Gli scatti onirici e sospesi nel tempo di Mino Pasqualone

Gli scatti onirici e sospesi nel tempo di Mino Pasqualone

Giulia Guido · 3 anni fa · Photography

Vivere al limite tra realtà e sogno dev’essere come guardare gli scatti di Mino Pasqualone.

Mino Pasqualone, giovane molisano, è approdato nel mondo della fotografia passando prima da quello del design e dell’interior design. La macchina fotografica è il mezzo attraverso il quale Mino si racconta e dà vita a scenari e attimi intimi e surreali.

Alcuni scatti di Mino Pasqualone saranno esposti per Ph.ocus – About Photography nella sezione “Please, Stay Home”. Per l’occasione noi gli abbiamo fatto qualche domanda e ci siamo fatti raccontare nel dettaglio alcuni aspetti della sua fotografia.

Non perderti l’intervista qui sotto! 

Come ti sei avvicinato alla fotografia e qual è stato il percorso che ti ha portato dove sei ora?

La passione per la fotografia nasce in tempi troppo lontani per poterne avere un vivido ricordo. Probabilmente avevo 6 anni quando mi fu regalata la prima Polaroid. La mia carriera, invece, parte più tardi, nel 2016, dopo aver completato gli studi ed aver conseguito la Laurea in Interior Design. Ho iniziato a lavorare come progettista freelance e contemporaneamente ho collaborato alla realizzazione di campagne pubblicitarie in quanto la fotografia è stata sempre un mezzo essenziale per comunicare al meglio i miei progetti. Da quel momento, realizzando ritratti ad amici e conoscenti ed iniziando a raccontare storie attraverso immagini sui miei canali social, ho riscontrato un grande apprezzamento da parte del pubblico che, nel giro di appena un anno, mi ha portato a cambiare rotta, ad iscrivermi ad un master di fotografia di moda e a trasformare quella che era una passione in un lavoro a tempo pieno. 

Che cos’è per te la fotografia e cosa vuoi raccontare con i tuoi scatti?

La fotografia per me è ciò che non ha un nome e che si trova esattamente al centro tra la realtà e il sogno. Trovo che la fotografia sia il miglior mezzo per trasmettere sensazioni, emozioni, stati d’animo, non solo dei soggetti ritratti, ma soprattutto personali, di colui che è dietro l’obbiettivo.
Le mie fotografie raccontano sempre della mia vita, attraverso storie e personaggi fittizi, spesso fuori dal tempo, in dimensioni oniriche.

Parlano delle mie paure, parlano della mia storia, dell’amore, ma anche della felicità. Le location e i props giocano un ruolo essenziale nei miei racconti, infatti vengono scelti in base a quello che mi trasmettono, ancor prima dell’estetica, e spesso in base al filo rosso che mi lega ad essi.

Spesso, guardando le tue fotografie, abbiamo la sensazione di spiare i soggetti immersi nella loro intimità. Come avviene lo scatto?

Credo che la buona riuscita di una fotografia sia dettata dall’intimità che deve necessariamente instaurarsi tra chi scatta e chi posa. Una delle mie prerogative è quella di incontrare più volte i miei modelli prima degli shooting, per conoscerli, capire meglio della loro vita, dei loro drammi, delle loro debolezze, della propria identità.

Tutto ciò che traspare dalle mie fotografie è vero, non ha filtri, è semplicemente la resa in immagini di quello che i soggetti provano in quel preciso istante, senza essere influenzati dalla mia presenza. I miei racconti fotografici sono essenzialmente l’incontro di due storie: la mia e quella di chi posa per me.

Da un punto di vista personale e lavorativo, come hai vissuto il periodo del lockdown? Come è possibile trovare l’ispirazione rimanendo tanto tempo isolati?

Il periodo del lockdown della scorsa primavera è stato davvero triste. Viaggi cancellati, mostre chiuse, lavori posticipati a chissà quale data.

Ero molto provato e lo sono ancora oggi, ma ho comunque dovuto ingegnarmi affinché la depressione non prendesse il sopravvento. L’ispirazione, in certi momenti, nasce dalle proprie passioni, da quei pensieri e desideri che in altri momenti mai avremmo potuto realizzare. Quei progetti che spesso tieni da parte, ma a cui pensi sempre e non hai mai tempo da dedicare. Il mio personale progetto svolto durante i mesi di isolamento è nato proprio così. Essendo solo e non avendo a disposizione modelli, ho dovuto attingere a quello che mai avrei pensato di utilizzare come soggetto: me stesso.

