6 ville da sogno in 6 videoclip iconici

6 ville da sogno in 6 videoclip iconici

Giorgia Massari · 2 mesi fa · Design

I discografici lo sanno, le immagini hanno un grande potere e buon videoclip può determinare in modo significativo la diffusione di un nuovo brano. Su tutto, location e styling sono le componenti più importanti da tenere in considerazione. Una scenografia dall’effetto wow e un buon look possono fare la differenza. Il recente videoclip di Travis Scott, girato nella casa-scultura Palais Bulles in Costa Azzurra, è un esempio lampante. Il primo brano dell’album Utopia, uscito qualche giorno fa, è già una hit e fa parlare di sé ovunque. A destare l’attenzione, oltre alla canzone in sé che vede il featuring con The Weeknd e Bad Bunny, è senza dubbio la location del video, ex proprietà di Pierre Cardin dal valore di 400 milioni di euro. Scopriamo qualcosa in più su Palais Bulles e su altre cinque ville-location di altrettanti videoclip iconici che abbiamo selezionato oggi.

  1. Travis Scott ft Bad Bunny,The Weeknd – “K-Pop” a Palais Bulles in Costa Azzurra
Monsieur Pierre Cardin. Palais Bulles, Théoule sur Mer. © Julio Piatti

Palais Bulles – conosciuto anche come Bubble Palace – non è estraneo ai riflettori. Molte case di moda, tra cui Dior, lo hanno scelto come location di sfilate, party ed eventi esclusivi. Oltre alla moda, anche la cultura lo sceglie come luogo per mostre d’arte, per spettacoli teatrali e per concerti. A colpire è senza dubbio la sua strana forma, a tratti aliena a tratti fiabesca, pensata e progettata dall’architetto e designer Antti Lovag che nel 1984 la costruì per l’industriale francese Pierre Cardin. La genialità di questo progetto trova conferma nel 1999, quando venne inserita nella lista dei monumenti storici francesi. Nel 2016 Cardin mise in vendita la proprietà, venduta per 400 milioni di euro, diventando una delle case più costose al mondo.

  1. Måneskin – “Torna a casa” a Villa Arconati, Castellazzo di Bollate (MI)

Villa Arconati è forse una delle ville-location più ambite in Italia per girare videoclip. Dai Måneskin che la scelgono come scenografia della celebre canzone “Torna a casa”, a Blanco, Elettra Lamborghini, Lazza e Mr. Rain, la dimora storica nella provincia milanese diventa teatro di meravigliosi video musicali. Definita la piccola Versailles italiana, per via della sua sontuosità e grandezza, la villa fu costruita nel Seicento per volontà del suo primo proprietario Galeazzo Arconati. La sua superficie interna è di 10 000 metri quadri ed è suddivisa in 70 ambienti, oltre a disporre di un meraviglioso giardino all’italiana. Recentemente è anche stata definita “la villa della fortuna” perchè tutti gli artisti, ad eccezione di Elettra, dopo aver girato un video in questa villa sono saliti sul podio di Sanremo.

  1. Taylor Swift – “Blank space” a Wingfield Hall, Long Island Sound

La villa, teatro nel 2014 del celebre video di Taylor Swift “Blank space”, fu costruita più di cento anni fa dal celebre architetto CPH Gilbert, su commissione dell’uomo d’affari Frank Winfield Woolworth. Al momento della costruzione si diceva che fosse la casa più grande d’America e, giusto l’anno scorso, fu venduta per più di 7 milioni di euro. Non fu di certo Taylor Swift a renderla celebre anzi, prima di lei grandi personaggi come Theodore RooseveltBilly Joel passarono di qui in occasione di eventi esclusivi.

  1. Drake – “Toosie Slide” alla villa The Embassy a Toronto

The Embassy è la villa che compare nel videoclip di “Toosie Slide” di Drake. Ma di chi è? La villa è proprio dello stesso Drake che, più che altro per necessità, sceglie di girare il video proprio in una delle sue proprietà. Il video venne infatti rilasciato nella primavera del 2020, in pieno lockdown, e vede un Drake “nascosto” da un passamontagna, proprio per un’esigenza più “alta” e non per una scelta stilistica. La villa si trova a Toronto ed è opera dell’architetto americano Ferris Rafauli. Con un valore di 100 milioni di dollari, The Embassy trasuda ricchezza da ogni poro: ha interni in marmo, lampadari dorati, un campo da basket indoor, oltre a una serie di piscine interne ed esterne. A causa della sua evidente paura del vuoto, in cifra stilistica la villa può essere definita una rivisitazione contemporanea dell’Art Decò, pacchiana per alcuni, elegante per altri.

