Il mondo del fumetto oggi si è fermato. Il mondo dell’arte ha appena perso uno dei suoi giganti.
Difficile far entrare in un post le notti passate a leggere e a cercare di copiare il tratto immediato, l’odore della carta dei Pilot ereditati dagli zii, le espressioni di sgomento di fronte ai silenzi surreali di Arzach e alle tavole ricolme di dettagli de l’Incal. Ai pomeriggi passati con amici ubiachi quanto me, a chiederci da dove scaturisse tutta quella fantasia, come fosse possibile far sembrare tutto così dannatamente semplice e impossibile.
Jean Giraud, meglio noto come Moebius, è morto Sabato 10 marzo all’età di 73 dopo una lunga malattia. Disegnatore e scrittore, padre del tenente Bluberry tra gli altri, ci ha lasciato in eredità un’opera monumentale.
Giraud è stato un disegnatore poliedrico dalle diverse personalità artistiche. Durante la sua carriera ha firmato i suoi lavori con due soprannomi: Gir, con il quale ha progettato la serie western Blueberry in una vena realistica, e Moebius, lato fantastico della sua personalità, incarnata attraverso li personaggi d’Arzach o dell’Incal. La falsa disinvoltura del suo stile ha influenzato diverse generazioni di artisti, tra cui anche il nostro Andrea Pazienza.
Jean Giraud nasce l’8 maggio 1938 a Nogent-sur-Marne (Val de Marne). Studente della Scuola di Arti Applicate a Parigi, nel 1954 pubblica il suo primo fumetto, Les aventures de Franck et Jéremie, una serie umoristica. Nei primi anni ’60 incontra il fumettista belga Jijé, di cui diventa assistente. Poco dopo, lo scrittore Jean-Michel Charlier, tornato da un viaggio in Nevada, cerca un disegnatore per un fumetto western. Jijé declina l’offerta, e il lavoro passa a Giraud. Nel 1963 esce la serie a fumetti Fort Navajo per la rivista Pilote, creando il personaggio di Blueberry.
Questo personaggio sarà l’occasione per Jean Giraud di “fare cinema su carta”, come ha spiegato al World Magazine nel mese di ottobre 2010, in occasione della retrospettiva a lui dedicata alla Fondation Cartier.
Insieme a Blueberry, Giraud inventa subito il suo doppio, Moebius, in riferimento al nastro di Möbius, simbolo dell’infinito. Con questo nome si addentra nel mondo inesplorato del linguaggio a fumetti, al confine tra sogno e fantascienza; fa ricorso a tecniche analoghe a quelle del disegno automatico dei surrealisti per creare un mondo in continua trasformazione. Il punto di svolta di questo periodo è ovviamente la creazione nel 1975 della rivista Métal Hurlant e del gruppo Les Humanoïdes Associés assieme a Jean-Pierre Dionnet, Druillet e Bernard Farkas. Sulle pagine di questa rivista rivoluzionaria, Moebius pubblica la famosa serie Il garage ermetico di Jerry Cornelius, in cui arrivò ad abolire la tradizionale sceneggiatura, il visionario Arzach e nel 1981 l’Incal su testi di Alejandro Jodorowsky.
Nel frattempo il cinema si accorge di lui. Con Jodorowsky, ha lavorato sulle storyboard per un adattamento di Dune che rimarrà in forma di bozza. Ridley Scott gli chiede di disegnare i costumi di Alien, lavora a Tron, Abyss, Blade Runner e Il quinto elemento.
Giraud andava al di la dei limiti del linguaggio sequenziale. Le sue opere esploravano le frontiere dell’inconscio e del sogno, svelando un mondo in cui le apparenze non sono così stabili. Autore di mondi rarefatti e fantascientifici in cui avevano luogo immaginifiche trasformazioni fisiche sullo sfondo di spazi astratti e indefiniti. La realtà si mescolava all’irrealtà, dando luogo a innovative sovrapposizioni narrative.
Con la scomparsa di Jean Giraud, qualcuno ha detto, perdiamo due grandi artisti, Moebius e Gir. Il mondo del fumetto perde uno dei suoi più grandi maestri, una figura d’enorme ispirazione che ha rappresentato l’anima di questa espressione grafica.
Mercì.