Cos’è Vero? Il nuovo spazio per gli amanti del design

Cos’è Vero? Il nuovo spazio per gli amanti del design

Tommaso Berra · 1 mese fa · Design

Non vuole essere solamente uno store, il nuovo spazio pensato proprio come una vera casa per la community locale e internazionale di appassionati di design. Vero è un punto di ritrovo oltre un elegante raccoglitore di oggetti di design capaci di raccontare le ultime tendenze estetiche e di progettazione del design contemporaneo.
Apre le porte oggi, 16 febbraio, in via Felice Casati 3 a Milano lo store che svela le nuove collezioni del brand Made in Italy fondato nel 2022 da Pasquale Apollonio. L’intenzione è quella di mettere in discussione e sfidare la produzione seriale artigianale, dando spazio a oggetti quotidiani che interagiscono con un ambiente curato in ogni dettaglio, per raccontare una storia di abitudini quotidiane.

Le forme dello store richiamano un ambiente domestico, ripensando alle grandezze dei volumi e ai materiali utilizzati. Lo zerbino che copre tutta la pavimentazione è archetipo della soglia domestica, le finiture metalliche e le forme di altri elementi inseriti nello spazio rimandano all’immagine dell’armadio, che è trasformato in superficie espositiva. Il grande bancone multifunzionale laccato giallo proietta invece i visitatori in ambienti di condivisione come quelli della cucina.
L’idea di collaborazione, ideazione e passione collettiva è centrale nel progetto, come spiegano anche Simona Flacco e Riccardo Crenna di Simple Flair, direttori creativi di Vero: “Volevamo trasformare la filosofia di Vero in uno spazio accogliente e familiare. Questo desiderio ha guidato l’intero progetto e si è concretizzato nella scelta di colori, materiali e forme che parlano della ricerca del brand”.
Nuovo spazio da scoprire, luogo di ricerca e approfondimento sulla funzione del design contemporaneo, nel cuore di Porta Venezia.

Vero | Collater.al
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Cos’è Vero? Il nuovo spazio per gli amanti del design
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Come l’AI si è inserita nel processo creativo

Come l’AI si è inserita nel processo creativo

Tommaso Berra · 1 mese fa · Design

Quando sento parlare di creatività in relazione all’intelligenza artificiale la posizione di chi difende l’uomo come macchina pensante unica e impareggiabile mi sembra sempre legittima, ma allo stesso tempo mi sembra di sentire solo metà della verità.
L’AI può essere un limite per la creatività, lo testimonia l’appiattimento dello stile per alcuni filoni, come quello fantasy per esempio, ma se le possibilità dell’algoritmo e gli input sono mirati a spingere sempre più lontano i limiti del software, allora l’AI può ricoprire un importante ruolo anche all’interno del processo creativo di oggetti di design e di artigianato in genere. Un esempio è la serie di giocattoli per bambini dell’artista Eric von Stein.

Attraverso la piattaforma Midjourney, Eric è andato alla ricerca di un modo per amplificare la propria bacheca di reference, per stimolare la creatività ed esplorando l’amore per una passione come quella per i pupazzi, in particolare quelli degli anni ’60. Attraverso descrizioni di 50-70 parole l’artista ha generato una varietà impensabile di prodotti di riferimento dai quali farsi ispirare, giocattoli non reali, non presenti nei propri ricordi di bambino ma così completi da assumere l’aspetto di memorie dimenticate.
Eric stesso è arrivato a chiedersi se tutto questo non fosse davvero reale, così fondamentale per lo sviluppo delle proprie idee creative tanto da volersi fidare di quelle immagini.

L’AI ha il potere seduttivo di convincere le persone e i creativi che quello che vedano sia giusto, o sia la scelta giusta dalla quale partire nel caso di von Stein. Le immagini sono quindi diventate per l’artista una rassicurazione in fase di progettazione, un timbro di garanzia che quegli accostamenti o certe scelte della macchina sia perfino superiori a quelle generate dalla mente umana.
In addition to the AI works, the artist founded a real craft project called Bright Stripes, a brand of toys that leaves human craftsmanship central to the process.
L’AI è intesa come uno strumento, inserito nel momento giusto del flusso di progettazione, del quale fidarsi e con una creatività forse non unica, ma fino ad oggi gelosamente considerata prerogativa della mente umana.

