Noi Siciliani viaggiamo tanto, si sa, è rinomato; spesso andiamo ovunque per un’opportunità lavorativa, ci potreste trovare dappertutto. Una cosa che però spesso non facciamo è di andare ad esplorare la nostra terra al di là dei propri confini provinciali. A volte conosciamo di più le altre parti del globo che il nostro triangolo, che no, non lo consideriamo. In cambio, però, ci sorbiamo le imitazioni de “Il Padrino” in tutte le lingue del mondo; vabbè, è la nostra personale legge del contrappasso e forse ce la meritiamo.
Io stesso, non abito più fisso in Sicilia da parecchi anni ormai e nel 2015 ho cominciato ufficialmente un progetto audiovisivo sulle coste (Europee, per il momento) dal titolo Point de fuite comme Point de vue (Punto di fuga come punto di vista). Il giro della costa siciliana ovviamente mi mancava ed ho iniziato a rimediare.
Ho sempre pensato che la miglior fotografia dev’essere priva di qualsiasi elemento testuale esterno: nessuna didascalia, deve parlarci ed emozionarci solo allo sguardo. Negli ultimi anni però ho avuto il piacere di essere stato in contatto con i maggiori esperti di foto-giornalismo e di fotografia documentaria al mondo e sono stato portato a riflettere parecchio su questo concetto. Con loro ci ho lavorato, discusso di fotografia e non solo, ho letto e guardato i loro libri, ho archiviato le loro foto, ci ho pranzato, cenato e fatto merenda, russato insieme, brindato alle loro mostre e loro alle mie, andato in vacanza, fatto il bagno a mare, mi hanno dato consigli e a volte mi hanno giudicato duramente ed io l’ho accettato.
Grazie a questo ho imparato svariate cose su come fare-gestire-presentare un racconto foto-documentario e qui ho cercato di metterlo in pratica. Ecco il risultato.
P.S. Avrei potuto evitare di mettere le didascalie e farvi indovinare le località, ma questo non si fa!



















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