L’ADI Design Museum di Milano inaugura oggi – 4 aprile 2023 – la mostra “A New Collettive Landscape” che ospita i progetti di cento giovani designer under 35, con l’obiettivo di proporre pratiche utili per affrontare le trasformazioni sociali ed ecologiche che il mondo contemporaneo richiede. La mostra-progetto in Piazza Compasso d’Oro è il risultato di un’open call chiusa lo scorso 13 gennaio, che chiedeva ai giovani progettisti italiani di presentare prodotti e nuove pratiche tenendo conto delle sfide a cui l’ambiente è sottoposto. Da una parte, l’uomo ha la responsabilità di arginare il proprio impatto sul pianeta e dall’altra è ormai soggetto alla crisi climatica, che modifica costantemente le condizioni e la struttura del pianeta.
La mostra-progetto è una straordinaria manifestazione di come la nuova generazione di designer sia necessaria e indispensabile per guardare al futuro in maniera positiva e per iniziare il cambiamento da oggi. Il titolo della mostra stessa, curata da Angela Rui con Elisabetta Donati de Conti e Matilde Losi, è ripreso dalla mostra del 1972 “The New Domestic Landscape” curata da Emilio Ambasz al MoMA di New York, che portò l’attenzione del design italiano in America e in tutto il mondo. È quindi ora che l’Italia stessa mostri il proprio potenziale, proveniente dalla mente brillante dei giovani.
“A New Collective Landscape” divide il percorso in tre sezioni, ognuna dedicata ad uno specifico tema, creando un percorso itinerante “che mira a trasformare lo spazio espositivo del museo in un cantiere aperto, creando un paesaggio collettivo, mobile e in divenire” – citando gli autori dell’allestimento Eugenio Cosentino, Luca Marullo e Stefano Colombo dello studio Parasite 2.0.

La prima parte del percorso è occupata dal progetto sistemico o “Systemic Design”, focalizzato sulla sfera domestica: gli oggetti quotidiani sono esplorati in una varietà di formati e applicazioni sempre in ottica eco-sostenibile. Alcuni esempi sono la lampada da terra “Carpet Matter” di Riccardo Cenedella che ricicla la tipica moquette inglese (che produce 400,000 tonnellate di rifiuti all’anno) o la lampada “I miss you” di Sara Bozzini e Tiago Rorke che regola l’intensità luminosa a seconda del respiro dello spettatore. Strabiliante è anche la seduta gialla “Taurus” di Jonathan Bocca realizzata con il cosiddetto “paper-pulp” (poltiglia di carta) ottenuto dall’unione tra carta riciclata, sabbia e colla.

La seconda parte – quella centrale – è invece dedicata alla collettività, tradotta in interazione e intrattenimento, coinvolgendo in prima persona gli spettatori, invitati a leggere e a giocare con gli oggetti. L’area lettura ospita infatti progetti editoriali come Mulieris, Lezioni di Anarchia e AWDA mentre l’area gioco mette a disposizione un tavolo e delle sedie su cui i visitatori possono accomodarsi e giocare a giochi come “LESS WHO?” del collettivo This is not a DUO (Giulia Bordonaro e Nicoletta Gomboli) che propone una versione aberrante, noiosa e frustrante del classico “Indovina Chi”, mettendo in discussione le categorie mentali e gli stereotipi con cui osserviamo la diversità nelle persone.
Il principio alla base di quest’area intende il design come pratica sociale volta alla collaborazione.


La terza parte, in fondo alla stanza, offre diversi interessanti spunti riguardo la ricerca di nuovi materiali con un impatto positivo e rigenerativo. Si tratta del “Regenerative Design” che guarda con occhio attento all’uso di materiali già presenti in natura – i bio materiali – non ancora utilizzati in campo progettuale, per puntare a un design che possa facilitare una transizione ecologica. In una cassettiera-archivio sono contenuti diversi studi interessati e curiosi: elementi naturali come le conchiglie di vongole e cozze sono tritati, pressurizzati e resi solidi dalla designer Domiziana Doronzo o, ancora di più, è sorprendente scoprire come Alessandra Tuseo abbia convertito il pelo del suo cane in una fibra canina, utilizzabile per l’isolamento termico e acustico. Sempre all’interno della “Material Library” c’è anche il nuovo materiale proposto da Keep Life (Pietro Petrillo e Ilaria Spagnuolo) ottenuto dal guscio di arachidi, noci, pistacchi, castagne e nocciole. Tra i diversi progetti interessanti, il designer Tellurico propone invece un vaso realizzato con una combinazione tra la roccia vulcanica e la pasta di porcellana, mentre Eugenia Morpurgo e Sophia Guggenberger presentano il progetto “Syntropia” che offre un materiale alternativo realizzato con i residui agricoli industriali per la creazione di scarpe.
La mostra, visitabile fino al 10 settembre 2023, pone “il design come strumento di transizione e ponte tra i mondi della cultura, della scienza e dell’industria” e propone, durante tutto il periodo di apertura, una serie di incontri, workshop, performance e talk consultabili sul sito di ADI.

