Non me lo ricordavo neanche più l’ultimo concerto (vero) al quale avevo assistito. Questo weekend sono stato al primo concerto in piedi da molto tempo a questa parte, e se non dico quanto non è un difetto di completezza d’informazione, ma davvero non lo so. Mi sono trovato tra le mani un biglietto senza posti numerati e la tessera Arci, dopo quasi due anni dall’ultima volta.
Entro dalla porta e superando quella barriera, soprattutto acustica, che divide l’ingresso dall’area live, capisco di aver disimparato il mestiere dell’andare ai concerti. Continuo a muovere la testa guardando come un gufo tutt’intorno, come avessi sensori di movimento che mi fanno muovere ogni volta che qualcuno lo fa intorno a me. Quando arrivo il primo live della serata è già iniziato. Non mi capita(va) praticamente mai, ho sempre voluto avere i posti migliori per guardare quello che facevano “quelli che sistemano gli strumenti”, ai primi posti nella mia inutile classifica di gradimento dei tipi da concerto.
Sono stato a diverse serate negli ultimi mesi, in locali o bar attrezzati per far suonare qualche DJ. Il divertimento esibito e la musica solo comoda alternativa al silenzio. Ora sono a un vero concerto e mi rendo conto che a cambiare è il piano su cui si muove la musica, e il coinvolgimento, questa volta fattuale.
Registro movimenti diversi delle persone attorno a me. In questi mesi non sono stato a nessun concerto in cui era obbligatorio stare seduti, durante i quali era normale che i corpi rimanessero bloccati. Sotto al palco, in piedi, ho provato a rieducarmi a quel contesto. Le persone si muovevano senza scontare la pena di una piazzola prenotata con Dice o Ticketone.
Ho guardato schiene muoversi sotto al palco per tutti i metri quadri del Magnolia, e i menti di questi girasoli leggermente all’insù, trascinati dal contatto con i fasci di luce del palco. Il rapporto anche visivo con la musica, e una prossimità alla quale non ero più abituato, stavano annunciando il ritorno di un’abitudine persa.
Il concerto, in piedi, è un’esperienza diversa dalle altre forme di spettacolo. È la musica nella sua dimensione fisica, vista annebbiata dal fumo e dal tipo più alto di te che si mette davanti, birre evocative e io che aspetto dopo l’ultima canzone che torni il cantante sul palco, in piedi.
Le foto sono state scattate durante “TOUGH AS YOU FEST”, il festival organizzato al Circolo Magnolia di Milano in collaborazione tra Dr. Martens e MIAMI.
Credits: Starfooker, Francesca Sara Cauli, Silvia Violante Rouge