Eric von Stein dice di voler aiutare i bambini a connettersi con il proprio lato creativo e l’ideazione di giocattoli così imprevedibili e grotteschi qualche volta vuole proprio rompere la pulizia e i codici estetici che vengono proposti ai più piccoli nei primi anni a contatto con il mondo esterno.
L’apertura tecnologica alle masse può assumere in futuro sempre più il ruolo di ispirazione, catalogazione di reference e scintilla per innescare creatività ulteriore che vogliamo rimanere fiduciosi non riesca a raggiungere picchi come lo fa quando è prodotta dall’uomo.

Come l’AI si è inserita nel processo creativo
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Le installazioni 3D in giro per il mondo di Andrés Reisinger

Le installazioni 3D in giro per il mondo di Andrés Reisinger

Tommaso Berra · 1 mese fa · Design

Le riviste turistiche si sfidano a rappresentare le diverse città del mondo nel modo più sincero e allo stesso tempo suggestivo possibile. Tra scorci mozzafiato e vicoli, l’idea che abbiamo delle capitali del mondo prima dei viaggi è sempre molto idealizzata e rispecchia la miglior realtà possibile. L’interior designer Andrés Reisinger a suo modo ha voluto realizzare una raccolta di progetti 3D per alcune tra le più importanti città del mondo, abbandonando la dimensione reale a favore di una più onirica, legata al sogno, avvolta da una foschia e da una luce che è quella dell’alba, ma anche dei sogni.

Amsterdam, Roma, Tokyo, Londra, New York, Parigi, sono queste le città in cui Andrés Reisinger presenta le proprie installazioni virtuali. Si tratta di drappi e teli, ma anche morbide pellicce, che avvolgono angoli di palazzi o facciate di negozi tipici.
L’artista di Buenos Aires (Argentina) ricrea le architetture delle singole località, bastano i mattoni a vista a suggerire che siamo a Londra, o un’insegna elegante per portare l’osservatore direttamente nel cuore di Parigi. L’effetto scenografico dei teli è forte, il colore rosa rompe la tranquillità della città creata da Andrés Reisinger, creando una dinamica simile a quella della land art di Christo e Jeanne-Claude, più scherzosa e dolce probabilmente, anche grazie alla scelta di non intervenire su luoghi riconoscibili delle differenti città ma su altri più anonimi e familiari.
Reisinger si definisce un artista inclassificabile, in effetti le sue opere sono installazioni site specific che esistono ma solo virtuali, rimandano a paesaggi conosciuti ma idealizzati o perfezionati dalla nostra mente come fossero ambientazioni di un sogno. La teatralità e l’aspetto cromatico guidano l’osservatore, curioso di entrare in quelle porte, scoprire cosa c’è dietro quel telo che cade morbido sul marciapiede, per scoprire cosa c’è dall’altra parte di quelle quinte teatrali.

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La sedia bianca in plastica rivista dal designer Pierre Castignola

La sedia bianca in plastica rivista dal designer Pierre Castignola

Giorgia Massari · 1 mese fa · Design

La sedia bianca in plastica dura, dai braccioli pronunciati e dallo schienale accogliente, impilabile e monoblocco, è un oggetto tanto neutro quanto ampiamente diffuso. Presente nei bar di periferia, nei cortili delle scuole e in diversi luoghi di aggregazione, è prodotto in numerose varianti da migliaia di produttori. La sua presenza su larga scala, deriva dal fatto che il progetto originale non sia mai stato brevettato, nessuno infatti sa chi sia il suo ideatore.
Pierre Castignola (1995), giovane designer olandese laureato alla Design Academy di Eindhoven, sceglie proprio questa sedia senza proprietà intellettuale come oggetto di studio, diventando la protagonista del suo progetto Copytopia. Attraverso un processo creativo, fatto di tagli e di scomposizioni, l’artista riassembla tra loro parti di sedie con forme diverse, creando un oggetto di design unico e dall’aspetto cubista. 