  1. Migos – “Narcos” alla ex villa di Madonna a Miami

Forse alcuni di voi si ricordano il celebre commento di Madonna – “That’s my house in Miami! What are you doing there??” – sotto la foto postata su Instagram dai Migos fuori dalla sua villa. Il post annunciava proprio l’uscita di questo video, girato all’interno della lussuosa villa in stile toscano a Miami. I Migos sono entrati senza il suo consenso? Non è proprio così, il mistero è facile da svelare. La villa era in affitto su Airbnb e i Migos non si sono di certo tirati indietro dal girare un video a tema Pablo Escobar proprio lì. Ma in realtà, probabilmente tutto questo è stato solo una farsa. La villa non era più di Madonna da diversi anni e qui la storia acquista una componente ironica ancor più divertente. Nel 2000 infatti, la star americana mise in vendita la sua dimora, acquistata per la cifra di 7,5 milioni di dollari da un cane. Si tratta di Gunther IV, il pastore tedesco che ereditò tutto il capitale della ricca contessa tedesca Karlotta Liebenstein.

  1. ROSALÍA, Rauw Alejandro – “VAMPIROS” alla casa impossibile di Xavier Corberó

Non poteva mancare un videoclip della queen indiscussa Rosalia, con l’ormai ex Rauw Alejandro. Questa è forse la più unconventional delle sei, anche più della ex villa di Cardin. Si tratta della casa impossibile dello scultore Xavier Corberó situata a Esplugues de Llobregat, un piccolo comune spagnolo. La casa è opera dell’artista stesso, amico e collezionista di Dalì e Duchamp, personaggio eccentrico e stravagante che decise di ritirarsi proprio qui, in questa villa dall’aspetto metafisico. In termini architettonici, la casa è sviluppata su più livelli con 25 stanze, un cortile interno esagonale e più di 400 opere all’interno, oltre a un giardino pieno di sculture di Corberó. Alla sua morte a ereditare il patrimonio fu la moglie Maria Dolores Rica che oggi, insieme al piccolo comune spagnolo, sta lavorando per dare una nuova vita all’abitazione. Dovrebbe diventare infatti un complesso culturale aperto al pubblico.

Leggi anche: 5 case degli archistar in affitto per l’estate

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Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 

Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 

Giulia Guido · 2 giorni fa · Photography

Quando fotografi americani o europei si spingono nel cuore dell’Africa tornano a casa con scatti bellissimi, ma che spesso non rispecchiano la realtà. Così ci siamo abituati a un volto del continente africano che certamente esiste, ma non è l’unico: pensando a paesi come il Ghana, la Nigeria, il Benin e molti altri ci vengono in mente immagini caratterizzate da colori cupi, poco saturi e legate a storie dall’accezione negativa. Forse è proprio per questo che le fotografie di Derrick Ofosu Boateng ci sorprendono talmente tanto da farci venire il dubbio che siano finte, che siano scattate su un set preparato ad hoc, da un’altra parte del mondo. Invece no. Classe 1999, Derrick Ofosu Boateng è nato in Ghana e oggi vive nella sua capitale, Accra, che qualche anno fa si è trasformata nel suo set personale, sempre pronto per la prossima fotografia. 

Al contrario di molti, che hanno iniziato con corsi in accademie o università, Boateng ha cominciato a scattare solo quando il padre, per supportare la sua passione, gli ha regalato un iPhone, che è diventato immediatamente il mezzo attraverso il quale restituire una visione personale del Ghana. Allontanandosi dall’immaginario comune, le fotografie di Derrick Boateng immortalano la vera anima del suo Paese formata dalle persone che lo vivono. 

