La perfezione sembra ormai essere superata. Non siamo più attratti da linee dritte e da geometrie lisce, da foto in alta risoluzione o da spazi bianchi immacolati alla white cube. La fascinazione per il brutto sembra aver conquistato tutti: dalla moda che su TikTok propone trend sempre più estremi fino all’arte che sceglie sempre più spesso spazi urban ed estetiche brutaliste. Sembra esserci un’inversione di rotta che parte e si consolida sui social. Basta pensare ai caroselli photo-dump che propongono scatti mal riusciti e – addirittura – scatti in ospedale, soprattutto da parte delle celebrities. Ma perchè siamo così attratti dall’imperfezione? Uno degli aspetti da tenere in considerazione è senza dubbio la necessità di ritornare a un linguaggio autentico e veritiero, dopo anni saturi di immagini studiate e confezionate. Il secondo aspetto da sottolineare è più psicologico e crudo. In qualche modo, possiamo definire questa l’era della decadenza, o meglio, della disillusione dettata da una condizione di precarietà che non consente alle nuove generazioni di realizzarsi facilmente. Forse, quindi, accettiamo il brutto, sugli altri e su noi stessi, e nel mondo in generale, perché consapevoli di un degrado socio-culturale incombente. Questo si riflette sui nuovi trend TikTok che incoraggiano “il marcire a letto” e, più in generale, all’ozio. Pensiamo all’#bedrotting, ai lazy girl jobs o all’espressione Goblin mode. Ci troviamo quindi in un’epoca dello squallore che dice tanto di noi.
@virginradiotoronto The word of the year for 2022 is… #goblinmode ♬ original sound – VirginRadioToronto
Non è la prima volta che nella storia avviene la riscoperta del brutto o che, più in generale, si vive un periodo di disillusione, spesso accade alla fine di grandi tragedie come durante il secondo dopoguerra con le Avanguardie. Già nel Settecento avveniva una riflessione intorno al brutto. Ricordiamo una frase di Jean-Baptiste Du Bos che riflette sul fatto che «un’emozione possa essere suscitata in modo più violento da ciò che nell’arte procura un dispiacere».

Verso un’estetica deviante
In campo artistico tutto ciò si riflette in un’estetica pessimista e cruda, pensiamo ad esempio alla corrente cyberpunk che negli ultimi anni si sta rafforzando (qui in termini di ribellione sociale), o alle scelte espositive dei galleristi e curatori che ricadono sempre più spesso su location urban o abbandonate. Un ramo dell’arte si rivolge a una riscoperta brutalista, che pone il significato al di sopra dell’estetica. La ricerca della perfezione aulica viene sostituita dalla necessità di riflettere su tematiche attuali e contemporanee come la crisi d’identità, lo sgretolamento sociale e i problemi ambientali. Temi che hanno la necessità di parlare attraverso un linguaggio che li rispecchi. L’arte, soprattutto installativa e performativa, punta a sconvolgere il pubblico, ponendolo davanti alla realtà con un linguaggio estremamente diretto.

Qui per esempio un frame del dramma di The Parents’ Room (2021), opera presentata alla Biennale di Venezia lo scorso anno da Diego Marcon (Busto Arsizio, 1985). Marcon, uno degli artisti italiani più interessanti dell’ultima generazione, crea enigmatici drammi nei quali immagina una nuova umanità tormentata da profonde incertezze morali e intrappolata in azioni angoscianti che si ripetono all’infinito. Le sue opere sono perturbanti. Qui le maschere mostruose indossate dagli attori entrano in contrasto con la narrazione drammatica, creando disagio nello spettatore.

Un altro esempio è Ambra Castagnetti (1993, Genova) anche lei presente alla Biennale di Venezia nel 2022. Per l’artista – come si legge nel testo di Elisa Carollo per la Quadriennale di Roma – «L’opera d’arte, in quanto prodotto culturale, diviene strumento per parlare, al presente e al passato di questa relazione, in opere che appaiono come detriti di un futuro distopico, e come resti di un’utopia passata.» Le sculture, le installazioni, i video e le performance di Castagnetti nascono dall’urgenza di riflettere «sulla dimensione esistenziale e politica del corpo nel mondo.»

È significante menzionare il collettivo MRZB che inizia la sua ricerca guardando agli scarti del consumismo globale. L’opera di MRZB parte da luoghi marginali e underground, il loro stesso studio/baracca è costruito con materiali di recupero in un’area periferica di Torino. Ad oggi, «il lavoro si presenta oggi come un pastiche post-post-moderno di estetiche trash, glam, gotiche, pulp, horror e hardcore.» si legge nel testo di Alessandra Franetovich per la Quadriennale di Roma. «Il margine è quindi un tema di confronto reale ma assume anche i connotati di escamotage narrativo per confrontarsi con le vicende storiche dell’emarginazione, dove le figure del clown, il manichino, gli oggetti fetish e le situazioni orrorifiche inscenano un teatro delle maschere che parla dell’essere freak, della fragilità e della frammentarietà dell’esistenza oggi.»

Un design concettuale poco funzionale in ambienti urban
Anche il design, in particolare il collectible, si rivolge sempre di più verso forme organiche e imperfette, piuttosto che prediligere la rigidità e i materiali freddi come l’acciaio o il vetro. Se il design è sempre stato improntato a soddisfare una determinata funzione, oggi invece guarda più al recupero e al riciclo favorendo la creazione di oggetti irregolari e scegliendo materiali grezzi, pensiamo ad esempio ai biomateriali come i gusci della frutta secca o addirittura il pelo del cane. Parallelamente, la passione per l’imperfetto si riflette su alcuni trend recenti, come quello di creare oggetti con il poliuretano espanso che, al contrario, è altamente inquinante. Anche nell’interior l’estetica urban e decadente sembra spopolare. Qui alcuni esempi.



Ugly shoe trend, ugly chic e la genesi del trend che vuole vederci marcire a letto
parole di Anna Frattini
Dall’ugly shoe trend fino alla fascinazione per i vestiti stropicciati, sono numerosissime le tendenze che promuovono l’estetica del brutto. Su TikTok si possono trovare molti trend che seguono questa direzione: dalla #feralgirlsummer – passando anche per la #ratgirlsummer – fino al Rotting in Bed trend, una reazione verso l’iperattività presente nelle nostre vite quotidiane, sia lavorative che non. Nel mondo della moda, pensiamo all’ugly chic di Miuccia Prada, che ha saputo trovare il bello nel brutto con le sue collezioni Prada e MiuMiu. Una rivoluzione che da tempo ha influenzato il modo di vestire femminile e sembra non passare mai di moda.

Nello specifico, il Rotting in Bed trend ci spinge a riflettere su quanto sembri necessario rimanere a letto e trovare la pace nel non fare niente. È un immobilismo quasi totale che sembra riproporre il cosiddetto Goblin mode, «un comportamento impenitentemente autoindulgente, pigro, sciatto o avido, che rifiuta le norme e le aspettative sociali». Questa espressione è stata anche eletta dall’Oxford English Dictionary come parola dell’anno nel 2022 e possiamo vederla riflessa in molti dei look di Julia Fox, una delle personalità più controverse degli ultimi anni.
