Quando pensiamo a un viaggio di solito immaginiamo un condensato di novità e avventura che mette in pausa la nostra routine. MIRO, il nuovo progetto fotomaterico del fotografo Jacopo Di Cera, ci mette davanti a un viaggio diverso. La meta è già prestabilita, il percorso è conosciuto e obbligato, ma la strada non è per questo meno significativa: è il viaggio quotidiano del pendolare.
Per dieci anni, l’avventura di Jacopo Di Cera ha avuto luogo nello stesso posto, sullo stesso Frecciarossa Milano-Roma, con lo sguardo rivolto allo stesso finestrino che l’artista incorpora nell’opera fotografica. Il risultato è una collezione di venti finestrini di treno che catturano lo stupore nella monotonia dei chilometri che si susseguono. Il progetto è visibile fino al 21 novembre presso Paratissima a Torino e dal 17 al 21 novembre nella capitale, per la Roma Arte in Nuvola.
Ogni scatto scandisce una tappa, un momento irripetibile di luce, colori e soggetti che si presentano allo spettatore, il pendolare, da una finestra sul mondo apparentemente anonima, come lo scompartimento di un treno che prendiamo abitualmente.
Negli scatti di Jacopo Di Cera straordinario e quotidiano sembrano facce della stessa medaglia. Con uno stile fotomaterico, l’artista parte dalle proprietà fisiche e narrative del supporto fotografico e si lancia in sfide che diventano opere da “contemplare da vicino, toccare, ascoltare e annusare”. Una ricerca che conferisce corpo all’anima dell’immagine per trasportarci, con umanità e delicatezza, nella storia che racconta.
L’Italia che scorre sui binari ferroviari si mostra in tutta la sua imprevedibile bellezza, lungo una tratta che per abitudine non chiamiamo più viaggio. Davanti a un “fuori” che si evolve con le stagioni intuiamo l’importanza di quelle ore e sentiamo il viaggio per come lo intende il fotografo: un’esperienza intima dove crescere e riscoprire noi stessi, grazie al mondo che ci circonda.
Nel suo percorso artistico il fotografo ci fa conoscere le mille sfumature che questa parola assume, dal viaggio mitologico a quello turistico, fino al viaggio del migrante. Questa volta, parte dalla routine di una “monotona” vita lavorativa per riflettere sui luoghi che frequentiamo ogni giorno senza abitare veramente. Una stazione, un biglietto, un treno preso migliaia di volte perdono il fascino della prima volta, non sono in grado di emozionare uno sguardo distratto.
“Ma non è così, l’esperienza è lì, che ti aspetta, fuori dal finestrino, lontano da qualsiasi schermo digitale, pronta ad essere vissuta”. Mettendoci davanti allo stesso finestrino, Jacopo Di Cera si appella alla curiosità e allo stupore che sono dentro di noi e ci chiede uno sguardo attivo, per oltrepassare la banalità del quotidiano e riscoprirne la bellezza, “uscire fuori da sé stessi per ritrovarsi in maniera diversa”.