La prima volta che vidi Surplus di Erik Gandini, il regista italo-svedese autore di Videocracy, oltre a rimanerne estasiato fui quasi certo che difficilmente avrei rivisto esperimenti del genere.
Un intero documentario montato a tempo di musica che aveva come protagonisti socialismo e capitalismo. Unopera che disponeva di tutto il tempo necessario per mostrare al mondo unaltra parte di esso. Tempo per far rimbalzare le coscienze sulle riprese zenitali di enormi distese di copertoni grandi come piccoli paesi, o per scoprire cosa si nasconde dietro le superfici ruvide delle navi cargo in disuso e dei loro smontatori indiani. Tempo per intervistare gli assemblatori di Real Dolls o per documentare laccidia di ventenni miliardi già stanchi della vita. Insomma tempo per dire tutto ciò che va detto senza dover indossare snickers o scarpe da tennis. Ma Chemistry for Life appartiene alla categoria short clip, e come tutti i suoi pari grado: tempo da perdere non ha. A differenza di loro però, riesce a trattare un argomento delicato come il risparmio dellacqua con la stessa classe ed eleganza del capolavoro italo-svedese. Un piacere che coinvolge occhi, cervello e orecchie. Un docu-clip che con la dignità e il respiro della grande opera affronta e risolve, in poco più di due minuti, uno dei problemi più delicati dei nostri giorni, il consumo smisurato dacqua. Un tema che nellera più prospera e ricca dingegno tecnologico sembra ancora tenerci tutti in apnea.
« Surplus è un’aperta dichiarazione di guerra al terrore »
(Adbusters Magazine)