Deve esserci un senso dell’ordine estremo nella mente di Michael Johansson, così alto da riuscire a elevarlo da puro equilibrio a installazione artistica. L’armonia e la compattezza delle opere dell’artista svedese sono un modo per provare lo stesso senso di pace e soddisfazione che sentiamo quando riusciamo a inserire la chiavetta USB al primo tentativo o quando si riesce a mettere tutto nella valigia prima di un viaggio senza spaccare la cerniera.
Le opere di Johansson si dividono principalmente in due forme di sperimentazione, la prima produzione riguarda cubi compatti di oggetti vari e senza necessariamente un nesso tra loro, la seconda invece è rappresentata da griglie metalliche che collegano veri e propri starter pack da assemblare tra loro. Lavorando con oggetti reali l’artista lascia aperta una lettura che pone l’attenzione contemporaneamente sul singolo strumento, quindi sul singolo gesto, così come sul significato che questi oggetti possono assumere solo se messi in relazione tra loro.






Le strutture di metallo, inserite come installazioni sia in interni che in esterni (ma anche galleggianti sull’acqua) assomigliano a quei set presenti nelle scatole dei giocattoli, famose quelle dei soldatini, nei quali i pezzi disposti in griglia devono essere fisicamente tagliati per poter poi essere combinati. L’artista realizza quest opere con tubi monocromi perfettamente in armonia.
La produzione di cubi varia per dimensioni, si va da opere di venticinque centimetri per lato fino a installazioni da cinque metri, in cui Michael Johansson incastra container e macchine a grandezza naturale. Anche in questo caso la componente cromatica è uno dei tratti più caratterizzanti dei cubi, l’equilibrio delle tinte rispecchia quello con il quale ogni oggetto sembra incastrato nell’unico punto in cui sarebbe potuto stare.
Sono come puzzle perfettamente riuscite le opere dell’artista con base a Berlino, capace di sperimentare anche con altri formati di installazione, in cui tutto però è perfettamente in ordine.







