Dietro il vetro di Ettore Sottsass

Dietro il vetro di Ettore Sottsass

Giorgia Massari · 2 settimane fa · Design

«Ho sempre pensato che il design cominciasse laddove finiva il processo razionale, e dove cominciava quello della magia» diceva l’architetto e designer Ettore Sottsass (1917-2007) che, per via della sua forza creativa, veniva spesso scambiato per uno scultore. In particolare, il suo estro artistico è evidente nella produzione dedicata ai vetri. Sottsass inizia a “fare vetro” a partire dagli ultimi anni ’40 ma il culmine lo abbiamo negli anni ’80, in concomitanza con l’inizio del progetto Memphis. È da qui che Sottsass, insieme alla moglie Barbara Radice, inizia a ridisegnare il concetto di abitare. Probabilmente il suo approccio al design è ciò che oggi lo rende ancora incredibilmente attuale ed è il motivo del grande boom che sta avendo negli ultimi anni, con centinaia di mostre a lui dedicate sparse per tutto il mondo. Probabilmente, anche oggi stiamo vivendo la stessa necessità di novità, di colore e di stravaganza per sopperire al rigore e alla monotonia che ancora una volta ha provato ad impossessarsi del nostro immaginario. 

Tornando alla sua produzione vetraria, osservando i pezzi della collezione Memphis – che oggi sono in mostra nello show-room di Milano (Brera) in occasione della Milano Glass Week – ciò che colpisce è la genialità delle forme e i colori accesi, tipici dello stile di Murano. È proprio qui che Sottsass inizia il suo primo approccio con il materiale ed è in questo luogo, insieme ai maestri muranesi, che ne scopre i segreti.

Nel 2017, in occasione del centenario dalla sua nascita, venne organizzata una mostra proprio a Venezia, nello spazio espositivo Le stanze del Vetro dal titolo “Ettore Sottsass: il vetro” a cura di Luca Massimo. Dal catalogo concepito dalla mostra, emerge il profondo legame che Sottsass ebbe con questo materiale e l’ispirazione che il vetro stesso riuscì a scaturire in lui. Sottsass non utilizzava il vetro in un’ottica industriale e rigorosa, e neppure per le sue qualità di trasparenza ed eleganza, ma piuttosto lo sfruttava per uscire dai classici schemi, rompendo le regole del design e creando un forte contrasto.

«Ho cercato di uscire dall’oggetto quotidiano e ho provato a fare Vetri con la maiuscola. Certo è un atteggiamento pericoloso, perché io non voglio essere artista, tantomeno scultore, ma alla fine gli oggetti che produco sembrano sculture di vetro, eppure non lo sono: sono un misto che non si capisce bene.» affermava Sottsass, ed effettivamente è proprio così. I suoi vasi all’apparenza poco funzionali, ricordano dei totem, delle forme primordiali e si caricano di una forte simbologia. In generale, il design di Ettore Sottsass è stato in grado di rompere gli schemi della quotidianità, “imponendo violentemente nuovi usi e costringendo a reinventare le azioni e i gesti del comportamento quotidiano, gli oggetti di Ettore Sottsass stravolgono la vita di chi aveva rinunciato a scegliere e a pensare”, come sottolineava la critica d’arte Francesca Alinovi.

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Gucci parla ANCORA al mondo dell’arte

Gucci parla ANCORA al mondo dell’arte

Giorgia Massari · 1 giorno fa · Art

Nel pieno della Milano Fashion Week, stiamo tutti aspettando il debutto di Sabato de Sarno come nuovo Direttore Creativo di Gucci. La casa di moda milanese continua il suo impegno con l’arte sfoderando un nuovo progetto: Gucci Prospettive. L’intenzione di proseguire il lavoro fatto per l’arte emergente da Alessandro Michele, viene portato avanti anche da De Sarno che sceglie il quartiere di Brera come luogo della sfilata, lasciando da parte il solito Gucci Hub. Nello specifico, la passerella verrà posizionata lungo le vie che circondano l’Accademia di Belle Arti, un’istituzione coinvolta anche nel progetto artistico in mostra in questi giorni. Insieme a De Sarno, infatti, l’Accademia ha selezionato quattro ex allievi oggi artisti emergenti di grande talento per esporre le loro opere in via Fiori Chiari 5. Ma scopriamo meglio di cosa si tratta.

