C’è chi non ci crede affatto e chi invece ci investe parecchio. Stiamo parlando dei Non Fungible Token, opere d’arte digitali con un mercato in costante crescita e per il quale si prevede un ricavo di 3.546 milioni di dollari nel 2023. Molti dei collezionisti scelgono di rimanere anonimi per garantirsi una sicurezza ed evitare gli attacchi da parte di hacker. Anonimo e senza volto è anche il più grande collezionista di NFT, che sui social definisce sé stesso come il “gran patron” del Rinascimento digitale. È Cozomo de’ Medici, che sceglie questo pseudonimo paragonandosi al banchiere fiorentino e mecenate dell’arte rinascimentale, perché proprio come lui si pone come sostenitore di progetti artistici, in questo caso legati alla blockchain. Sulla sua identità si è speculato parecchio, per un periodo si pensò potesse essere il rapper Snoop Dog, grande appassionato di NFT, che dopo un twitt – poi smentito – dichiarava: “I’m Cozomo de’ Medici”.




Cozomo de’ Medici inizia la sua collezione acquistando nel luglio 2021 per 1550 ETH – all’epoca l’equivalente di 2.63 milioni di dollari – due CryptoPunk Zombie, opere degli sviluppatori Matt Hall e John Watkinson e tra le serie di NFT più ambite dai collezionisti. Nella collezione spiccano altri grandi nomi della crypto art come Sam Spratt, Deejay Motion e XCOPY. Oltre ai più conosciuti, Cozomo possiede anche opere di artisti emergenti, lui stesso ha dichiarato a un’intervista a Christie’s: “Credo che la definizione di mecenatismo consista nel comprare l’arte che si ama. I mecenati hanno la responsabilità di promuovere gli artisti emergenti.”
Il rapporto tra artisti e compratori nel mercato NFT è centrale. Se gli artisti sono i primi ad acquistare opere è più facile rompere la barriera della diffidenza che accompagna molti progetti legati alla crypto art, che soffre di un pregiudizio di disvalore rispetto all’arte più tradizionale, delle gallerie e delle fiere. In quest’ottica un collezionista come Cozomo de’ Medici non è più solo una figura di cui parlare dal punto di vista speculativo ma rispecchia a tutti gli effetti una nuova tendenza dell’arte, un nuovo mecenatismo dell’arte digitale.


In questi giorni è proprio la collezione di Cozomo de’ Medici a finire sotto i riflettori a causa della cospicua donazione di opere NFT che il collezionista ha fatto al Los Angeles County Museum of Art. Tra le ventidue opere donate, spiccano quelle a tema femminile di Yam Karkai, una fotografia di Justin Aversano, uno dei Ringers di Dmitri Cherniak e il CryptoPunk #3831.
L’”influencer dell’arte on-chain” (così è stato anche definito per il suo seguito social) colma così il divario tra arte digitale e arte fisica del museo, ora in possesso di 37 opere NFT, stimolandolo allo stesso tempo a creare nuovi modi per preservare ed esporre le opere digitali.
Cozomo de’ Medici non è l’unico ad aver donato pezzi della sua collezione a istituzioni museali, recentemente infatti anche la società Yuga Labs ha donato un CryptoPunk al Centre Pompidou di Parigi. I musei stessi stanno accogliendo ed acquistando opere in NFT, creando una collezione digitale permanente. Oltre al LACMA e al Pompidou, anche l’ICA di Miami e il MoMA di San Francisco si uniscono a questo nuovo trend, necessario per conservare, promuovere e diffondere una comprensione a 360 gradi dell’arte contemporanea del XXI secolo.

