Torneremo mai a un amore libero come in Ovidio?

Torneremo mai a un amore libero come in Ovidio?

Giorgia Massari · 3 mesi fa · Art, Style

La verità è che la risposta a questa domanda non esiste. Si potrebbe rispondere con un sì vacillante e speranzoso, o con un no più cinico e crudo. La contemporaneità effettivamente non ci dà molto modo di sperare. Sì, certo, qualche spiraglio di luce si vede ed esiste. Proprio in questo tunnel buio e tormentato emerge una delle tante torce che illuminano il sentiero. Si tratta dell’artista Andrea Semeghini, founder del brand Vanadio23. Semeghini si batte in prima linea per la community LGBTQIA+ attraverso la sua arte, espressa nell’incontro tra la moda, la pittura e l’illustrazione. I suoi prodotti (che spaziano da collane, piatti, capi d’abbigliamento), molto spesso pezzi unici, rappresentano in modo del tutto esplicito e chiaro quella che è la sua intenzione: abbracciare con ironia la propria sessualità. I colori eccentrici, il linguaggio bizzarro e la libertà di parlare di sesso e di nudità, infondono fin da un primo sguardo un senso di leggerezza e di accettazione. Scavando più a fondo e incontrando Andrea, ci accorgiamo di quanto più complesso ed elevato sia il suo scopo primario.  

L’idea del mio merch, che si compone di collanine e piatti con scritte omofobe come ricchione, frocio o finocchio, è quella di riappropriarsi di un linguaggio offensivo che è sempre stato utilizzato in modo dispregiativo nei confronti della comunità. In questo modo lo facciamo nostro, così che queste parole possano diventare degli stemmi da mettersi sul petto anziché essere offese che feriscono.

LAUD END PRAUD Vanadio23 | Collater.al

In questo modo, Andrea Semeghini con Vanadio23 compie una ricerca etimologica e semantica delle terminologie, scavando nella loro origine e accorgendosi che, se si scopre il motivo di certi utilizzi, tutto diventa ancora più crudo e pesante. “Andare a ricercare l’etimologia di queste parole significa dare loro un contesto importante. Ad esempio: perché finocchio? Si dice che finocchio derivi dal lancio dei semi di finocchio quando, alla fine del Medioevo, gli omosessuali venivano arsi al rogo. I semi di finocchio servivano per alleviare la puzza della carne bruciata. Ecco perché l’insulto finocchio viene dato agli omosessuali.” ci racconta Andrea. 

Seguendo con coerenza la logica della sua ricerca, recentemente con Vanadio23, Andrea ha dato vita a un progetto in occasione del Pride 2023 a tema “Le Metamorfosi” di Ovidio. La sua intenzione è quella di scavare nel passato, dando un contesto tutt’altro che recente dell’amore. Le quattro illustrazioni a tema, saranno le protagoniste della nuova Capsule Collection di Vanadio23 dal nome LAUD END PRAUD, realizzata con i fashion designer milanesi Lessico familiare, Simon Cracker, Fantabody, Pijiama e Rita Rita. La collezione verrà presentata per la prima volta al pubblico il 23 giugno alla terrazza Raffles Milano nel contesto di Orgoglio Porta Venezia e durante il closing party del Pride l’1 luglio, presso il Q Club di Via Padova. 

Semeghini, con questo progetto, si serve del poema epico di Ovidio come monito per ricordarci che, secoli fa, non era così un problema parlare di amore libero. L’artista si accorge che, a differenza di oggi, e addirittura nei primi anni dopo Cristo, si parlava di amore omosessuale senza alcun tabù, senza alcuna paura e senza vergogna ma anzi, in maniera del tutto libera da ogni giudizio.

