La fotografa Egle Picozzi cerca di dare un taglio diverso alla sua vita, con il suo progetto SM si approccia ironicamente alla malattia, identificandola come l’ imprevedibile e bizzarra compagna di viaggio, che inizia a diventare una nuova e piccola parte crescente di sé.
L’esempio di questa fotografa, fa capire come le patologie non si studiano solo sui libri, sono reali, tangibili, e anche che i nomi scientifici più assurdi assumono sembianze umane, entrano nei corpi e a volte non li rendono più padroni dei propri passi, delle parole da proferire o dei sensi da percepire.
Il progetto SM è volto a presentare una patologia autoimmune imprevedibile: la Sclerosi Multipla, che ogni volta si manifesta con una metamorfosi di attacchi diversi e improvvisi, che vive attraverso le difficoltà nella deambulazione, i disturbi visivi e di articolazione della parola.
Egle Picozzi attraverso larte fotografica sviscera la sua malattia per poter farsi strada in questa nuova sè, plasma un modo alternativo per fare conoscenza con la propria persona, con tutte quelle piccole cose che da singole appaiono insignificanti, ma, che nellinsieme additivo diventano fondamentali per la base della vita.
In ogni foto si autoritrae da protagonista, sempre con la medesima inquadratura nel salotto dalle pareti bordeaux , con i fiori dai petali gialli e rossi a fare da cornice e sempre con lo stesso vestito dalla tinta gialla, che è simbolo della malattia alla quale è legata indissolubilmente.