A un certo punto del Novecento, più precisamente a partire dagli anni Cinquanta, gli artisti hanno iniziato a interrogarsi sui materiali naturali da poter utilizzare per i loro lavori. L’aria era forse la più impensabile, ma senza dubbio la più diffusa. Da questa riflessione nasce l’Inflatable design o, in parole più semplici, l’arte gonfiabile. Dalle famose opere pubbliche di Christo alle sculture gonfiabili di Franco Mazzucchelli (di cui vi abbiamo parlato qui), sono tanti gli artisti, architetti e designer che iniziano a sperimentare con l’aria, creando oggetti, ma anche strutture di grandi dimensioni, sfruttando quella che è la risorsa più disponibile sulla superficie terracquea. Oltre a non creare alcun tipo di spreco, se “intrappolata” diventa incredibilmente accogliente e dà prova delle sue proprietà strutturali. Nascono così oggetti leggeri ma allo stesso tempo pieni e resistenti, dall’aspetto pop e divertente. Le possibilità di utilizzo diventano infinite ma, soprattutto, con la giusta progettazione, gli oggetti gonfiabili hanno una grande potenzialità d’utilizzo. Dalla realizzazione di oggetti di arredo – come i divani per esempio -, a vere e proprie strutture abitabili, oltre che opere d’arte sensazionali e installazioni su larga scala. La trasportabilità, la disponibilità infinita dell’aria e i bassi costi di realizzazione, rendono l’Inflatable design sostenibile e utilizzabile anche in casi di emergenza, come nel caso dei rifugi ParaSITE di Michael Rakowitz, strutture gonfiabili costruite per ospitare i senzatetto. Oggi abbiamo selezionato cinque strutture gonfiabili da farvi scoprire.
#1 La poltrona gonfiabile Blow di Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi (1967)

La poltrona gonfiabile Blow, ideata nel 1967 da Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, rappresenta un’icona del design contemporaneo. Caratterizzata da forme organiche e materiali innovativi come il vinile, la poltrona sfida i canoni tradizionali con un approccio audace e sperimentale. Blow non è solo una poltrona, ma un’opera d’arte funzionale che incarna lo spirito creativo e avanguardistico degli anni ’60. Il suo design giocoso e dinamico ha contribuito a ridefinire il concetto di arredamento, diventando un simbolo di audacia e innovazione nel mondo del design d’interni. La persistente popolarità della Blow testimonia la sua rilevanza nel panorama del design moderno e dell’affermazione dell’inflatable.
#2 Innerling sofa per IKEA di Jan Dranger (1997)

Negli anni ’90, il designer svedese di mobili Jan Dranger si rivolse a Ingvar Kamprad, fondatore di IKEA, con un’idea rivoluzionaria: risolvere il problema dell’imballaggio di divani e poltrone in pacchi piatti per semplificarne il trasporto e ridurre i costi. La sfida era notevole, considerando la struttura pesante in legno di molti mobili imbottiti. Dranger propose un nuovo concetto di mobili gonfiabili chiamato SoftAir, utilizzando nuove tecnologie e materiali resistenti. La sua innovazione includeva il fatto che non era più necessario gonfiare i mobili con aria compressa, ma potevano essere gonfiati con un normale asciugacapelli. Nel 1995, presentò a Kamprad prototipi di divani, poltrone e sgabelli gonfiabili rivestiti in tessuto. L’approccio gonfiabile non era nuovo per IKEA, che aveva tentato soluzioni simili nel passato, tra cui l’ispirazione agli interni delle auto alla fine degli anni ’70. Dopo una serie di incontri segreti, IKEA firmò un contratto con SoftAir per introdurre questa innovativa linea di mobili gonfiabili nei loro negozi.
#3 I Waterfall Arches di Cyril Lancelin nel negozio Hyundai in Corea del Sud (2022)

L’artista Cyril Lancelin ha creato l’installazione Waterfall Arches, esposta presso un grande magazzino in Corea del Sud. Questa scultura gonfiabile, emulando la forma architettonica di un arco contemporaneo, trasforma lo spazio commerciale in un ambiente espositivo coinvolgente. I giganteschi archi verdi si sviluppano in una serie ripetitiva, invitando i visitatori a interagire da vari livelli. L’uso del colore richiama l’acqua e la vegetazione circostante, integrandosi con l’ambiente. L’installazione unisce i concetti di museo e grande magazzino, cercando di coinvolgere i visitatori e promuovere la connessione sociale. L’artista enfatizza la partecipazione attiva, trasformando il labirinto in un paesaggio artificiale di possibilità, dove i visitatori condividono momenti creativi attraverso foto e video, stabilendo un dialogo visivo e sociale.
#4 L’Organic Concept di Shih Chieh Huang al Worcester Art Museum (2017)

Forse in tanti ricorderanno la grande scultura gonfiabile a forma di verme dell’artista Shih Chieh Huang nella corte rinascimentale del Worcester Art Museum. La struttura, alimentata da ventilatori a scatola, si snodava attraverso lo spazio, pulsando e sembrando viva. Utilizzando materiali comuni, Huang trasforma oggetti familiari in forme complesse, creando opere cinetiche che si muovono, lampeggiano e cambiano colore nella penombra.
#5 Super Maxi disegnato dagli studenti di architettura del Pratt Brooklyn (2021)

Come ultimo esempio vi riportiamo un recente progetto realizzato dagli studenti di architettura del Pratt Institute di Brooklyn, Ayse Bengiserp, Sophi Lilles, Jia Yi (Melody) Lin, Beren Saraquse e Rithika Vedapuri. Si tratta del progetto Super Maxi, tramite il quale gli studenti del Pratt Institute hanno affrontato il problema dei rifiuti di plastica creando strutture gonfiabili su larga scala durante uno studio di architettura. Utilizzando plastica riciclata, hanno sviluppato efficienti sistemi geometrici, sollevando questioni cruciali sulle problematiche dei rifiuti di plastica sottile. Il corso, condotto da Robert Lee Brackett III e Duks Koschitz, ha coinvolto la sperimentazione di tecniche di costruzione gonfiabili per realizzare pareti, tubi e cupole autoportanti. Le installazioni, esposte nel campus di Brooklyn, hanno offerto visioni distinte del design gonfiabile, affrontando tematiche come l’uso della plastica monouso e stimolando la riflessione sulle alternative sostenibili.