Le illustrazioni traducono visivamente l’immaginario descritto da Ovidio, non parlando solo di sessualità ma soprattutto di affettività in tutte le sue manifestazioni. Seppur il corpo nudo sia centrale nella produzione di Semeghini, qui l’attenzione è posta piuttosto sull’innamoramento, sull’infatuazione e su quell’amore puro e irrazionale capace di travolgere. Andrea Semeghini con le sue opere evoca alcune scene cruciali: dal giovane ragazzo Aminia che si uccise per amore di Narciso all’inganno di Giove che, innamoratosi di Callisto assunse le sembianze di Diana per sedurla. Ancora di più, vediamo una scena orgiastica tipica dei rituali in onore del dio Bacco, oltre all’unione tra Salmace ed Ermafrodito. 

Cosa c’è di più ancestrale e di antico del mito?” – si chiede Andrea – “Persino nel poema di Ovidio l’amore è visto, descritto e rappresentato in moltissime forme diverse. Si parla di amore omosessuale femminile e maschile. Si parla di non binarismo, a-gender, di orge baccanali. Andare a prendere dei miti così antichi serve a far vedere quanto di tutto questo sia sempre esistito e si sia parlato in maniera libera, esaltando invece un’epoca contemporanea come la nostra possa mettere in cattiva luce la sessualità.”

Ecco un’anteprima della collezione LAUD END PRAUD che verrà presentata il 23 giugno da Raffles Milano in via Casati dalle 18:30 e l’1 luglio al Q Club di Milano in via Padova.

Courtesy Vanadio23
Ph Credits Peter Hamer

Torneremo mai a un amore libero come in Ovidio?
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Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 

Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 

Giulia Guido · 2 giorni fa · Photography

Quando fotografi americani o europei si spingono nel cuore dell’Africa tornano a casa con scatti bellissimi, ma che spesso non rispecchiano la realtà. Così ci siamo abituati a un volto del continente africano che certamente esiste, ma non è l’unico: pensando a paesi come il Ghana, la Nigeria, il Benin e molti altri ci vengono in mente immagini caratterizzate da colori cupi, poco saturi e legate a storie dall’accezione negativa. Forse è proprio per questo che le fotografie di Derrick Ofosu Boateng ci sorprendono talmente tanto da farci venire il dubbio che siano finte, che siano scattate su un set preparato ad hoc, da un’altra parte del mondo. Invece no. Classe 1999, Derrick Ofosu Boateng è nato in Ghana e oggi vive nella sua capitale, Accra, che qualche anno fa si è trasformata nel suo set personale, sempre pronto per la prossima fotografia. 

Al contrario di molti, che hanno iniziato con corsi in accademie o università, Boateng ha cominciato a scattare solo quando il padre, per supportare la sua passione, gli ha regalato un iPhone, che è diventato immediatamente il mezzo attraverso il quale restituire una visione personale del Ghana. Allontanandosi dall’immaginario comune, le fotografie di Derrick Boateng immortalano la vera anima del suo Paese formata dalle persone che lo vivono. 

Dimenticatevi i grigi perché i suoi scatti sono una vera e propria esplosione di colori, vibranti e iper-saturi, la migliore dimostrazione di quanto la fotografia possa essere pop. 
Quello di Boateng è un punto di vista diverso, e forse il punto di vista di cui avevamo bisogno, su una cultura e una terra troppo legate a una narrazione negativa creata da chi quella terra non la vive tutti i giorni e non la chiama casa.

ph. courtesy Derrick Boateng

Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 
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Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 
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Ciò che viene nascosto

Ciò che viene nascosto

Giorgia Massari · 1 giorno fa · Photography

Le parole chiave di questo testo, ricorrenti e fondamentali per osservare le fotografie qui di seguito, si possono ritrovare nella fisicità, nell’orientamento sessuale, nel patriarcato e nella nudità. Ciò che questi termini, o meglio, questi macro-argomenti, hanno in comune è la penombra e, in alcuni casi, la totale assenza di luce. Con questi scatti e con questa riflessione, si ha l’intenzione di condurli fuori dal buio al quale spesso sono condannati. Illuminarli dunque, con la speranza che essi possano diventare temi condivisi e assorbiti nel tessuto sociale. Ciò che è vero e facilmente riscontrabile, è la difficoltà di affrontare determinati temi, soprattutto in relazione alla sfera femminile. Il corpo di una donna e come lei stessa si sente a riguardo, così come il suo orientamento sessuale, la sua posizione nella società o il suo stesso corpo nudo, sembrano essere ancora oggi temi disdicevoli o addirittura, in particolar modo in alcune società, proibiti e condannabili. Seppur una fetta della popolazione mondiale si stia muovendo in un’ottica di consapevolezza, accettazione e inclusione, questi temi non vengono mai del tutto sviscerati e trattati con la giusta attenzione. Attraverso la fotografia – e più in generale con l’arte – molte donne si sono espresse a riguardo. Qui sono le fotografe Giulia Frump, Leah DeVun, Rachel Feinstein e Despina Mikonati a parlarci di tutto ciò, con il loro sguardo femminile e intimo. 

