Quando arriva l’estate il corpo chiede acqua. C’è chi prenota una settimana nella località marittima più di suo gusto, chi esplora le bellezze dell’acqua dolce in qualche lago, chi va alla ricerca di sorgenti in montagna. Io rimango soggiogata dalla bellezza delle piscine. E le cerco ovunque.
Franck Bohbot è un fotografo di Brooklyn che ha dedicato i suoi lavori personali specialmente all’architettura. Si è spostato tra, teatri, stazioni e musei e quest’anno ha reso pubblica la sua serie, realizzata tra il 2011 e 2012, sulle piscine parigine. Lunghe vasche di acqua cristallina, intatta, piana, immacolata. Preferisce fotografarle quando vivono il loro momento di solitudine. Nessun bagnante, nessun asciugamano, nessuna cuffia o occhialetto. Come la tradizione della fotografia d’architettura insegna. Il cemento, il mattone e le sue forme diventano ciò che di animato manca.
Le piscine sono luoghi d’incontro. Pochi di noi non hanno ricordi infantili all’interno di questi posti. L’odore del cloro, i fischi dei bagnini, il rumore dei tuffi e delle bracciate. Vederle vuote è inusuale e privilegio di pochi. Degli addetti ai lavori e di Franck. Ed ecco che si presentano come sono: con i loro colori pastello, con il loro azzurro che decora le porte degli spogliatoi, i tetti ampi e luminosi, le luci ben posizionate, le panche lungo le corsie. E quell’acqua, principale motivo della nascita di questa ben progettata costruzione.
Come un villaggio che per forza deve nascere intorno ad una fonte di acqua per i suoi nuovi abitanti. Quell’acqua calma che dona calma.