A partire dal 6 luglio 2022, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi aprirà i battenti una nuovissima mostra dedicata a Elsa Schiaparelli che, insieme a Coco Chanel, viene reputata come una delle figure più importanti e decisive della moda nel periodo che è intercorso tra i due conflitti mondiali.
Shocking Chic: Les mondes surréalistes d’Elsa Schiaparelli, questo il titolo di questa retrospettiva sulla stilista – di cui potete acquistare i biglietti qui – costumista e sarta italiana naturalizzata francese, che sarà possibile visitare fino al 22 gennaio.

Approfitto di questa interessante e splendida iniziativa per raccontare la vita, la storia e la carriera di una delle donne più influenti della storia della moda.
“Disegnare abiti, sia detto di sfuggita, non è una professione ma un’arte. È una delle arti più difficili e deludenti perché appena il vestito è nato, già appartiene al passato. Un vestito non rimane attaccato al muro come un quadro e nemmeno conduce la lunga esistenza intatta e preservata di un libro”.
Le parole pronunciate da Elsa Schiaparelli per definire il suo lavoro è una summa perfetta del suo modo di vedere la moda e il mondo. L’arte prima di tutto, codificata attraverso il suo stile anticonformista e originalissimo, che iniziò a manifestarsi sin da subito, ma iniziamo dall’inizio.

Elsa Luisa Maria Schiparelli nasce a Roma, a Palazzo Corsini, il 10 settembre del 1890 in una famiglia di intellettuali piemontosi: sua madre, Giuseppa Maria de Dominicis, era di origini napoletane mentre il padre, Celestino Schiaparelli, piemontese, fu il primo bibliotecario dell’Accademia dei Lince, una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa. Per non considerare suo zio Giovanni Schiaparelli, famoso astronomo e suo cugino egittologo e senatore, Ernesto Schiaparelli.
All’età di 6 anni, per rispondere alla madre che le diceva continuamente quanto fosse brutta, Elsa pensò bene di ricoprirsi il volto di fiori, o almeno quella voleva essere la sua intenzione. Riuscì a farsi dare dal giardiniere dei semi e se li mise in bocca, nelle orecchie, in gola perché pensava che con il calore sarebbero cresciuti. Ovviamente così non andò, rischiò soltanto di soffocare.
Studiò filosofia e sognava di diventare una poetessa – pubblicò anche una raccolta di poesie – ma la famiglia era contraria e fu mandata in un convento Svizzero. La passione per la filosofia però le permise di incontrare a Londra, durante una conferenza della Società Teosofica dove si recò in viaggio nel 1913, Wilhel de Wendt, un conte ormai caduto in disgrazia appassionato di filosofia.
I due si sposarono un anno dopo e si trasferirono, nel 1916, a New York dove nacque Maria Luisa Yvonne Radha detta “Gogo” nel 1920 e dove Elsa conobbe personalità del calibro di Marcel Duchamp e Man Ray. Il matrimonio finì con un divorzio nel 1922, a causa dei continui tradimenti del marito, ed Elsa rimase da sola con Gogo.
Tornata in Europa e stabilitasi a Parigi conobbe lo stilista Paul Poiret per puro caso durante una passeggiata, di cui divenne allieva praticamente nell’immediato. È la stessa Schiap, suo soprannome con il quale era abituata a riferirsi a se stessa, a raccontare dell’incontro che le cambiò la vita: “Un giorno accompagnai una ricca amica americana nella piccola e coloratissima sartoria di Paul Poiret. Era la prima volta che entravo in una maison de couture. Indossai un cappotto dal taglio largo, morbido, che avrebbe potuto essere stato disegnato oggi. ‘Perché non lo prendete Mademoiselle? Sembra fatto apposta per voi’. ‘Non posso permettermelo’, dissi, ‘è senz’altro troppo caro, e inoltre, quando potrei indossarlo?’ ‘Non vi preoccupate per il denaro’, rispose Poiret, ‘voi potete indossare qualunque cosa in qualunque situazione’”.

