Non bisogna essere esperti di politica internazionale per conoscere la situazione della Corea del Nord, un paese quasi sconosciuto a tutti noi, quasi invisibile potremmo dire.
Tutto ebbe inizio nel lontano 1945 quando Kim Il-sung si impose come il principale capo del paese dopo aver guidato le armate contro il Giappone nella resistenza comunista.
Da quel momento sono passati esattamente 75 anni ma la dinastia Kim continua ancora a dettare legge nel paese, una dittatura che pone le sue basi sul culto della personalità del Capo dello Stato iniziato dal nonno dell’attuale Leader supremo della Repubblica Popolare Democratica di Corea Kim Jong-un.
Tutt’oggi la Corea del Nord rimane uno dei paesi più oscuri del mondo. In un contesto di crisi politica, diplomatica e militare permanente, il regime dinastico e dittatoriale ha scelto una propaganda che “invisibilizza” il suo popolo.
Entrare nel paese non è di certo una passeggiata, non serve un normale passaporto per intenderci, e molte sono le nazioni che sconsigliano ai propri cittadini di visitarlo.
E se entrare è molto difficile perché bisogna ottenere dei visti speciali, figuratevi uscire dal paese, una possibilità che non è nemmeno contemplata nel regime se non i rarissimi casi. Molti nordcoreani ogni anno provano infatti a fuggire sfruttando i confini demilitarizzati con la Cina, ma l’impresa è più che ardua.
C’è chi però è riuscito a entrare con un visto speciale, rivelando fin da subito le sue intenzioni (condizione fondamentale per evitare grossi problemi), parliamo del fotografo francese Stephan Gladieu che tra il 2016 e il 2020 ha effettuato tre viaggi per fotografare il popolo nordcoreano. Le sue intenzioni erano diverse da solito, tutti conosciamo la dinastia e la storia, ma sappiamo davvero poco delle 25 milioni di persone che vivono nel regime.
“La Corea del Nord è sempre stata un enigma per me. Dopo mezzo secolo di esistenza, è uno dei paesi più odiati del mondo e anche uno dei più incompresi. Voglio capire l’identità di questo popolo e la sua relazione con il tragico destino della patria. Voglio catturare il fuori campo della propaganda. Una sfida in Corea del Nord dove il ritratto individuale non esiste. L’iconografia è l’arma esclusiva della propaganda, che si esprime soprattutto attraverso affreschi dipinti o in ceramica che rappresentano le figure iconiche del regime. Negli interni è obbligatorio esporre esclusivamente il ritratto del fondatore del regime, Kim Il Sung, accanto a quello di suo figlio Kim Jong Il.
Nessuna foto di famiglia, nessun ritratto personale, nessuno spazio per l’individualità. Non esiste.
L’individuo non esiste, non c’è realtà in una società dove tutto è plurale, collettivo, comunitario.“
A fine 2020 ha pubblicato tutte le foto scattate durante i suoi soggiorni nel suo libro “Corée du Nord“, in vendita qui.
Anche se chiaramente le foto non rispecchiano la realtà, Stephan Gladieu attraverso il suo obiettivo ha provato a immortalare i cittadini ordinari, rendendo invisibile per una volta il loro Leader.
Costantemente sorvegliato, accompagnato passo dopo passo durante i suoi viaggi in Corea del Nord, Stephan Gladieu inventa uno spazio di libertà nel quadro che gli è stato imposto dal regime.
Scegliendo il ritratto a figura intera che invita alla posa frontale e allo sguardo diretto, il fotografo ha familiarizzato con i codici dell’immagine di propaganda, rendendo il suo approccio, se non familiare, almeno comprensibile ai nordcoreani.
Un lavoro fino ad adesso unico nel suo genere che, pur non mostrando tutti i lati del paese, ci fa scoprire qualcosa in più sui suoi abitanti. Qui sotto troverete alcuni degli scatti di Stephan Gladieu.