L’autoritratto è una delle migliori forme d’introspezione. Disegnare il proprio volto, il proprio corpo, può far capire molto di come ci sentiamo, come ci vediamo, come ci percepiamo e come ci mostriamo agli altri.
Paolo Troilo, nato a Taranto nel 1972, disegna se stesso, un se stesso urlante e lacerato, arrabbiato e disperato, e nei disegni mette a tal punto il suo corpo, da preferire le mani ai pennelli. Con le dita sparge sulla tela chiazze bicromatiche che danno vita a queste esplosioni vagamente acquose eppure così virili.
Questa figurazione densa e materica si concentra ad analizzare alcune fattezze del volto rese deformi, contorte e sfibrate da urla e grida, che intensificano l’irruenza di sentimenti e pulsioni. Paolo si presenta al mondo, come un uomo forte, ma disperato che sembra sfogare la sua frustrazione nella pittura. Anche lacqua, quando esplode, distrugge.