Pierre Castignola ragiona sul principio del copyright ed esamina il difficile rapporto tra la legge sui brevetti e la libertà di creare. Secondo il designer, i creativi sono limitati dal diritto d’autore, per la maggior parte di proprietà delle grandi aziende, reclamando così la libertà degli artisti.
Selezionando anche altri oggetti di uso quotidiano e inserendoli nei propri progetti, Castignola idea design critici che uniscono la quotidianità alla ricerca. 

L’attenzione che Pierre riserva alla semiotica e alla simbologia è resa esplicita nella scelta della sedia in plastica, che suscita nel pubblico una sensazione nostalgica, colpendo il nostro bacino di ricordi. Lo spettatore riconosce immediatamente la forma e la interpreta facilmente grazie alla vicinanza emotiva che l’oggetto evoca.
Tra i diversi ricordi, non può mancare quello della sedia scheggiata o senza una gamba, rotta o crepata che, senza esitare, veniva buttata per poi essere sostituita. L’aspetto precario e fragile è posto in luce da Castignola, che realizza i suoi pezzi attraverso l’uso di elementi che appaiono come rotti, poi uniti tra loro da grosse viti. Le opere assumono una forma quasi robotica, meccanica, che proietta l’archetipo moderno nel futuro. In questo modo, il designer olandese riesce ad attivare l’attenzione sul consumismo e sulle sue conseguenze, sottolineando la necessità di avvicinarsi alle pratiche di riuso che, attraverso l’arte e la creatività, possono assumere sfumature stimolanti. 

La sedia bianca in plastica rivista dal designer Pierre Castignola
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In Arabia Saudita costruiranno il più grande edificio al mondo

In Arabia Saudita costruiranno il più grande edificio al mondo

Giorgia Massari · 1 mese fa · Design

Dopo The Line, la città orizzontale in costruzione nel deserto di Neom, l’Arabia Saudita annuncia la progettazione di un’altra città futuristica che si chiamerà New Murabba. Sorgerà nel deserto a nord-ovest di Riad e sarà pronta nel 2030.
Sulla scia innovativa e rivoluzionaria dei precedenti progetti architettonici sauditi, New Murabba non farà eccezione. Il progetto avrà un’area complessiva di 19 chilometri quadrati con oltre 25 milioni di metri quadrati di superficie, al cui centro sorgerà un enorme cubo dorato dal nome Mukaab, che con i suoi 400 m per lato diventerà il più grande edificio al mondo.

L’intenzione di Sua Altezza Reale il Principe Ereditario Mohammad bin Salman bin Abdulaziz, Presidente della New Murabba Development Company, è quella di sviluppare un modello urbano di riferimento mondiale, che coniugherà la funzione abitativa a quella esperienziale.
Attraverso un sistema di alta tecnologia digitale e virtuale, tra cui quella degli ologrammi, New Murabba otterrà il titolo di prima destinazione immersiva al mondo. Chi atterrerà a New Murabba probabilmente penserà di essere all’interno di un videogioco oppure di essersi teletrasportato nel futuro, come mostrato anche dai render di Mukaab al cui interno sorgerà un’enorme torre a spirale. L’estetica architettonica dell’intera città è infatti surreale: gli edifici circolari terrazzati ospitano enormi cascate e boschi verticali, con colori tenui e camaleontici rispetto all’ambiente in cui sono inseriti.

La città punta ad essere costruita seguendo i principi di sostenibilità, includendo grandi aree verdi e prevedendo piste ciclabili e pedonali che permetteranno ai cittadini di raggiungere in breve tempo tutti i servizi necessari. New Murabba punta anche sulla cultura: sorgeranno infatti numerosi musei e teatri oltre ad un’Università di tecnologia e design. Con 334 mila addetti ai lavori previsti, assisteremo – se tutto andrà secondo i piani – alla nascita di una delle prime dieci città più vivibili al mondo.

In Arabia Saudita costruiranno il più grande edificio al mondo
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