I momenti sospesi di David van der Leeuw

I momenti sospesi di David van der Leeuw

Giorgia Massari · 1 settimana fa · Photography

Una camminata veloce tra le strade della città, fumare una sigaretta seduta su un gradino, una lunga attesa per attraversare la strada, ferma statica al semaforo rosso. Tutti momenti di sospensione, individuali e meccanici, scelti da David van der Leeuw (1989) come soggetti delle sue fotografie. In questi scatti non vi è la pretesa di elevare momenti “banali” a qualcosa di altro, ma di catturarli nella loro essenza più semplice. Tra le strade delle grandi metropoli – come Parigi, Amsterdam, New York – il fotografo di strada David van Der Leeuw cattura azioni quotidiane con un punto di vista estraneo e distaccato, quello del voyeur.

I volti dei soggetti non sono mai svelati, quanto piuttosto l’attenzione è posta sul gesto, sulla postura, sul movimento dell’azione o sulla silhouette. Momenti di solitudine che in alcuni scatti si caricano di una certa desolazione metafisica, in altri invece di un dinamismo futurista, rendendo evidente le suggestioni pittoriche dalle quali David si lascia ispirare. È un esempio lo scatto “Heels in motion” che si rifà all’opera di Giacomo BallaDinamismo di un cane al guinzaglio”, o lo scatto “Jacquemus flower” che acquista un’impronta surrealista. Dal sapore metafisico sono invece le fotografie come “Tod’s fashion” o “NYC Smoking man”, dettato dal gioco di luci e ombre utilizzato sapientemente da David. Anche l’iperrealismo hopperiano emerge in alcune fotografie, come in “Paris reflection”.
Come si evince da alcuni titoli degli scatti, l’approccio fotografico di David van der Leeuw è apprezzato da molti brand di moda e da importanti magazine, tra cui Jacquemus, Tod’s, Cassina, Vogue e Vanity Fair, per i quali David traduce la sua visione artistica in progetti editoriali e pubblicitari. 

Courtesy David van der Leeuw

I momenti sospesi di David van der Leeuw
Photography
I momenti sospesi di David van der Leeuw
I momenti sospesi di David van der Leeuw
1 · 8
2 · 8
3 · 8
4 · 8
5 · 8
6 · 8
7 · 8
8 · 8
La fotografia ribelle di Marco Pietracupa

La fotografia ribelle di Marco Pietracupa

Anna Frattini · 7 giorni fa · Photography

Gli scatti di Marco Pietracupa sono divisivi, anarchici e libidici. L’uso del flash – consistente in molti dei suoi scatti – sembra sorprendere i suoi soggetti e ci fa riflettere sui nostri stessi istinti. Il risultato sono fotografie inaspettate, talvolta inquietanti che pur sembrando scattate per sbaglio, catturano lo spettatore.

Marco Pietracupa

Marco Pietracupa, parallelamente, lavora anche come fotografo di moda. Nel corso degli anni ha collaborato con riviste come Harper’s Bazaar, Hunter, Vogue, Pop Magazine e Vice. Ma non solo magazine, anche brand come Gucci, Valextra, Bulgari e MSGM.

Nel 2016 è uscita la sua prima pubblicazione monografica per Yard Press, Shapeshifter che lo ha portato a esporre in varie istituzioni e gallerie. A seguire, Pietracupa ha esposto presso Marsèlleria, la Triennale di Milano, la Mannerheim Gallery a Parigi e molte altre.

È in mostra da FuturDome fino al 10 giugno una sua personale, The Vacuum Decay che espone una serie di immagini scattate da Pietracupa durante il primo lockdown. Il suo studio non era altro che un fienile al tempo, diventato poi una sorta di osservagtorio cosmogonico in cui il decadimento del vuoto diventa forza propulsiva per attivare un ciclo di ritratti di suoi cari confinati dentro le stesse mura. L’alternanza di corpi inerti e oggetti riesce a rappresentare i vari stadi dell’essere. La vera e propria emancipazione del macabro timore dell’instabilità del nostro vuoto.

Courtesy immagini FuturDome, Marco Pietracupa

Scopri altri scatti di Marco Pietracupa sul suo profilo Instagram.

