qualcosa di nuovo e sempre più grande.
E qualche mese dopo, a dicembre, sono stati aperti altri due campi a Città del Messico presso il Gimnasio Olímpico Juan de la Barrera, ex sito olimpico e sede della squadra di basket Capitanes de Ciudad de México.

Ma tornando al nostro Pigalle Duperré Court, se foste tra i pochi a non aver ancora fatto due tiri a uno dei canestri più celebri del mondo, questo vi aspetta al numero 22 di Rue Duperré, tra il Moulin Rouge e Montmartre.

L’evoluzione del Pigalle Duperré Court
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La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 3 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
Photography
La fotografia eterea di Matteo Zanin
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 4 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
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Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain

Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain

Giorgia Massari · 6 giorni fa · Photography

Non possiamo dare niente e nessuno per scontato. Celebriamo ciò che di bello ci da la vita. Attraversiamo i momenti difficili e rimaniamo in piedi”. Con questa parole entriamo a contatto con la poetica del fotografo basco Andoni Beristain che, con oggetti semplici e paesaggi colorati omaggia la bellezza della vita. Le sue origini basche sono fondamentali nella sua ricerca e particolarmente evidenti nella sua estetica. Nelle sue fotografie still life, emerge la sua visione personale della vita: colorata, ottimista e ironica. 

Con questa serie di scatti di Andoni Beristain che vi proponiamo oggi, evochiamo l’estate in arrivo e la voglia di tutti di spensieratezza. Ma, nonostante i colori caldi, il mare, la spiaggia ed elementi come le sedie in plastica e i ventilatori, che immediatamente rimandano al periodo estivo, una certa nostalgia si cela dietro questi scatti. La leggerezza estiva è accompagnata da una vena di solitudine. Una sedia è sola in mare. Un gioco è trasportato dalle onde. Un uovo è appeso al sole. Un uomo galleggia solo nel mare. Tutte scene solitarie, che richiamano un certo senso di abbandono. Probabilmente, con questi scatti Andoni sceglie di richiamare alla mente il dualismo tipico dell’estate, da una parte la desideriamo ma dall’altra non riusciamo mai a godercela. Ed ecco che ritorna la frase di Beristain e la sua volontà di insegnarci ad assaporare il momento, ad essere in grado di condurre la classica slow life, oggi sempre più difficile da attuare.

Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al

Courtesy Andoni Bernstein

Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
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Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Giulia Pacciardi · 1 settimana fa · Photography

I pixel sono gli elementi più piccoli che costituiscono un’immagine, talmente minuscoli e numerosi da non poter essere visti ad occhio nudo.
Anzi, quando si vedono, non è affatto un buon segno.
In tutti i casi tranne uno, ossia, quando diventano protagonisti di un progetto.

È questo il caso di Pixelated, delle fotografie firmate dall’Art Director giapponese Yuni Yoshida in cui cibo e pietanze vengono sezionate in tanti quadrati perfetti che riprendono i colori degli ingredienti, della buccia o della polpa.
Una serie di immagini surrealiste ed attraenti che speriamo diventino molte di più di quante sono ora.

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 1 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 2 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 3

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
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Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
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