Intervista al collettivo Bnkr44, benvenuti nella loro bolla

Intervista al collettivo Bnkr44, benvenuti nella loro bolla

Emanuele D'Angelo · 2 anni fa · Art

Il punto di ritrovo dei Bnkr44 è un’ex azienda di pelletteria, qui creano e producono la loro magia. Abbiamo fatto una chiacchierata con loro per farci raccontare segreti e sogni di un collettivo che in pochi mesi ha fatto grandi cose dal nulla.

Dal nulla sì, proprio come il seminterrato enorme che Ghera ha recuperato dai suoi genitori e in poco, con l’aiuto di Caph, Fares, Erin, Faster, Piccolo e JxN, è riuscito a trasformare in un laboratorio dove sfornare magie.

Un laboratorio in continuo movimento, un punto di ritrovo, uno studio, insomma un po’ di tutto, ma con la musica come minimo comune denominatore. Giovani ma pieni di talento, con l’unico obiettivo di fare quello che più piace a loro, senza costrizioni di nessun tipo.

Ed è proprio lì, in quel seminterrato che li incontriamo, seppur virtualmente. Tra complimenti e risate i Bnkr44 puntano in alto, consci dei loro mezzi, un collettivo unico ma formato da persone che portano avanti anche progetti da solisti.

Non vogliamo porci obiettivi, nessuno, niente di niente, vogliamo continuare così e fare solamente quello che ci va di fare

Per citare un vostro pezzo, il bunker è un po’ la vostra bolla, ma da dove nasce quest’idea di creare un collettivo?

È un po’ vuoto perché non c’è niente intorno se non questo posto. Il Bunker nei fatti è davvero un bunker, uno stanzone sotterraneo sotto casa di uno di noi. Che in realtà prima era prima un’ex azienda di pelletteria ma che poi ha chiuso i battenti e in seguito è diventato un luogo di ritrovo, dove passare il pomeriggio o la sera con gli amici. Poi piano piano è diventato uno studio di registrazioni e un collettivo.

Siete un collettivo, a novembre è uscito il vostro primo album 44Deluxe in cui siete tutti insieme. Ma adesso iniziano anche a uscire i primi singoli solisti, giusto per capire un po’ più, come siete divisi? Chi si occupa delle grafiche, della comunicazione, chi produce, chi canta?

Noi siamo un collettivo ma in realtà siamo un insieme di artisti singoli che 360 giorni l’anno lavora ai propri progetti personali. Poi ovviamente nel lavorare insieme ci passiamo le cose, Erin ad esempio canta e produce, oppure Jack produce una traccia a me che magari non mi piace e allora la passo Caph e poi lui ci scrive sopra. In realtà i lavori collettivi sono un po’ più un passatempo, ma dipende, lavoriamo sia insieme che singolarmente. Di base i produttori sono sempre due, poi al momento magari c’è chi segue un progetto piuttosto che un altro, ci alterniamo un po’ sotto questo punto di vista. Le sessioni di gruppo le vediamo più come un evento, diciamo, una roba che decidiamo di fare qualche fine settimana. Poi in realtà lo studio è anche un punto di ritrovo, quindi magari viene qualcuno anche solo per stare insieme e dire la sua.
Ci siamo incontrati tutti un po’ per caso, non tutti eravamo amici, abbiamo un po’ questa doppia identità che ci piace che vorremo mantenere anche se usciranno progetti da solisti appunto.

Vi abbiamo visto appunto insieme, adesso iniziano ad uscire i primi singoli da solisti, quali sono i prossimi progetti? Qualche piccolo spoiler?

Ma sì dai, allora, è già uscito a dicembre l’album di Fares “Distaccato”. Settimana scorsa è uscito “100 scheletri” di Erin e uscirà anche un altro singolo a brevissimo e poi il nuovo EP. Poi sarà il turno di Faster, Piccolo e di Caph. Poi in futuro faremo sicuramente qualcos’altro insieme sulla stregua appunto di 44Deluxe.

Con Extra #1 uscito proprio a Natale, avete rallegrato un anno per tante ragioni molto triste. Avete collaborato anche con artiste come Sissi ed Emma che hanno aggiunto qualcosa di magico, com’è nata l’idea per questo Ep? E soprattutto quella di collaborare con qualcuno al di fuori di voi?

