Liqen è uno street artist cresciuto in una città industriale della Spagna.
Il suo stile sembre ispirato dal mondo dei comics, in particolare dalle pubblicazioni underground anni ’70 e ’80 e da cartoonist come Robert Crumb e S. Clay Wilson.
Le sua opere sono influenzate da passioni entomologiche e zoologiche, la natura e le creature dal profondo della terra. Il suo pseudonimo, Liqen, lichene, è rubato ad un organismo simbionte che nasce dall’unione tra un alga e un fungo, e riflette il suo interesse socio-biologico: un organismo dalle caratteristiche uniche che gli permettono di rinascere dopo essere rimasto latente per secoli.
I murales di Liqen dimostrano la sua visione critica sul destino dell’uomo e sulla cecità dell’industrializzazione, sullo sfruttamento delle risorse e la sperimentazione priva di etica. In una delle sue opere inverte l’ordine dei primati in una parodia dell’evoluzione, a suggerire che l’essere umano è meno evoluto di quanto gli piacerebbe credere. In altre riflette sulla contaminazione e la disumanità del nostro sistema economico e produttivo, sull’arroganza dello stato sociale che si trova soprattutto nelle grandi città.
È sempre fondamentale il dialogo che l’arte urbana instaura con il passante, è sempre fondamentale avere un messaggio.
Come dice Banksy, la vacuità della pubblicità con i suoi brillantini ha nel tempo attratto creativi e ambiziosi lasciando un vuoto di significato. L’arte moderna è una zona disastrata, mai nella storia umana è stata usata così tanto da così tanti per dire così poco.
Che sia compito della street art colmare questa mancanza di comunicazione e denunciare i genocidi intellettuali, culturali e biologici che ci stanno trasformando in manichini con gli occhialetti 3D?
Artisti come Vhils, JR, Escif, Blu, Yola, Murmure, Os Gemeos, Conor Harrington e Banksy lo fanno già, portando avanti una nuova forma di comunicazione, reinterpretando laspetto delle metropoli contemporanee per denunciarne la natura alienante e omologante, svelare il vero specchio della società contemporanea. Uno specchio in cui abbiamo smesso di rifletterci.
A wall is a very big weapon. It’s one of the nastiest things you can hit someone with. Banksy.