Nicolas Winding Refn è senza dubbio uno dei cineasti più innovativi e rispettati del panorama contemporaneo. Il lavoro del regista danese con il passare degli anni è diventato a dir poco iconico, soprattutto per il grandioso e riuscittisimo lavoro estetico che viene sistematicamente messo a punto film dopo film, dando origine a lavori come Solo Dio perdona o l’ultimo The Neon Demon. Ma andiamo per gradi.
Per capire e apprezzare il lavoro di Refn è importante avere una conoscenza completa del suo percorso professionale. Negli anni, infatti, il regista si è barcamenato da momenti di povertà, nei quali ha dato alla luce alcune delle sue opere più apprezzate dai fan, a momenti di incredibile successo mediatico, in cui ha realizzato i suoi film più sperimentali andando completamente contro le aspettative del pubblico.
Nicolas Winding Refn nasce a Copenaghen da una famiglia di artisti: padre cineasta e madre fotografa. Proprio per le esigenze lavorative dei genitori, il giovane Nicolas cresce a New York negli anni ottanta, esperienza che si porta dietro ancora oggi, soprattutto grazie a quel bellissimo squallore fatto di criminalità, b-movies e luci al neon che ha profondamente plasmato la sua concezione artistica.
Nel 1993, a 23 anni, il regista si iscrive all’ American Accademy of Drammatic Arts, ma non ancora laureato decide di tornare in patria dove, dopo aver diretto un primo cortometraggio, riceve un finanziamento per il suo primo film: Pusher. Pusher nel giro di poco tempo diventa film di culto, grazie all’estrema crudezza con cui è mostrato il mondo della droga ma senza mai scadere in facili moralismi e per lo stile registico estremamente peculiare che fa del montaggio, della fotografia e della sceneggiatura il proprio cavallo di battaglia.
Dopo l’incredibile successo di questo film, Refn dirige altre due pellicole, che nonostante il cast internazionale, sono un flop al botteghino tanto che, coglie l’occasione per tornare a dirigere due sequel di Pusher che risultano sia in termini di successo economico che di critica dei degni seguiti del tanto amato primo film.
La vera e propria fortuna del regista arriva nel 2011, anno in cui dirige Drive, che gli fa vincere il Premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes. Drive rappresenta un chiaro punto di rottura nel il cinema di Refn. Rappresenta il passaggio a un cinema più introspettivo e silenzioso. Questa pellicola infatti ha tutte le carte in regola per essere un vero e proprio film d’azione: abbiamo le corse di macchine, le rapine, la violenza e l’amore. Ma tutti questi elementi vengono analizzati e trasposti in un modo unico. Per il cineasta non è tanto l’azione stessa a essere importante, ma sono le ragioni che spingono una persona ad agire e le sensazioni che prova nell’agire. Drive è infatti un film sobrio, fatto di sguardi, violenza e amore. Tutto ciò è ovviamente ornato da quell’impeccabile fotografia al neon che caratterizza tutta la produzione del direttore danese.
Mentre tutti si aspettavano la successiva mega produzione, Refn gira un film low budget, praticamente muto, ambientato nei sobborghi di Bangkok, ovvero Solo Dio perdona. E se il film precedente era stato in grado di mettere tutti d’accordo, quest’ultima fatica ha invece diviso drasticamente il pubblico e la critica tra chi gridava all’opera d’arte e chi invece ne era semplicemente disgustato o profondamente annoiato. Quel che è certo è che Solo Dio perdona è un film che fa scuola di fotografia. Il neon fa da padrone in ogni scena e, accompagnato dalla giusta canzone ci trasporta in una dimensione onirica in cui tutto il resto perde di significato.
Ora invece arriviamo al 2016, anno di uscita del suo ultimo film che, presentato a Cannes, può essere considerato un vero e proprio manifesto di questi ultimi suoi anni di carriera: The Neon Demon. Come dice il titolo stesso, anche questa volta il neon è una presenza fondamentale all’interno della pellicola. La storia parla dello spietato percorso professionale che un’onesta e pura ragazza di provincia deve compiere per affermarsi come modella in una luminosa e grottesca Los Angeles che veglia sulle sue creature come un demone famelico. Questa pellicola riprende gli stilemi di una fotografia profondamente antinaturale, delineati inizialmente in Drive e poi portati all’eccesso nelle produzioni successive, grazie a una seducente ma allo stesso tempo repulsiva regia nella quale i personaggi sembrano manichini privi di personalità, costantemente schiacciati da un’immutabile forza primordiale (rappresentata dalla fotografia luminosa di Natasha Braier) che opera silenziosamente tra le vie della città degli angeli.
Il cinema di Refn è un cinema da prendere di pancia, infatti il regista ama comunicare con il pubblico mostrandoci immagini borderline che riescono a imprimersi facilmente nella nostra mente. Ma è anche un cinema impegnativo nel quale si celano ore ed ore di studio registico come si può vedere in My Life Directed By Nicolas Winding Refn, documentario diretto dalla moglie durante il periodo thailandese sul set di Solo Dio perdona. Ora invece, nel 2019 vedremo il direttore danese alle prese con un progetto seriale. La serie in questione è Too Old To Die Young e ne abbiamo parlato QUI. Non ci resta che aspettare qualche mese per vedere cosa ne salterà fuori, nel frattempo possiamo entrare un po’ in confidenza con la luce al neon facendoci un ripasso dei suoi lavori precedenti.
Filmografia di Nicolas Winding Refn:
– Pusher – L’inizio (1996)
– Bleeder (1999)
– Fear X (2003)
– Pusher II – Sangue sulle mie mani (2004)
– Pusher 3 – L’angelo della morte (2005)
– Valhalla Rising – Regno di sangue (2009)
– Drive (2001)
– Solo Dio perdona (2013)
– The Neon Demon (2016)
Leggi il nostro approfondimento sul cinema dei fratelli Coen QUI.