Alla base quando abbiamo fatto Extra#1 c’era la volontà di fare un lavoro collettivo di nuovo nelle modalità in cui abbiamo fatto quelli vecchi. Ovvero Deluxe è frutto di una raccolta di vecchi lavori che abbiamo fatto su Soundcloud, facendo tutto in poco tempo, sia graficamente che comunicativamente, quindi appena erano pronti i pezzi li caricavamo subito sulla piattaforma. Abbiamo fatto la stessa cosa sotto Natale perché avevamo molta voglia di farlo, però questa volta ci piaceva includere altre personalità che navigano nell’ambiente musicale che più ci piace e potevamo farlo perché Emma la conosciamo già da un po’ e avevamo già lavorato con lei e ribadisco musicalmente ci troviamo molto bene. Mentre Sissi l’abbiamo conosciuta quest’estate perché è venuta nelle nostre zone in vacanza. Comunque ci siamo trovati molto bene con lei, prima umanamente poi musicalmente. Poi non avevamo mai collaborato con delle personalità femminili, ci piaceva anche questa cosa qui.

Per questo vi chiedo, tracce come “Semplice Mente” ma anche le altre dovrebbe stare ovunque, in qualsiasi piattaforma, hanno un suono non del 2021, ma sembrano trovarsi più avanti nel tempo, caricherete mai qualcosa nelle altre piattaforme?
E poi ancora, si trovano molte più canzoni vostre su Soundcloud che dalle altre parti, una pratica comune più tra i Dj meno tra i cantanti, come mai questa scelta?

Soundcloud in realtà ci permette di avere delle sessioni creative veloci, cioè di avere una cosa pronta e pubblicarla subito, senza aspettare niente e nessuno. L’abbiamo già fatto e lo rifaremo a breve. Però di Extra#1 sia “Semplice mente” che “Criminale” arriveranno molto a breve anche su Spotify. Fondamentalmente questa piattaforma ci permette in un certo senso di rispettare questa modalità che abbiamo, fare una cosa e pubblicarla subito. Poi se una cosa ci sembra valida e decidiamo di metterla su altre piattaforme siamo liberi di farlo, perché su Soundcloud è come se fossero tracce inedite per il mercato.

L’ultima release in ordine di tempo, non del collettivo ma di Erin è “100 scheletri”, uscita con Bomba dischi, ci spieghi un po’ il testo criptico di questa canzone e poi che rapporti ci sono con questa fantastica etichetta?

“100 scheletri” è un pezzo un po’ strano, non è il mio preferito e fa strano parlarne perché non ne parlo mai. Era a livello musicale era un beat che avevo fatto per Piccolo non per me, era diverso era molto più felice, più allegro. Poi un giorno ho cambiato gli accordi in una scala minore ed è diventato come lo sentite oggi. A livello testuale invece ho ripreso un testo di un anno e mezzo fa. Era diverso era tipo un testo di una canzone che si chiama “Un amico” che non ho mai finito e l’ho riadattato a quella scrivendo una cosa leggermente diversa. Probabilmente il testo è strano perché dovrebbe essere una traccia di un rapporto difficile e arrabbiato con una persona, e quando l’ho scritto in realtà non ero più arrabbiato con nessuno, per questo forse è criptico, comunque ci stava, mi piaceva.
Mentre sul nostro rapporto con Bomba dischi, ti diciamo che inizialmente Bnkr44 doveva essere un’etichetta ma a livello tecnico siamo solo un collettivo. Diciamo che comunque ci foraggia, siamo sotto Bomba ma siamo anche Bunker. Siamo indipendenti ma loro comunque ci forniscono un supporto. Loro rispettano la nostra indipendenza e quindi ci danno una mano, gli piace ciò che facciamo ma non ci vogliono inglobare.
Una sorta di mamma che ci vizia, mettiamola così.

Siete tutti giovanissimi e state realizzando qualcosa di unico e penso che presto (speriamo) o tardi arriveranno i riconoscimenti che vi meritate, ma quali sono gli obiettivi di Bnkr44?

In realtà non vogliamo porci obiettivi, nessuno, niente di niente, facciamo prima a dirti cosa non vogliamo fare.

Ok dai, allora ditemi cosa non volete fare?

L’operaioNo, no. A parte gli scherzi, in realtà siamo disposti un po’ a tutto, vogliamo continuare così e fare solamente quello che ci va di fare e non essere forzati a fare qualcosa che non è nelle nostre corde o magari che qualcuno ci impedisca di fare ciò che ci piace. L’unico obiettivo è davvero questo.

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Oltre Petra, la Giordania attraverso le foto di Federico Feliciotti

Oltre Petra, la Giordania attraverso le foto di Federico Feliciotti

Giorgia Massari · 6 giorni fa · Photography

Stati come il Perù, la Thailandia, l’India e la Giordania sono spesso sinonimo di vacanza per gli occidentali, Paesi in cui fare viaggi mozzafiato e di cui si conoscono solo due o tre località “da sogno”. Ma ogni nazione conserva la propria identità storica e culturale così come risvolti crudi e drammatici, spesso ignorati. È il caso della Giordania, meta turistica molto in voga negli ultimi anni e associata in primis a Petra, la suggestiva città scavata nella roccia. Ma cos’altro si conosce di questo stato arabo? Come vive il suo popolo? Ce lo racconta in esclusiva il fotografo italiano Federico Feliciotti attraverso una serie di scatti inediti realizzati in Giordania nel febbraio 2023. 