Giulia Frump

Quattro fotografe distanti tra loro, in termini stilistici e contenutistici. Lontane geograficamente e anagraficamente, ma che trovano un loro punto di incontro nella volontà di urlare il loro desiderio di libertà al mondo. Osservando i loro scatti, emergono i quattro macro temi sopracitati, accomunati da un senso di liberazione e dalla volontà di rappresentare ciò che per secoli è stato nascosto. In Giulia Frump lo stereotipo del corpo femminile, l’ideale di perfezione del nostro secolo, viene superato da una danza di curve, linee morbide che si «adagiano in un abbraccio di pacificazione», come afferma la stessa fotografa. Lo stesso ricongiungimento con l’essenza del sé trova una particolare forma aurea negli scatti di Despina Mikoniati, che nel suo progetto Epilithic amalgama il corpo femminile con Madre Natura. «Madre Natura è colei che ci fa nascere e ci porta via. È la casa dei nostri corpi. Un luogo sicuro in cui esistere così come siamo», afferma Despina.

Despina Mikoniati

Se da un lato, Frump e Mikoniati indagano l’aspetto corporeo in relazione all’ambiente e al sé, le due fotografe Rachel Feinstein e Leah DeVun pongono la donna in stretto contatto con la sfera sociale che oggi abita. Feinstein affronta il tema universalmente, ragionando sul patriarcato e sullo spazio che le donne occupano nella società odierna. Ancora di più, la fotografa riflette sul modo in cui le donne vengono viste e rappresentate dallo sguardo maschile, facendo un particolare riferimento alla cinematografia degli anni Quaranta e Cinquanta, nel quale la condizione casalinga era particolarmente evidente. In questo senso, Rachel gioca su questi elementi, inserendo nei suoi scatti oggetti legati alla sfera femminile – quali il ferro da stiro, i tacchi, il tacchino arrosto su una tavola imbandita – ed esalta la condizione di reclusione domestica. La sua intenzione è quella di creare un disagio negli occhi di chi guarda, con l’obiettivo «di portare l’attenzione sui piccoli momenti che costituiscono l’esperienza femminile più ampia e di incoraggiare conversazioni che ispirino il cambiamento.»

Rachel Feinstein

Leah DeVun, invece, sceglie di rappresentare un gruppo specifico di donne che da questo tipo di società ha scelto di evadere. Sono i gruppi di donne lesbiche che, in particolare negli anni Settanta e Ottanta, ma anche oggi, hanno deciso di formare comunità utopiche e rivoluzionarie per portare avanti la liberazione del genere femminile. La ricerca di DeVun è volta a riscoprire queste comunità, taciute e nascoste, che costituiscono luoghi di grande creatività e cultura. «La visibilità è fondamentale per qualsiasi comunità, ma le lesbiche hanno subìto molte cancellazioni storiche e mancanza di rappresentazione» – afferma Leah DeVun, aggiungendo – «non vediamo abbastanza immagini di lesbiche o non conosciamo la storia delle lesbiche. Nelle comuni, le donne fotografe cercavano di contrastare questa invisibilità creando le loro immagini della vita lesbica, e anch’io sto cercando di farlo con il mio lavoro.»

