Le opere di Gaspar Noé si possono definire fortemente sinestetiche, grazie all potenza visiva e musicale che, coinvolgendo i sensi dello spettatore, è in grado di trasportare chiunque in un mondo metafisico, un ibrido tra sogno e realtà. Proprio per questa forte caratterizzazione, Noè non è un regista per tutti: o lo si ama o lo si detesta.
Il lavoro del cineasta franco-argentino non si limita però a disegnare degli scorci onirici di una banale realtà, ma cerca sempre di rompere qualche schema precostituito e provocare lo spettatore, andando a toccare, non piano, temi come sesso, droga, morte e follia.
Recentemente il regista ha rotto un silenzio creativo durato qualche anno, confermando un nuovo film in cantiere: Psychè. Di questa nuovo pellicola sappiamo ben poco. Sappiamo che è ambientata negli anni ’90 e che tratta di un gruppo di ragazzi che si ritrova in una casa nel bosco per un’ultima performance artistica; non sarà tutto rose e fiori però, qualcuno drogherà gli invitati portandone alcuni in paradiso e altri dritto nell’caos mentale più puro.
Sappiamo quindi che Noè non si discosterà molto dai suoi precedenti lavori ma le informazioni sono ancora scarse per poter immaginare in che universo, questa volta, il regista ci immergerà.
Per chi non conoscesse le opere precedenti del regista, ecco qui un breve riassunto.
Carne (1991): primo mediometraggio del regista che lo pone sotto gli occhi della critica. La pellicola parla di un macellaio delle banlieue parigine che, abbandonato dalla moglie si prende cura della sua unica figlia. Questo amore paterno, a tratti intaccato da una sordida attrazione sessuale, si tramuterà presto in tragedia. Nonostante la potenza della trama, è proprio la violenza delle immagini che ti attacca allo schermo: un rosso profondo bagna ogni singolo fotogramma della pellicola modificando la nostra percezione del film drasticamente.
Seul contre tous (1998): si può considerare un sequel diretto di Carne, nel quale il macellaio uscito di prigione, dopo essersi ricongiunto alla tanto amata figlia, si prende una rivincita contro la società corrotta nella quale viviamo. Il film è pieno di citazioni ad altre pellicole molto carne a Noè quali Taxi Driver e soprattutto Angst (film diretto dall’austriaco Gerald Kargl).
Irreversible (2002): Nel suo secondo lungometraggio Noé affronta il tema dello stupro e dell’auto censura del piacere sessuale facendo riferimento a Carne con tanto di cameo del protagonista. Questa volta però il cast è formato da volti noti al pubblico internazionale: Monica Bellucci e Vincent Cassel. Anche questa volta il neon rosso (ringraziamo il direttore della fotografia Benoit Debie) fa da padrone nei labirintici piani sequenza nei quali lo spettatore si perde alla ricerca di un barlume di umanità.
Enter the void (2009): Analizza il tema della morte trasformandolo in un viaggio mentale e visivo che sa molto di DMT. A seguito di una morte improvvisa, l’anima del protagonista si aggira sopra le case delle città, in particolare dei suo cari osservando tacitamente la vita degli altri che prosegue senza di lui. Un’esperienza visiva molto simile a quelle psichedeliche in cui pare che il “paradiso” non sia altro che un eterno viaggio mistico.
Love (2015): E’ l’ultima pellicola uscita e anche forse una delle più controverse dato che la maggior parte del film mostra scene di sesso non simulato molto, molto vicino alla pornografia. Anche in Love, il neon rosso ci aiuta ad entrare nei ricordi del protagonista che abbandonato dall’amore della sua vita si lascia sopraffare dai dolorosi ricordi di una storia ricca di passione ma drasticamente finita.