Il viaggio di Feliciotti in Giordania inizia proprio con intenzioni turistiche. Immediatamente però decide di uscire dalle zone più frequentate e scoprire le tradizioni, le abitudini e le condizioni attuali del popolo giordano.
La Giordania è stato il primo paese del medio Oriente che ho visitato. Paesaggi mozzafiato, deserto e città ferme nel tempo. Questo era quello che mi ero sempre immaginato tra una foto e l’altra nel web. Non immaginavo che fosse molto, ma molto di più.” – ci racconta il fotografo – “ad esempio, non sapevo che la Giordania ospitasse rifugiati da circa 20 anni. Parliamo di una popolazione totale composta da dieci milioni di persone, fra cui mezzo milione di siriani rifugiati.

Federico Feliciotti mette il luce gli effetti che la crisi economica e il cambiamento climatico hanno avuto sulla vita del popolo giordano. I suoi scatti racchiudono l’essenza delle persone che ogni giorno si sforzano di sopravvivere, in mancanza di acqua, di cibo e di una casa confortevole in cui abitare. Il velo di nebbia che avvolge alcune fotografie concorre nel creare un’atmosfera drammatica, in altre invece il cielo azzurro e la luce gialla del sole illuminano la composizione, evidenziando la capacità delle persone di apprezzare la vita nonostante le difficoltà. La felicità e la spensieratezza si vede sui volti dei bambini ritratti da Federico: alcuni giocano a pallone in strada, altri lo guardano divertiti.
L’alternanza emotiva che i suoi scatti propongono crea una sensazione pesante, che stringe il cuore dello spettatore, ora perso con la mente nelle lande aride e desolate della Giordania.
Federico Feliciotti è stato ospite della mostra collettiva ImageNation a New York, dal 10 al 12 marzo 2023 a cura di Martin Vegas

Oltre Petra, la Giordania attraverso le foto di Federico Feliciotti
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La quotidianità autentica delle foto di Tom Johnson

La quotidianità autentica delle foto di Tom Johnson

Tommaso Berra · 5 giorni fa · Photography

C’è qualcosa nelle foto di Tom Johnson che porta i soggetti ad essere sempre protagonisti fieri del momento immortalato. Che si tratti di progetti commerciali o di produzioni personali, il soggetti rappresentati dall’artista inglese sono sempre celebrati nella loro quotidianità e unicità.
Partito come fotografo per l’agenzia Magnum, ora Tom Johnson è un apprezzato fotografo con pubblicazioni e progetti internazionali, nei quali porta la sua predilezione per ambienti isolati come nuclei unici per i quali vale la pena raccontare storie al singolare.
Questa ricerca di imprimere storie autentiche si trasmette anche attraverso la narrazione dei momenti davanti ai quali si trova l’autore. Sul suo profilo Instagram con qualche riga ti testo è spiegato il momento in cui si è trovato davanti un buffo ragazzino con una cuffia da nuoto in testa, lo sguardo in camera di un signore che tiene in braccio un’oca finta o i passatempi di due gemelle vestite interamente di rosa.
Il movimento è senza dubbio un altro degli aspetti che non manca mai nelle fotografie di Johnson. Di questo prende l’espressività imprevista che crea nei soggetti e il momento, ancora una volta, unico, che non si ripeterà con la stessa esattezza o inesattezza, ma resterà una storia autentica.

La quotidianità autentica delle foto di Tom Johnson
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Le migliori fotografie dell’anno secondo Sony 

Le migliori fotografie dell’anno secondo Sony 

Giorgia Massari · 2 giorni fa · Photography

Tra meno di un mese, il 14 aprile 2023, a Londra inaugurerà l’annuale mostra di fotografia Sony World Photography Awards, giunta alla sua 16° edizione. Il progetto nasce da una collaborazione tra Sony e World Photography Organisation con l’obiettivo di celebrare i migliori fotografi provenienti da tutto il mondo, dagli emergenti ai professionisti. In attesa dell’inaugurazione che si terrà da Somerset House, SWPA annuncia i vincitori della categoria Open Competition, che concorreranno per aggiudicarsi il premio di Open Photographer of the Year 2023 e i cinque mila dollari in palio.
I giudici del concorso Open hanno ricevuto più di 200 mila immagini, il più alto numero di iscrizioni ricevute in sedici anni. Tra i numerosi scatti ne sono stati selezionati dieci, uno per ogni categoria stabilita. Natura e fauna selvatica, Ritrattistica, Street photography, Travel, Architettura, Lifestyle, Motion, Object, Natura morta, Paesaggio e Creatività sono i temi affrontati quest’anno.
Non dev’essere stata una scelta facile per i giudici e in particolare per Eric Scholsser, direttore artistica della Tbilisi Art Fair, giudice della competizione Open. Il risultato delle difficili scelte prese è la presenza di una varietà di stili, di luoghi e di colori che caratterizza ogni fotografia.