Il progetto di De Sarno per Gucci Prospettive prevede la pubblicazione di una serie di volumi, ognuno dei quali accompagnerà ogni nuova collezione della maison, stimolando il dialogo tra la moda e l’arte. Il primo numero, dal titolo Milano Ancora, è stato presentato per la prima volta il 19 settembre, durante l’opening della mostra di via Fiori Chiari e contiene, tra le altre, le fotografie delle opere dei giovani artisti in mostra: Cristiano RizzoMartino SantoriNoura Tafeche e Valerio Eliogabalo Torrisi. La pubblicazione, curata da Stefano Collicelli Cagol, direttore del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, viene definita da De Sarno stesso come “una lettera d’amore a Milano“. Tra un’opera d’arte e l’altra, il numero racconta la storia artistico-culturale di Milano, sottolineando lo stretto legame che unisce Gucci verso la sua città. I giovani artisti scelti sono stati chiamati a raccontare la Milano della bellezza e della sensualità, andando oltre i racconti tradizionali e ricercando piuttosto nuovi livelli interpretativi.

L’inizio di De Sarno con la maison è senz’altro particolarmente intenso. Il suo amore viscerale e intimo con la città viene dichiarato anche attraverso l’uso della parola “Ancora” che rimanda a una sfera intima e sensuale. Siamo curiosi di vedere come Sabato De Sarno proseguirà il suo impegno di mantenere vivo il legame di Gucci con mondo dell’arte e quali strade prenderà questa nuova avventura per la maison.

Gucci parla ANCORA al mondo dell’arte
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Gucci parla ANCORA al mondo dell’arte
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Il duo street PichiAvo arriva a Milano

Il duo street PichiAvo arriva a Milano

Collater.al Contributors · 2 giorni fa · Art

Alla Galleria Wunderkammern di Milano arriva la mostra Diaspasis del duo di street artist PichiAvo, in apertura oggi 20 settembre fino al 21 ottobre. I due artisti valenciani sono noti per lo stile che fonde graffiti e arte classica. Curata da Giuseppe Pizzuto, la mostra rappresenta l’evoluzione dell’arte di PichiAvo. Insieme all’esplorazione estetica, il duo si concentra su un’indagine che guarda al potenziale dei materiali pur abbracciando un uso esplosivo dei colori. ‘Diaspasis’, una parola greca che significa ‘separazione’ e descrive la tecnica che i due hanno iniziato ad esplorare due anni fa. I PichiAvo dipingono con vernice spray, acrilici e olio su pannelli di cartongesso, che poi spezzano in frammenti multipli. La mostra presenterà oltre trenta opere, tra schizzi su carta e dipinti su cartongesso. Tutti con bordi irregolari realizzati quasi fossero sculture, spesso incorniciando soggetti dettagliati visti e fotografati in tutto il mondo. Li abbiamo incontrati per scoprire qualcosa di più.

PichiAvo, Cincinnati – USA (2022), Credits PichiAvo Studio

«Ogni opera è progettata per poter stare da sola o, in alcuni casi, far parte di un dittico o di un trittico», ci spiegano i due giovani artisti. Se da un lato traggono ispirazione da manufatti archeologici, spesso frammentari e dispersi in diversi musei nonostante appartengano allo stesso nucleo, dall’altro invitano anche i visitatori a giocare a un puzzle, ricostruendo storie e connessioni tra i soggetti all’interno dello spazio espositivo. Questi soggetti parlano della cultura mediterranea a cui apparteniamo e che il mito aiuta a trasmettere, in tutto il mondo, oltrepassando differenze linguistiche e religiose. Il mito ci unisce come esseri umani. «Di base, con il nostro lavoro invitiamo le persone a connettersi con il mondo del graffiti  e con quello della cultura classica, che è quello che noi siamo. Sempre con il nostro lavoro cerchiamo di rappresentare la nostra essenza. Sono dieci anni che abbiamo scoperto questo modo di esprimerci dove ci connettiamo col nostro passato e invitiamo la gente a collegarsi con il passato, che vive e che convive con loro ogni giorno.»

PichiAvo, Parvis de la Defense, Paris – France (2022), Credits Julie Montel

Il corpus di opere è stato anche concepito dagli artisti per regalare ai visitatori e ai collezionisti l’illusione di ammirare frammenti di interventi che PichiAvo crea di solito negli spazi urbani; il cartongesso riproduce gli effetti dei materiali e dei colori con cui gli artisti si scontrano frequentemente nella loro produzione all’aperto. In merito alla mostra in galleria, i PichiAvo ci hanno spiegato ciò che significa per loro: «Per noi come artisti, lavorare con una galleria di Milano è perfetto per la nostra connessione con lo stile greco-romano, si unisce e si nutre del nostro lavoro. Siamo sicuri che avere questa connessione con l’Italia possa funzionare molto bene. Lavorare in una galleria, abituati a lavorare in strada e in uno studio, fa in modo di arrivare a un pubblico che altrimenti non potremmo raggiungere ed è un’opportunità di presentare il nostro lavoro in maniera diversa.»

Chi sono PichiAvo?