È nata così una serie, lontana dai miei standard, ma ricca di significato. Una serie che mi ha portato a ricreare quasi tutte le tele di Caravaggio attraverso la fotografia (con una media di una ogni due giorni), ma nelle quali l’unico soggetto sono io. Può sembrare una celebrazione al mio ego, ma non è così. È invece un progetto dettato dalla costrizione all’isolamento e dalla voglia di evadere e non pensare all’emergenza sanitaria in corso.
Dopo un attento studio delle tele, attraverso l’auto scatto e la post produzione digitale, le opere hanno preso vita, in chiave quasi ironica, ma che lascia riflettere su come il virus abbia condizionato la nostra quotidianità e sul potere indiscutibile dell’arte e dei nuovi modi di comunicare.
L’estremo senso di solitudine che salta all’occhio guardando le foto, essendo io stesso l’unico soggetto degli scatti, è il segno tangibile di quei terribili ed infiniti giorni.

Una macchina fotografica, un cavalletto, abiti e stoffe trovate in casa e la luce, vera essenza del tutto. Quella stessa luce che in quei giorni sembrava essersi spenta, ma che necessitava solo di un click per riportare nelle nostre vite bellezza. In conclusione, credo che il lockdown sia stato un momento di profonda riflessione e che abbia incentivato i creativi a portare alla luce quello che durante un periodo di normalità, non avrebbe mai preso vita.

Lavorativamente parlando, ahimè, il nostro settore è stato duramente colpito e credo sia difficile fare, in questo momento, un concreto bilancio dei danni.

Quali sono le tue influenze? Chi sono gli artisti e i fotografi che segui?

Prima ancora dei fotografi, trovo la mia ispirazione e dedico il mio tempo alla consultazione di libri e pagine d’arte. A mio personale avviso, ciò che un fotografo, ma anche un amatore, deve fare per affinare la propria tecnica e la propria creatività, è studiare un manuale di pittura del ‘600. D’altronde, i diretti predecessori della macchina fotografica erano senz’ombra di dubbio il pennello e la tela. Parlando di fotografi, sicuramente seguo con piacere ed ammirazione le creazioni di Nicholas Fols, Alessio Albi e Tim Walker. Forse perché più vicini alla mia idea di immaginario fotografico ed armonia di forme e colori. 

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Il mondo mondano di Nicolò Rinaldi

Il mondo mondano di Nicolò Rinaldi

Collater.al Contributors · 5 giorni fa · Photography

Il fotografo italiano di street e lifestyle Nicolò Rinaldi compie una vera e propria esplorazione del mondo quotidiano in chiave fotografica. Dopo aver iniziato con la fotografia di paesaggi e esterni, Rinaldi si specializza nel campo della fotografia documentaristica e street, identificando cliché e abbracciando l’ordinario in situazioni affollate. Nella serie Mondo Mondano, Rinaldi si addentra nel cuore della movida sociale. Il vivace tessuto delle feste e dei festival vibra nei suoi scatti e riflette l’eccentricità del contemporaneo. Glitter, drink, luci stroboscopiche, occhiali da sole, si mescolano a tatuaggi, baci, grida e cappelli stravaganti in un’affascinante indagine sociale. Tutto è realizzato in analogico, trascendendo il tempo e scegliendo una narrativa più autentica.

Courtesy Nicolò Rinaldi

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Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang

Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang

Claudia Fuggetti · 6 giorni fa · Photography

Fish Zhang, conosciuta su Instagram con l’account fiiiiiish, è una giovane fotografa di Tokyo che racconta il mondo che le gravita intorno. Il suo sguardo è molto particolare e spesso le immagini che propone al pubblico generano un sentimento di incertezza e destabilizzazione, che in inglese si riassumono benissmo con il termine “weird”. Le pose vengono smorzate da un mood narrativo che tende più a cogliere l’attimo che a illustrare ogni singolo momento di una storia. La sessualità trova ampio spazio nella sua produzione fotografica, che ci ricorda in parte lo stile di Ren Hang, del quale abbiamo precedentemente parlato qui. La donna è rappresentata senza artifici, ma con semplicità e realismo, nonostante negli scatti ci sia un grande senso compositivo.

Visita il sito di Fish e dai un’occhiata ai suoi lavori nella gallery.

Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al  Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al

Courtesy Fish Zhang

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Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar

Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar

Claudia Fuggetti · 7 giorni fa · Photography

Lou Escobar è una fotografa e film-maker francese con base in California che realizza splendide immagini caratterizzate da uno stile fortemente cinematografico. Le atmosfere glam e patinate sono la sua passione e tutti i suoi scatti, anche quelli NSFW, sembrano estrapolati dalle scene di un film hollywoodiano. Le donne immortalate da Lou Escobar sono a loro agio con il proprio corpo e diventano icone di un tipo di sessualità audace, che trasmettono libertà e sensualità, anche solo attraverso lo sguardo.

Tra le sue pubblicazioni non mancano nomi di magazine di moda come Schon e Cake Magazine, mentre il Marsatac festival lo ha scelto per l’adv dell’edizione 2018. I suoi racconti visivi sono ipnotici e non ci si stanca mai di guardarli; se vuoi conoscere altri lavori puoi dare un’occhiata al suo profilo Instagram che trovi qui.

Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar
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Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar
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Cosa succede quando la galleria del telefono diventa un progetto fotografico?

Cosa succede quando la galleria del telefono diventa un progetto fotografico?

Giorgia Massari · 1 settimana fa · Photography

«Un progetto rischioso, un po’ come il writing», ci spiega il fotografo catanese Salvo Sibilla parlandoci del suo progetto di street photography dal titolo Sani e Salvi. Si tratta di un progetto che non nasce per essere tale. Una raccolta di scatti amatoriali privati, fatti con l’iPhone, che acquistano una dimensione pubblica. Tutto ha inizio nel 2020 quando Salvo inizia a scattare in strada, un po’ per cercare compagnia in una nuova città – che nel caso di Milano è capace di farti sentire molto solo -, un po’ per catturare la stravaganza intorno a lui, alla quale non era abituato. Nell’estate del 2022 decide di renderlo pubblico e di condividere una parte della galleria del suo smartphone. Salvo racchiude in un unico progetto i suoi scatti amatoriali “pieni di luci, di volti e di vite”, come afferma il suo collaboratore e amico Loris Di Bella. Snaturate della loro dimensione intima, le fotografie “anti-etiche” – usando le parole di Salvo – prendono vita dialogando tra loro e accorgendosi della presenza di un grande comune denominatore: l’immediatezza stratificata alla stravaganza.

Ma Sani e Salvi non rimane solo a Milano. Viaggia per diverse strade e per diverse città, da Milano ad Amsterdam, da Rotterdam a Sestri Levante, da Finale Ligure a Pedara e, infine, da Bologna a Catania, città natale di Salvo Sibilla. I soggetti preferiti di Salvo sono le persone anziane, lui stesso ci racconta il motivo di questa scelta. «Il primo motivo, quello più umano, è perché mi ricordano i miei nonni, le persone che mi mancano di più da quando mi sono trasferito a Milano. Sono una persona molto romantica e per questo cerco questo aspetto anche nei miei scatti. Nelle persone anziane ritrovo lo stesso animo puro e gentile dei miei nonni».

Questo progetto diventa per Salvo Sibilla una sorta di terapia di adattamento in una nuova città. Provenendo da Catania e approdando a Milano, le differenze culturali sono molte. «Mi piaceva camminare in strada e osservare tutto quello che stava intorno a me. Venendo da una piccola città come Catania, purtroppo nasci con degli stereotipi e dei limiti mentali. Quando sono arrivato a Milano, questi limiti visivi sono iniziati a cadere, tutti quegli aspetti che all’inizio giudicavo come stravaganze sono diventate oggi normalità». Le fotografie diventano quindi un modo di relazionarsi alla nuova quotidianità e, allo stesso tempo, di scoprire una nuova città. In questo senso, è interessante sottolineare l’approccio fotografico di Salvo Sibilla, che lui stesso descrive come “un po’ anti-etico“. «La mia tecnica è quella di agire come un turista. Mi fermo facendo finta di cercare una via e scatto la fotografia alla persona, molto da vicino», ci spiega «Molto spesso le persone anziane non se ne accorgono, così come i miei nonni anche se loro, con il tempo, hanno imparato a riconoscere la mia metodologia e ora sono molto contenti quando li scatto, si sentono un po’ i protagonisti».

«Sani e Salvi può dirsi che è nato da poco e ha ancora tutto da scoprire e che è arrivato alla fine, guadagnando di saggezza», si legge sempre nel testo di Loris Di Bella. Il progetto quindi non finisce qui anzi, diventa per Salvo Sibilla un punto di partenza che gli ha insegnato «a non mollare mai», come ci confessa Salvo, che chiude l’intervista citando la frase di un suo amico: “continua a fare quello che fai a prescindere da tutto e tutti”.

Courtesy Salvo Sibilla

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