Tra i nomi internazionali in concorso c’è Giorgos Rousopoulous, che vince il premio per il miglior paesaggio, trasportando lo spettatore in Grecia, più esattamente nel Parco Nazionale di Pindus. Il miglior scatto Lifestyle di Azim Khan Ronnie mostra invece dei bambini di un villaggio in Bangladesh, ritratti in un momento di spensieratezza. Il premio per la categoria Architettura è vinto invece dal fotografo inglese Mark Benham con lo scatto The Silos, dai colori caldi e l’atmosfera metafisica.
Sono quattro gli scatti in bianco e nero che si aggiudicano i premi di categoria: Max Vere-Hodge con Ghosts (Viaggi), Dinorah Graue Obscura con Mighty Pair (Natura e fauna selvatica), Boris Eldagsen con Pseudomnesia (Creatività) e Andreas Mikonauschke con lo scatto Exhausted per la categoria Street Photography. Il bianco e nero si riconferma autentico e ribadisce che “una buona immagine non ha bisogno di colore”.
Sono invece preponderanti e brillanti i colori dello scatto vincitore della categoria Motion, aggiudicatosi da Zhenhuan Zhou, in cui il fotografo ritrae una cowgirl in sella a un cavallo in corsa, intento a frenare bruscamente per affrontare la curva. Dall’armonia cromatica sulla scala dei marroni è il ritratto di Charlie realizzato da Sughi Hullait (Ritratti) che racconta la storia di un gruppo di ragazzi inglesi che durante la pandemia costruirono uno skate park fai da te.
Il tema del riciclo e del rispetto ambientale è affrontato da Mieke Douglas nello scatto Recycled, vincitore della categoria Oggetto. Il suo scatto fluttuante ed etereo raffigura dei fiori fatti di carta e nastri che probabilmente galleggiano negli abissi, mettendo in luce una tematica delicata e attuale.
Il vincitore assoluto di questo concorso verrà annunciato il 13 aprile 2023 e darà il via alla mostra fotografica dell’anno, visitabile fino al primo maggio. 

Le migliori fotografie dell’anno secondo Sony 
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Il fotografo Miloš Nejezchleb invita a stare immobili

Il fotografo Miloš Nejezchleb invita a stare immobili

Giorgia Massari · 1 giorno fa · Photography

Nelle fotografie di Miloš Nejezchleb (1978) nulla si muove, tutto è immobile e statuario. Il fotografo ceco, vincitore di numerosi premi tra cui il Fine art Photographer of the year 2021, ha un approccio  fotografico concettuale e narrativo. I protagonisti sono spesso gruppi di persone, ritratti come manichini e tutti nella stessa posa rigida, come se fossero parte di una coreografia sincronizzata. Nella maggior parte dei casi i volti non sono visibili, privando i soggetti di una personalità e di caratteristiche specifiche. Questa scelta trasforma i corpi in sola materia, con l’unica funzione di comunicare attraverso le pose che Miloš decide di fargli assumere. Miloš Nejezchleb realizza infatti diversi scatti degli stessi soggetti, facendo loro cambiare posizione e creando così una narrazione in serie. Attraverso le fotografie, Miloš affronta argomenti sociali attuali e racconta storie personali ed emotive. Ne è un esempio la serie Stronger in cui Miloš mostra la rinascita della protagonista, a seguito di un momento di intenso dolore: le due versioni della stessa persona sono ritratte nell’atto di guardarsi negli occhi, scoprendosi e ricordandosi.  

Se da una parte la staticità degli scatti risulti asettica, dall’altra accentua la drammaticità del silenzio e colloca lo spettatore in un preciso momento sospeso nel tempo. I colori brillanti bilanciano la sensazione di inquietudine, donando un aspetto pop alle opere. L’estetica e l’armonia è ricercata quasi maniacalmente da Miloš, che cura ogni dettaglio in prima persona: dalla scenografia allo styling, dalla scelta dei luoghi alla post produzione.

Miloš Nejezchleb è stato recentemente ospite della mostra collettiva ImageNation a New York, dal 10 al 12 marzo 2023 a cura di Martin Vegas.

Il fotografo Miloš Nejezchleb invita a stare immobili
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