I suoi primi lavori come disegnatrice di modelli non ebbero molto successo, le aziende con le quali lavorava non volevano avere a che fare con una principiante, ma decise che non si sarebbe arresa e nel 1927 aprì il suo atelier in un appartamento al 4 di rue de la Paix a Parigi.
Le sue creazioni furono incredibili e pazzesche: Il suo primo maglione, completamente nero e con un grande fiocco bianco trompe-l’oeil; la maglia “chic melancholy of italian morbidezza”, così definita da Janet Flanner del New Yorker; i temi dei suoi capi come i cuori trafitti, i tatuaggi tipici dei marinai furono una novità assoluta; i “pullover ai raggi X”, chiamati così perché ripercorrevano le ossa del corpo; il “cappello matto”, un piccolo cappello in maglia che poteva assumere qualsiasi tipo di forma; e i suoi primi iconici abiti da sera.

La sua popolarità crebbe a dismisura tanto che il 13 agosto del 1934 il Time la mise in copertina – prima stilista donna a ricevere questa “onorificenza”, descrivendola come “più folle e originale della maggior parte delle sue contemporanee, Schiaparelli è colei per cui il termine ‘genio’ è usato più di frequente. Anche per i suoi amici più intimi la signora rimane un enigma”.

Come dicevo all’inizio l’arte ebbe sin da subito un ruolo fondamentale nell’atto creativo per Elsa Schiaparelli e infatti, dal 1935 iniziò a realizzare collaborazioni con Christian Bérard, Léonor Fini, Jean Cocteau, Salvador Dalí, Alberto Giacometti, Mere Oppenheim e Pablo Picasso.
Le sue presentazioni non erano semplici sfilate, ma spettacoli a tutti gli effetti come in una sorta di nuova forma teatrale. Il tema della maschera e del gioco erano molto presenti nel suo lavoro dell’epoca, sperimentazioni di tutti i tipi dominavano le sue provocazioni.
L’invenzione del rosa shocking arrivò proprio dalla sua capacità di sperimentare. Fu lanciato nel 1937 e venne utilizzato in moltissime collezioni.
Nel ’35 arrivò il primo accessorio realizzato insieme a Dalí e da lui progettato: un portacipria a forma di quadrante telefonico su cui si poteva “scrivere il proprio nome”, una vera e propria opera d’arte.
Elsa Schiaparelli fu anche la prima stilista a ideare collezioni a tema come: Papillon del 1937, Cirque del ’38 e Pagana della Fall del 1938, ispirata ai dipinti del Botticelli.
La seconda guerra mondiale portò la Schiaparelli a trasferirsi negli Stati Uniti, dove viveva la figlia Gogo, continuando però a mantenere aperto il suo atelier parigino, trasferito al numero 21 di Palace Vendôme.
Il grande successo di Christian Dior e del suo New Look e la fine della Seconda guerra mondiale, iniziò il crepuscolo dell’incredibile carriera di Elsa Schiaparelli. Il viaggio cominciò ad essere parte imprescindibile della vita di Elsa: Roma, Hammamet, New York erano tappe fisse.
Nonostante Hubert de Givenchy avesse iniziato a lavorare nel suo atelier, la fama del brand si affievolì pian piano anche a causa della lontananza di Elsa, che ormai aveva deciso di passare la sua vita tra ala Tunisia e Parigi sempre più lontana dalle cose della moda.

Elsa Luisa Maria Schiparelli morì il 13 novembre del 1973, a 83 anni, lasciando una legacy indissolubile e che ha ispirato in maniera decisiva geni del calibro di Yves Saint Laurent, John Galliano, Alexander McQueen, Miuccia Prada, Rei Kawakubo e chi ne ha più ne metta.
Stravagante, eccentrica, sognatrice, artista, Elsa Schiaparelli è stata una visionaria atipica e tremendamente avanti tanto da rendere il suo lavoro intaccabile anche allo scorrere del tempo, rendendo le sue creazioni immortali.