Dimenticatevi i grigi perché i suoi scatti sono una vera e propria esplosione di colori, vibranti e iper-saturi, la migliore dimostrazione di quanto la fotografia possa essere pop. 
Quello di Boateng è un punto di vista diverso, e forse il punto di vista di cui avevamo bisogno, su una cultura e una terra troppo legate a una narrazione negativa creata da chi quella terra non la vive tutti i giorni e non la chiama casa.

ph. courtesy Derrick Boateng

Derrick Boateng e la fotografia che racconta una cultura 
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Ciò che viene nascosto

Ciò che viene nascosto

Giorgia Massari · 1 giorno fa · Photography

Le parole chiave di questo testo, ricorrenti e fondamentali per osservare le fotografie qui di seguito, si possono ritrovare nella fisicità, nell’orientamento sessuale, nel patriarcato e nella nudità. Ciò che questi termini, o meglio, questi macro-argomenti, hanno in comune è la penombra e, in alcuni casi, la totale assenza di luce. Con questi scatti e con questa riflessione, si ha l’intenzione di condurli fuori dal buio al quale spesso sono condannati. Illuminarli dunque, con la speranza che essi possano diventare temi condivisi e assorbiti nel tessuto sociale. Ciò che è vero e facilmente riscontrabile, è la difficoltà di affrontare determinati temi, soprattutto in relazione alla sfera femminile. Il corpo di una donna e come lei stessa si sente a riguardo, così come il suo orientamento sessuale, la sua posizione nella società o il suo stesso corpo nudo, sembrano essere ancora oggi temi disdicevoli o addirittura, in particolar modo in alcune società, proibiti e condannabili. Seppur una fetta della popolazione mondiale si stia muovendo in un’ottica di consapevolezza, accettazione e inclusione, questi temi non vengono mai del tutto sviscerati e trattati con la giusta attenzione. Attraverso la fotografia – e più in generale con l’arte – molte donne si sono espresse a riguardo. Qui sono le fotografe Giulia Frump, Leah DeVun, Rachel Feinstein e Despina Mikonati a parlarci di tutto ciò, con il loro sguardo femminile e intimo. 

Giulia Frump

Quattro fotografe distanti tra loro, in termini stilistici e contenutistici. Lontane geograficamente e anagraficamente, ma che trovano un loro punto di incontro nella volontà di urlare il loro desiderio di libertà al mondo. Osservando i loro scatti, emergono i quattro macro temi sopracitati, accomunati da un senso di liberazione e dalla volontà di rappresentare ciò che per secoli è stato nascosto. In Giulia Frump lo stereotipo del corpo femminile, l’ideale di perfezione del nostro secolo, viene superato da una danza di curve, linee morbide che si «adagiano in un abbraccio di pacificazione», come afferma la stessa fotografa. Lo stesso ricongiungimento con l’essenza del sé trova una particolare forma aurea negli scatti di Despina Mikoniati, che nel suo progetto Epilithic amalgama il corpo femminile con Madre Natura. «Madre Natura è colei che ci fa nascere e ci porta via. È la casa dei nostri corpi. Un luogo sicuro in cui esistere così come siamo», afferma Despina.

Despina Mikoniati

Se da un lato, Frump e Mikoniati indagano l’aspetto corporeo in relazione all’ambiente e al sé, le due fotografe Rachel Feinstein e Leah DeVun pongono la donna in stretto contatto con la sfera sociale che oggi abita. Feinstein affronta il tema universalmente, ragionando sul patriarcato e sullo spazio che le donne occupano nella società odierna. Ancora di più, la fotografa riflette sul modo in cui le donne vengono viste e rappresentate dallo sguardo maschile, facendo un particolare riferimento alla cinematografia degli anni Quaranta e Cinquanta, nel quale la condizione casalinga era particolarmente evidente. In questo senso, Rachel gioca su questi elementi, inserendo nei suoi scatti oggetti legati alla sfera femminile – quali il ferro da stiro, i tacchi, il tacchino arrosto su una tavola imbandita – ed esalta la condizione di reclusione domestica. La sua intenzione è quella di creare un disagio negli occhi di chi guarda, con l’obiettivo «di portare l’attenzione sui piccoli momenti che costituiscono l’esperienza femminile più ampia e di incoraggiare conversazioni che ispirino il cambiamento.»

Rachel Feinstein

Leah DeVun, invece, sceglie di rappresentare un gruppo specifico di donne che da questo tipo di società ha scelto di evadere. Sono i gruppi di donne lesbiche che, in particolare negli anni Settanta e Ottanta, ma anche oggi, hanno deciso di formare comunità utopiche e rivoluzionarie per portare avanti la liberazione del genere femminile. La ricerca di DeVun è volta a riscoprire queste comunità, taciute e nascoste, che costituiscono luoghi di grande creatività e cultura. «La visibilità è fondamentale per qualsiasi comunità, ma le lesbiche hanno subìto molte cancellazioni storiche e mancanza di rappresentazione» – afferma Leah DeVun, aggiungendo – «non vediamo abbastanza immagini di lesbiche o non conosciamo la storia delle lesbiche. Nelle comuni, le donne fotografe cercavano di contrastare questa invisibilità creando le loro immagini della vita lesbica, e anch’io sto cercando di farlo con il mio lavoro.»

