Dopo un silenzio durato sei anni i Vampire Weekend sono tornati con due nuovi brani, Harmony Hall e 2021, che anticipano l’arrivo del doppio album Father of the Bride.
Si tratta di un ritorno importante perché i Vampire Weekend sono stati una delle band più significative dell’indie-rock, una band coraggiosa che, alla fine degli anni duemila, ha riscritto le sorti della musica statunitense, facendo flirtare la musica nera con quella bianca, la borghesia universitaria newyorkese con un’estetica sfaccendata, spensierata e più spartana.
Era tutto molto chiaro già dall’omonimo album di debutto: la band di Ezra Koenig, Rostam Batmanglij, Chris Baio e Chris Tomson aveva capito qual era la giusta formula per fare hype.
Quella formula era fatta di melodie catchy, sapori esotici, riferimenti afrobeat rubati all’enorme Graceland di Paul Simon, atmosfere barocche e orchestrali, sposate a chitarrine scintillanti: insomma, un trainante carro carnevalesco al quale era del tutto impossibile resistere.
Con Contra, i Vampire Weekend hanno perfezionato quell’intruglio e sfoggiato, attraverso un meraviglioso esercizio di stile, la loro riconoscibile cifra: una gamma sonora già così colorata, ariosa, frizzante ed energica andava ad abbracciare generi sempre più multiculturali, attingendo dall’elettronica all’indie-rock, dal reggae al synth pop, dallo ska, al calypso, all’afro-pop.
Ricordo che ne eravamo innamorati tutti.
Nel 2013, poi, è arrivato Modern Vampires of the City che ha un po’ spento quell’incendio di suoni e colori degli album precedenti, virando verso una proposta più canonica e meno creativa: segno che gli anni del college erano ormai belli che andati e c’era l’esigenza di raccontare un immaginario più maturo, elegante e riflessivo.
Da quell’album sono successe un po’ di cose (tipo che Rostam è uscito dal gruppo o che Ezra ha fatto una serie tv animata) e viene da chiedersi, alla luce di questi due nuovi singoli, cosa ci si aspetta dal prossimo album dei Vampire Weekend.
Il primo assaggio da FOTB (che originariamente avrebbe dovuto chiamarsi Mitsubishi Macchiato) è Harmony Hall e vede la collaborazione di Dave Longstreth (Dirty Projectors). Proprio il suo arpeggio di chitarra, unito a quelle familiari melodie da campus estivo, ci riporta ai Vampire Weekend dei primi due dischi: felici, spensierati e pacchiani.
La seconda traccia, 2021, è un po’ più breve e rivela l’anima più introversa e minimale della band, quella che abbiamo imparato a conoscere con Modern Vampires of the City. Il sample è preso da un jingle di Haruomi Hosono che l’ha composto negli anni 80 per gli store Muji del Giappone.
Due singoli sono ancora pochi per dire quale delle due anime prevarrà in FOTB o per fare pronostici su una terza via, un nuovo sound nato dal connubio dei precedenti esperimenti.
Koenig ci ha rassicurati che ci sarà ancora la produzione di Rostam ma ha anche aggiunto che in questo doppio album di diciotto tracce leggeremo il nome di Steve Lacy dei The Internet e noi già siamo lì a fantasticare su un’ipotetica traccia che sposi i Vampire Weekend con l’R&B.
Ma al netto dei nostri sogni e dei pronostici, quello che davvero ci aspettiamo è un sano ritorno all’indie: ci auguriamo che i Vampire Weekend siano in grado di indicare ancora una volta la strada giusta da seguire e di riscrivere le sorti dell’indie americano.
Aspetteremo la primavera per dirlo.