Sentendo il polso del mondo dell’arte contemporanea un errore che si potrebbe fare è quello di considerare solamente il prodotto dell’arte, le sue opere, le tecniche e le grandi mostre individuali che mettono in mostra visioni e concetti in qualche modo astratti. Più concreti sono invece le dinamiche del mercato dell’arte e le sue fiere, momenti in cui l’arte si riappacifica con il suo aspetto più imprenditoriale, mettendo in primo piano il rapporto tra artisti, galleristi, impresari, e solo poi gli osservatori.
La fiera di arte contemporanea più importante d’Italia è Artissima, arrivata alla sua 29° edizione, appena conclusa e andata in scena al Lingotto di Torino.
Collater.al è stato ospite della casa automobilistica Jaguar, che ha presentato ad Artissima 2022 la sua opera “An Alchemic Experience”, un tunnel immersivo di colori e suoni dal quale siamo partiti per decifrare il significato della manifestazione e come l’arte riesca a raccontare come viviamo nelle nostre vite le esperienze trasformative.


Il tema di Artissima 2022 è ispirato dal saggio “Transformative Experience”, opera della filosofa americana Laurie Anne Paul, ospite proprio di Jaguar a Torino. In quella ricerca continua di aprire nuovi orizzonti ai nostri sensi, arricchendo l’esperienza dell’ignoto, la fiera ha mantenuto il suo aspetto di evento più istituzionale, esclusivo se visto solo mettendosi nei panni del visitatore da museo ma completo nella capacità di mostrare facce di un prisma che vengono nascoste nelle esperienze museali a favore del sentimento e della passione.
Il discorso sul mercato dell’arte è stato aperto a Torino grazie a 174 gallerie internazionali e a otto sezioni tematiche che in diverso modo hanno dato visibilità a realtà di primo piano, volti nuovi e altri da recuperare nella memoria storica, per riconsiderare opere e artisti superati dai trend ma che possono tornare possibilità imprenditoriali per i galleristi.




Non è un caso che un gallerista, tra gli stand in cartongesso, mi abbia confessato che preferisca avere un’opera che non apprezza ma facile da vendere piuttosto che una bella ma alla quale nessuno è interessato. Questo è un discorso che non nasconde una sincerità e un aspetto del mercato dell’arte che difficilmente riesce ad emerge nei musei, o in momenti in cui si prova a raccontare l’unicità dell’oggetto d’arte e si ricerca la bellezza sopra a ogni ragionamento pratico.
Oltre ai tanti bei progetti presentati ad Artissima, come quello di Anderson Tegon per Jaguar, il valore aggiunto di eventi come quello di Torino forse sta proprio nella capacità di innescare un discorso sull’educazione imprenditoriale nell’arte. Questo permette di avere più punti di osservazione, che puntano il concetto astratto della filosofa di Yale, le nuove tecniche di realizzazione delle opere fino al cartellino con il prezzo a qualche zero che spiega cosa ci fa tutta quella gente in giacca davanti a quella cornice.





