Il teschio è forse il primo e più forte archetipo dell’umanità. Uno dei simboli più chiari, capace di rappresentare la paura, la morte, ma anche il puro edonismo, la celebrazione e l’attaccamento alla vita. Una forma che ci lega tutti e che in maniera trasversale attraversa e ha inspirato ogni campo culturale e religioso, nell’arte, nella moda, nel design, nella grafica, nella musica e nell’illustrazione. Da Damien Hirst a Andy Warhol e Takashi Murakami, dal punk al gotico e al kitsch.
Un’immagine densamente simbolica, fino al punto zero del suo significato.
Così quando lo scultore australiano iperrealista Ron Mueck ha dato vita a Mass, la sua nuova installazione alla National Gallery of Victoria a Melbourne, riempiendo una intera sala con 100 enormi teschi, l’impressione è stata che volesse rappresentarci tutti e parlare a tutti.
Ma Mass è anche un cupo studio sulla mortalità, che richiama alla mente le immagini iconiche dei resti ammassati nelle catacombe di Parigi, e una denuncia/documentazione “delle atrocità umane contemporanee in Cambogia, Ruanda, Srebrenica e l’Iraq“, dice la National Gallery of Victoria.
Mueck ha creato così il suo più grande lavoro fino ad oggi. I singoli teschi sono stati realizzati in fibra di vetro e resina, alti ciascuno circa un metro e mezzo, mentre l’intera installazione pesa circa 5 tonnellate. Ogni teschio rifinito a mano dall’artista.
Guardandola nel suo complesso è impossibile evitare la contraddizione tra la bellezza delle forme e l’intensità del loro significato.
Mass è una delle opere che ha inaugurato il 15 dicembre la National Gallery of Victoria Triennial, una mostra ambiziosa che durerà fino al 18 aprile 2018.