Leah DeVun

Seguendo il fil rouge che unisce le quattro protagoniste di questo testo, si scoprono altrettanti artisti che oggi scelgono di affrontare discorsi considerati ostici e complessi, con l’intenzione di svicerarli fino a ridurli all’osso. Per cucirli, dunque, all’interno del tessuto della normalità, per non considerarli più temi altri, ma parte dell’ordinario flusso sociale.

Despina Mikoniati

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Ciò che viene nascosto
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Come le fotografie di Celine Van Heel intercettano la fotografia di moda

Come le fotografie di Celine Van Heel intercettano la fotografia di moda

Anna Frattini · 6 ore fa · Photography

Nel mondo della fotografia di moda, dove la perfezione e la giovinezza vengono spesso messe al primo posto, Celine van Heel si distingue come una fotografa che abbraccia l’autenticità e l’unicità. Nata ad Atene e di origine spagnola e olandese, il viaggio di Celine nella fotografia è iniziato solo tre anni fa, ispirata da suo nonno che a 91 anni è anche diventato uno dei suoi soggetti. La sua bravura nel catturare momenti estremi ed esagerati l’ha portata a realizzare immagini che sfidano le norme convenzionali della fotografia di moda per come la conosciamo. Ma come si intrecciano le fotografie di Celine Van Heel con la fotografia di moda?

La magia degli scatti di Celine van Heel sta sicuramente nella sua visione distintiva che celebra individualità e inclusività. Il percorso di Celine nel mondo della fotografia ha preso una svolta a partire dalla sua avventura con “The Spanish King”, un account Instagram dove decide di condividere fotografie che ritraggono suo nonno come modello. Attraverso questo approccio, la fotografa ha iniziato un viaggio alla scoperta della bellezza delle rughe e dell’invecchiamento, dimostrando come l’età non dovrebbe mai essere un fattore limitante, neanche nella fotografia

Gli scatti di Celine non potevano che essere notati da prestigiose riviste come Vogue, GQ e L’Officiel. Queste collaborazioni dimostrano che modelli non convenzionali possono lanciare messaggi altrettanto potenti e ispirare cambiamenti all’interno di un settore così complesso come quello della moda. Celine crede nell’uso della fotografia di moda come strumento utile al cambiamento, incoraggiando l’industria a ridefinire i suoi standard e ad abbracciare la diversità, indipendentemente dall’età o dall’aspetto dei modelli. 

Il processo creativo di Celine Van Heel si intreccia con la fotografia di moda in modo autentico, liberatorio e d’impatto. La sua decisione di presentare suo nonno come modello sfida le nozioni di bellezza ed età all’interno del settore. Attraverso il suo lavoro, incoraggia la moda ad abbracciare diversità e unicità, fornendo agli individui tutti gli strumenti per sentirsi a proprio agio nella propria pelle. Con il suo audace uso del colore e dell’estro creativo, le immagini di Celine vanno oltre la fotografia di moda convenzionale, trasformandola in una forma d’arte vera e propria.

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Courtesy Celine Van Heel

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Cinque foto scattate al momento giusto

Cinque foto scattate al momento giusto

Collater.al Contributors · 5 giorni fa · Photography

Il tempismo è tutto. Lo sanno bene i fotografi street che passano ore ad aspettare il momento giusto per realizzare uno scatto sensazionale. Per creare una composizione che agli occhi del pubblico potrebbe sembrare “fortunata” e casuale. In realtà, dietro questi scatti c’è uno straordinario sincronismo tra occhio, mente e macchina fotografica. Oggi abbiamo selezionato cinque scatti per esplorare l’abilità di questi fotografi, testimoniando come abbiano saputo cogliere istanti fugaci che trasformano una semplice immagine in una storia senza tempo.

#1 Lorenzo Catena

© Lorenzo Catena

#2 Dimpy Bhalotia

© Dimpy Bhalotia

#3 Giuseppe Scianna

© Giuseppe Scianna

#4 Federico Verzi

© Federico Verzi

#5 Andrea Torrei

© Andrea Torrei

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Giuseppe Scianna
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Andrea Torrei

Selezione di Andrés Juan Suarez

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