Leah DeVun

Seguendo il fil rouge che unisce le quattro protagoniste di questo testo, si scoprono altrettanti artisti che oggi scelgono di affrontare discorsi considerati ostici e complessi, con l’intenzione di svicerarli fino a ridurli all’osso. Per cucirli, dunque, all’interno del tessuto della normalità, per non considerarli più temi altri, ma parte dell’ordinario flusso sociale.

Despina Mikoniati

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Come le fotografie di Celine Van Heel intercettano la fotografia di moda

Come le fotografie di Celine Van Heel intercettano la fotografia di moda

Anna Frattini · 6 ore fa · Photography

Nel mondo della fotografia di moda, dove la perfezione e la giovinezza vengono spesso messe al primo posto, Celine van Heel si distingue come una fotografa che abbraccia l’autenticità e l’unicità. Nata ad Atene e di origine spagnola e olandese, il viaggio di Celine nella fotografia è iniziato solo tre anni fa, ispirata da suo nonno che a 91 anni è anche diventato uno dei suoi soggetti. La sua bravura nel catturare momenti estremi ed esagerati l’ha portata a realizzare immagini che sfidano le norme convenzionali della fotografia di moda per come la conosciamo. Ma come si intrecciano le fotografie di Celine Van Heel con la fotografia di moda?

La magia degli scatti di Celine van Heel sta sicuramente nella sua visione distintiva che celebra individualità e inclusività. Il percorso di Celine nel mondo della fotografia ha preso una svolta a partire dalla sua avventura con “The Spanish King”, un account Instagram dove decide di condividere fotografie che ritraggono suo nonno come modello. Attraverso questo approccio, la fotografa ha iniziato un viaggio alla scoperta della bellezza delle rughe e dell’invecchiamento, dimostrando come l’età non dovrebbe mai essere un fattore limitante, neanche nella fotografia

Gli scatti di Celine non potevano che essere notati da prestigiose riviste come Vogue, GQ e L’Officiel. Queste collaborazioni dimostrano che modelli non convenzionali possono lanciare messaggi altrettanto potenti e ispirare cambiamenti all’interno di un settore così complesso come quello della moda. Celine crede nell’uso della fotografia di moda come strumento utile al cambiamento, incoraggiando l’industria a ridefinire i suoi standard e ad abbracciare la diversità, indipendentemente dall’età o dall’aspetto dei modelli. 

Il processo creativo di Celine Van Heel si intreccia con la fotografia di moda in modo autentico, liberatorio e d’impatto. La sua decisione di presentare suo nonno come modello sfida le nozioni di bellezza ed età all’interno del settore. Attraverso il suo lavoro, incoraggia la moda ad abbracciare diversità e unicità, fornendo agli individui tutti gli strumenti per sentirsi a proprio agio nella propria pelle. Con il suo audace uso del colore e dell’estro creativo, le immagini di Celine vanno oltre la fotografia di moda convenzionale, trasformandola in una forma d’arte vera e propria.

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Courtesy Celine Van Heel

Come le fotografie di Celine Van Heel intercettano la fotografia di moda
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Cinque foto scattate al momento giusto

Cinque foto scattate al momento giusto

Collater.al Contributors · 5 giorni fa · Photography

Il tempismo è tutto. Lo sanno bene i fotografi street che passano ore ad aspettare il momento giusto per realizzare uno scatto sensazionale. Per creare una composizione che agli occhi del pubblico potrebbe sembrare “fortunata” e casuale. In realtà, dietro questi scatti c’è uno straordinario sincronismo tra occhio, mente e macchina fotografica. Oggi abbiamo selezionato cinque scatti per esplorare l’abilità di questi fotografi, testimoniando come abbiano saputo cogliere istanti fugaci che trasformano una semplice immagine in una storia senza tempo.

#1 Lorenzo Catena

© Lorenzo Catena

#2 Dimpy Bhalotia

© Dimpy Bhalotia

#3 Giuseppe Scianna

© Giuseppe Scianna

#4 Federico Verzi

© Federico Verzi

#5 Andrea Torrei

© Andrea Torrei

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Giuseppe Scianna
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Selezione di Andrés Juan Suarez

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