PichiAvo è un duo composto da Juan Antonio (Pichi, 1977) e Álvaro (Avo, 1985). I due street artist si sono incontrati nel 2007 a Valencia e da allora hanno abbandonato le loro ricerche artistiche individuali a favore di una produzione unica caratterizzata da un approccio innovativo e dalla fusione equilibrata tra arte classica ed arte urbana. Riconosciuti per la loro capacità di unire pittura e scultura in contesti urbani. Il duo PichiAvo lavora anche in studio, esplorando una vasta gamma di materiali e tecniche pittoriche. La loro arte da’ vita a una mitologia urbana che unisce persone provenienti da diversi contesti sociali, tutte accomunate da un immaginario culturale classico comune e da un profondo legame umano.

PichiAvo, Grañen – Spain (2021), Credits PichiAvo Studio

Il murale realizzato per il North West Walls Festival in Belgio nel 2015 ha segnato l’inizio della loro carriera internazionale. Oggi PichiAvo vanta mostre in gallerie e presso il CCCC Centre del Carme Cultura Contemporània di Valencia. Sono stati coinvolti anche in prestigiosi progetti aziendali, come la collaborazione con Bulgari a Roma nel 2018. Ma non solo, hanno anche realizzato una scultura monumentale alta 26 metri per il festival delle Fallas a Valencia nel 2019. I murales di PichiAvo si trovano in tutto il mondo, in oltre 20 paesi.

PichiAvo, Diaspasis series (2023), Spray, acrylic and oil paint on drywall, 122 x 115 cm, Unique piece – detail, Credits PichiAvo Studio
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La bellezza del desiderio in Yulia Zinshtein

La bellezza del desiderio in Yulia Zinshtein

Collater.al Contributors · 3 giorni fa · Art

L’immaginario artistico di Yulia Zinshtein conserva una vena nostalgica percepibile fin da un primo sguardo. Tra scene di un amore passato, attimi di attesa davanti a un telefono e momenti di sorellanza, l’artista e fotografa di origini ucraine – con base a New York – esplora temi come la bellezza del desiderio e le connessioni umane. Il suo linguaggio è semplice e giocoso. Il tratto infantile sottolinea la sfera effimera che racchiude le esperienze della vita. I suoi dipinti sono ricchi di colori vibranti e dettagli intricati che trascinano gli spettatori in un mondo di contemplazione e introspezione.

La storia di Yulia Zinshtein influenza inevitabilmente la sua ricerca. Nasce nel 1990 a Philadelphia da genitori ucraini, all’età di soli 10 anni la famiglia lasciò l’America per trasferirsi a Mosca. Questa rilocazione fondamentale segnò l’inizio di un complesso percorso di scoperta di sé e di espressione artistica. Crescere come “la russa a Philadelphia” e “l’americana a Mosca” ha lasciato un segno indelebile sulla sua identità. Invece di sentirsi un’outsider, Zinshtein ha abbracciato la sua posizione unica, utilizzandola come una fonte di ispirazione per la sua arte.

Zinshtein ha trovato conforto e connessione attraverso la sua arte. È diventata un modo per lei di forgiare un senso di appartenenza nei suoi contesti sempre mutevoli. Le sue creazioni sono una testimonianza del desiderio umano di stabilire radici e creare qualcosa di permanente in un mondo in cui tutto sembra effimero. Attraverso il suo lavoro, intreccia una narrazione di desiderio, un’emozione universale che risuona con persone di ogni estrazione.

Courtesy Yulia Zinshtein

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I collage sconcertanti di Abraxas

I collage sconcertanti di Abraxas

Giulia Guido · 5 giorni fa · Art

Ci avvolgono sconvolgendoci, a volte dando quasi fastidio allo sguardo, eppure non riusciamo a smetterli di guardarli. Sono i collage di Abraxas, nome d’arte di Davide Fossati.

Abraxas ha iniziato sperimentando con la pittura, il disegno e la scrittura e da poco più di un anno si è specializzato nella realizzazione di collage dal forte impatto visivo che giocano sulla moltiplicazione di dettagli del corpo umano, come gli occhi o le unghie, ma a volte si fa ispirare anche dal mondo animale. 

Replicando e sovrapponendo il dettaglio scelto, Abraxas compone delle immagini sature: non esistono spazi vuoti, come se l’artista volesse riempire il nostro sguardo senza darci una via di fuga e, in effetti, è proprio ciò che succede quando guardiamo i suoi lavori. 

Alcuni suoi collage ci spiazzano, vorremmo girare lo sguardo per non venire inghiottiti da decine di bocche aperte o da altrettanti corpi nudi che si fondono l’uno con l’altro, ma scopriamo di non esserne in grado. Addirittura avviciniamo l’immagine ai nostri occhi. 

Noi abbiamo selezionato solo alcuni dei lavori di Abraxas ma per scoprirne di più visitate il suo profilo Instagram

Leggi anche: Le sculture di Qimmy Shimmy attirano e repellono al tempo stesso

Abraxas
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