Classe ’84, una ricerca sul linguaggio che sintetizza stili, mezzi e discipline diverse: Adam Pendleton è un artista concettuale newyorkese, inserito due volte nella lista 30 Under 30 di Forbes Magazine. Lo troviamo nelle collezioni del Tate di Londra, al MoMA e al Guggenheim Museum di New York, con opere che combinano pittura, serigrafia, collage, video e performance in lavori sperimentali e carichi di significato. Al confine tra immagine e rappresentazione, lunghi tratti di vernice spray giocano sulla percezione delle figure, senza mai astrarsi dalla realtà, dalla nostra storia passata e contemporanea. La sua è una riflessione culturale prima che artistica, come nelle opere sul Black Lives Matter dove “La novità è nel linguaggio, che è allo stesso tempo un lutto pubblico, un grido di battaglia e un appello poetico”.
Nel 2011 l’artista compone Black Dada Reader, una raccolta di fotocopie, collage e dichiarazioni assemblate insieme per fini personali, poi distribuita in modo informale tra amici e colleghi. Il testo viene descritto da Pendleton come una “giustapposizione radicale” e vede i nomi di Hugo Ball, W.E.B. Du Bois, Adrian Piper, Gertrude Stein, Sun Ra, Stokely Carmichael, Gilles Deleuze comparire in un mix inaspettato. L’artista ci parla attraverso frammenti di immagini e parole tratte dalla sua biblioteca personale, affiancati nella nuova pratica del Black Dada.
Black assume per Adam Pendleton un “significato aperto” mentre Dada rimanda alla libertà delle sue opere, ispirate a quelle assurde dell’Avanguardia che dava una risposta artistica alla storia, sfidando la società. L’antologia che ha concettualizzato la poetica del Black Dada si arricchisce oggi con un secondo testo. Dieci anni dopo, l’artista accosta nuovamente scrittori, artisti, registi, filosofi e critici per tracciare delle attuali linee guida. La raccolta Pasts, Futures, and Aftermaths include, tra gli altri, gli scritti di Sara Ahmed, Clarice Lispector e Malcolm X in una riflessione sui movimenti antirazzisti e anticapitalisti contemporanei.
Siamo davanti a vere e proprie narrazioni artistiche: ricerche personali, bibliografie e autobiografie spirituali che interpretano la complessità contemporanea e portano avanti, tra le altre battaglie, una critica nei confronti delle pratiche di raccolta dei musei. Le opere di Adam Pendleton sono progettate per influenzare il luogo che le ospita, dando nuovi significati e sentimenti alle istituzioni. L’artista crede in un’arte a tutto tondo. Non è possibile infatti comprendere davvero la pittura di Pendleton senza comprenderne a pieno anche l’improvvisazione, la poesia e la musica. In questo senso, la lirica diventa un incontro tra lotta politica e amore mentre la scrittura un supporto fondamentale dell’opera d’arte.