Di Vittorio Ciccarelli non si trova moltissimo online, io l’ho scoperto un po’ di tempo fa su Ignant e mi ha stregato. La semplicità dei suoi scatti è la vera forza delle sue opere. Volendo parlarne a tutti i costi, l’ho contattato e gli ho chiesto qualcosa in più sul suo lavoro. Ecco cosa mi ha detto.
1) Ciao Vittorio, mettiti pure comodo. Allora, raccontami come è iniziato tutto?
Ciao Gabriele, è un piacere per me parlarne.
É iniziato tutto (o quasi tutto) in camera mia, più precisamente nella libreria dei miei genitori, piena di libri di storia dell’arte, sapevo che prima o poi mi avrebbero aiutato.
In realtà poi tutto è partito solo 4 anni fa, quando mi sono avvicinato al mondo della fotografia (riproducevo i dipinti di Caravaggio con l’aiuto dei miei amici e degli oggetti che trovavo in casa).
Poi grazie alle immagini di un signore che si chiama Luigi Ghirri ho scoperto l’esistenza e la forza della “serie fotografica”, come questa possa aprirti gli occhi e raccontare tanto con poco, senza alcun virtuosismo tecnico o attrezzature da migliaia di euro!
2) Bookmark e Amabili resti sono due dei tuoi progetti, come nascono, che obiettivi hanno e quali sono le differenze e similitudini, se ci sono, tra i due?
I due progetti nascono da gesti casuali, come aprire dopo anni uno di quei libri impolverati e notare che a mo’ di segnalibro, c’era una foglia secca che copriva il volto di una Madonna, o come scavare nel cestino pieno di fogli strappati e appallottolati. L’obiettivo di quello che faccio è solo farmi stare bene dopo averlo fatto e visto.
3) Il tuo “payoff” è “guarda che non sono io”, quindi chi è?
Mi attrae l’anonimato (da qui “guarda che non sono io” che è anche un modo per ironizzare sulla mia insicurezza), l’incrocio tra classico e moderno, la decontestualizzazione, i ritratti, i volti coperti, la carta e i lampioni.
4) E adesso su cosa stai lavorando?
Ultimamente ho fatto la spesa da un venditore ambulante di busti di gesso.
5) Ci sono già in programma mostre e appuntamenti dove potremmo vederti live?
Al momento bisogna arrivare a Parigi, c’è la serie “invisibile” esposta presso la Galerie Sakura.
6) Noi di Collater.al amiamo le anteprime, hai qualche opera che tieni nel cassetto e non hai ancora mostrato a nessuno?
É matematico: dopo tre giorni odio la foto che ho appena scattato, per questo non posso, me ne pentirei.