La fotografia ribelle di Marco Pietracupa
Photography
La fotografia ribelle di Marco Pietracupa
La fotografia ribelle di Marco Pietracupa
1 · 6
2 · 6
3 · 6
4 · 6
5 · 6
6 · 6
Amore o odio? Il rapporto fraterno negli scatti di Karolina Wojtas

Amore o odio? Il rapporto fraterno negli scatti di Karolina Wojtas

Giorgia Massari · 6 giorni fa · Photography

L’infanzia, per quanto gioiosa e spensierata, nasconde spesso risvolti drammatici. È origine di traumi complessi che si protraggono nella vita adulta e, per questo, è uno dei temi più esplorati dalla psicologia e anche dall’arte. La giovane fotografa polacca Karolina Wojtas (1996) ne è affascinata. I suoi progetti traggono ispirazione dai ricordi e dalle fantasie dei bambini, in un’ottica che oscilla tra l’ironia e la tragedia. La sfera infantile dalla quale Karolina Wojtas attinge la porta ad investigare spesso su se stessa e sul suo passato. Nel progetto dal titolo “We can’t live – without each other”, riflette sul rapporto di odio-amore con il fratello minore. Dinamica estremamente comune e diffusa, nella quale molti possono riconoscersi.

La serie è intima, ironica e cruda allo stesso tempo. Karolina, parlando di questo progetto, racconta come fino all’età di tredici anni era figlia unica, e così voleva rimanere. “Ogni volta che i miei genitori mi chiedevano dei miei fratelli, io dicevo loro: << Prendo un’ascia, li uccido!!! e poi li mangio!!!>>. Un giorno è arrivato lui e la nostra guerra è cominciata…Ora ho 26 anni e la guerra continua, non è cambiato nulla.

Il titolo stesso, letteralmente “Non possiamo vivere – l’uno senza l’altro”, nasconde una contraddizione, tipica dei rapporti fraterni. Da un lato l’odio, dall’altro l’amore. Da un lato l’impossibilità di vivere a stretto contatto, dall’altro il non poter far a meno della presenza reciproca. La rivalità e la gelosia che sfociano talvolta in amore, talvolta in vere e proprie lotte. Le fotografie infatti offrono una visione intima delle tipiche battaglie tra fratello e sorella, ma con risvolti estremi e violenti, portati all’eccesso. La giocosità, espressa dai colori saturi, rimanda ad una sfera divertente e leggera, mentre le immagini comunicano in modo diretto il lato più crudo del litigio. Uno scatto mostra il volto del fratello insacchettato, un altro un braccio bruciato dal ferro da stiro e un altro ancora è completamente riempito dai segni di morsi violenti. 

La mostra della serie in questione, svoltasi a Varsavia alla Galleria Naga nel 2020, è di per sé un invito per lo spettatore a fare esperienza di questa dinamica bivalente. La genialità dell’allestimento esprime da un lato la sfera giocosa, permettendo allo spettatore di giocare con le foto stesse, riprodotte in formato enorme ed appese alla parete a modi “calendario”, mentre dall’altro crea una situazione di disagio.

Courtesy Karolina Wojtas

Amore o odio? Il rapporto fraterno negli scatti di Karolina Wojtas
Photography
Amore o odio? Il rapporto fraterno negli scatti di Karolina Wojtas
Amore o odio? Il rapporto fraterno negli scatti di Karolina Wojtas
1 · 17
2 · 17
3 · 17
4 · 17
5 · 17
6 · 17
7 · 17
8 · 17
9 · 17
10 · 17
11 · 17
12 · 17
13 · 17
14 · 17
15 · 17
16 · 17
17 · 17
Luca Marino e la ricerca dell’assurdo

Luca Marino e la ricerca dell’assurdo

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

Con un approccio foto-giornalistico, il fotografo Luca Marino ricerca l’assurdo delle situazioni. Nato a Londra da padre italiano e da madre colombiana, Marino è attratto da quei dettagli che spesso passano inosservati, “guardo dove nessun altro guarda” dice lui stesso. Tra le strade della grande metropoli londinese, Luca Marino realizza due progetti: “Oxford Street Paradox” e “Transport for London”.

Luca Marino | Collater.al

Nel primo progetto – “Oxford Street Paradox” – è evidente quell’assurdo tanto ricercato dal fotografo, che, a tratti, inganna lo spettatore. Le fotografie catturano i passanti della via dello shopping più frequentata della città – Oxford Street – che appaiono totalmente deformati. Questo effetto non è realizzato in post produzione, Marino infatti scatta la superficie riflettente di un chiostro che crea buffe immagini alterate. Con ironia e leggerezza, il fotografo sfrutta questa “alterazione” naturale per sottolineare come le nostre abitudini di acquisto siano ormai diventate folli, al limite del compulsivo.

Anche nel secondo progetto – “Transport for London” – Luca Marino mostra ciò che spesso non viene guardato ma anzi, ignorato. In questo caso i protagonisti sono i dipendenti dei trasporti di Londra, dagli autobus alla metropolitana. Persone a cui non prestiamo attenzione ma che sono responsabili della viabilità cittadina. Ci permettono di spostarci da un lato all’altro della città, ma rimangono in penombra. Luca Marino, in collaborazione con l’azienda, entra a contatto con il lato nascosto della famosa Underground, fotografando i dipendenti nei loro uffici e nelle loro stanze adibite al riposo. Cattura momenti di pulizia, tra cui la santificazione delle carrozze durante il periodo di emergenza sanitaria dettata dal covid-19. 

Luca Marino | Collater.al
Luca Marino | Collater.al
Luca Marino | Collater.al

Ph Credits Luca Marino
Courtesy Luca Marino

Luca Marino e la ricerca dell’assurdo
Photography
Luca Marino e la ricerca dell’assurdo
Luca Marino e la ricerca dell’assurdo
1 · 11
2 · 11
3 · 11
4 · 11
5 · 11
6 · 11
7 · 11
8 · 11
9 · 11
10 · 11
11 · 11
John Yuyi sfida la consumer culture

John Yuyi sfida la consumer culture

Anna Frattini · 5 giorni fa · Art, Photography

Chiang Yu-yi, a.k.a. John Yuyi, è una visual artist taiwanese con una storia decisamente fuori dal comune alle spalle. Le sue opere incarnano lo spirito della post-internet generation mettendo in discussione la consumer culture, uno dei temi più ricorrenti nel corso della carriera di Yuyi.

John Yuyi

La carriera di Yuyi inzia come fashion influencer ma qualcosa cambia quando si trasferisce a New York nel 2015. Inizia a vendere temporary tattoos per promuovere la sua swimwear collection e col tempo, vi incorporerà illustrazioni, fotografie e simboli provenienti dal mondo dei social media. Un mezzo interessante, quello dei tatuaggi temporanei, che coinvolge la sfera della corporalità come medium ma anche come oggetto di indagine. Questi – insieme alle sue fotografie – hanno reso Yuyi molto popolare non solo sui social ma anche nel mondo dell’arte.

Il processo di documentazione operato da John Yuyi parla della sua esperienza come influencer, del nostro rapporto con i social media e con il nostro corpo. Soprattutto con il viso, la parte del nostro corpo in cui gli altri si riconoscono e che può offrire un senso di rappresentazione reale per lo spettatore. Anche la salute mentale è un tema molto caro a Yuyi che, soffrendo di un disturbo bipolare, ha raccontato il suo malessere attraverso una serie di fotografie, Cell for Young Plant.

Ma non solo arte e fotografia, Yuyi è al lavoro anche su progetti commerciali che l’hanno portata a collaborare con brand e magazine molto importanti. Indimenticabile, la collaborazione dell’anno scorso con MIUMIU dove Yuyi ha immortalato Lee Youm e Ever Anderson per la campagna pubblicitaria della SS22.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da JOHN YUYI (@johnyuyi)

Il percorso di John Yuyi dimostra come sia possibile reinventarsi e scoprire il proprio talento artistico partendo da un mondo lontano da quello dell’arte per come lo conosciamo.

Scopri altri progetti di John Yuyi sul suo profilo Instagram.

Ph. courtesy John Yuyi

John Yuyi sfida la consumer culture
Art
John Yuyi sfida la consumer culture
John Yuyi sfida la consumer culture
1 · 6
2 · 6
3 · 6
4 · 6
5 · 6
6 · 6
Altri articoli che consigliamo