Il nomadismo nelle fotografie di Gaia Caramellino

Il nomadismo nelle fotografie di Gaia Caramellino

Anna Frattini · 3 settimane fa · Photography

Gaia Caramellino, talentuosissima fotografa, ha intrapreso un viaggio alla ricerca dei concetti di casa, di appartenenza e di identità attraverso la fotografia. La sua creatività si riflette in un’esplorazione del suo passato nomade, trasformando il movimento perpetuo in un mondo sospeso e malinconico dove il concetto di “casa” si tramuta in profonda riflessione.

Nata in una famiglia di viaggiatori itineranti, Caramellino ha trascorso la sua infanzia in una casa su quattro ruote insieme ai genitori, sempre in movimento. Inizia qui il suo viaggio fotografico. La sua fotografia si contraddistingue per il tono agrodolce, alla ricerca di qualcosa di stabile all’interno di questo moto perpetuo. «Mia madre diceva che la malinconia dei nomadi non è altro che la ricerca di un luogo innocente, un luogo da proteggere», spiega la fotografa.

Attraverso il suo obiettivo, Gaia Caramellino cattura i momenti fugaci di un’esistenza nomade e le emozioni profonde che ne derivano. Le sue fotografie raccontano storie di transitorietà e la ricerca di quell’inafferrabile senso di appartenenza. Ogni immagine è una testimonianza del potere dell’arte di esplorare, esprimere e guarire l’anima. Il lavoro di Gaia invita gli spettatori a unirsi a lei in questo viaggio, a contemplare la bellezza della malinconia e a riflettere sulla ricerca universale di un luogo da chiamare casa.

Ph. courtesy Gaia Caramellino

Per scoprire di più sui suoi scatti qui il profilo Instagram della fotografa. Vi ricordiamo anche che Gaia Caramellino sarà parte della mostra Collater.al Photography alla Fondazione Matalon di Milano dal 22 al 24 settembre 2023.

Il nomadismo nelle fotografie di Gaia Caramellino
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Le immagini sospese di Lello Muzio

Le immagini sospese di Lello Muzio

Collater.al Contributors · 3 settimane fa · Photography

L’Istituto Italiano di Fotografia ospita dal 16 al 26 settembre la mostra vincitrice di Idee Photo Contest. Si tratta di “S O S P E S A“, il progetto fotografico omonimo di Lello Muzio. Vi abbiamo già parlato in passato di Lello Muzio, un fotografo italiano orientato verso nuovi linguaggi visivi e focalizzato sull’esplorazione di spazi vuoti, di scene di vita quotidiana e, più in generale, sul raccontare delle storie.
In occasione di questa mostra – a cura di Anna Mola – il fotografo espone il suo progetto “Sospesa” composto da otto immagini di fotografia concettuale che illustrano lo stato d’animo di sospensione attraverso la rappresentazione cinematografica di persone comuni e oggetti quotidiani.

«Molto interessante è vedere come l’autore si focalizzi su dettagli infinitesimali, che nessuno noterebbe ma che diventano protagonisti, isolati da tutto il contesto» – spiega Anna Mola nel testo curatoriale – «Quelle piccole gocce di cera rappresa sulla base del candelabro da dove vengono? Perché era stata accesa una candela? Era un’occasione triste o allegra? Quella poltrona verde sta per accogliere un ospite oppure una persona si è appena alzata? Questi piccoli set sono costituiti di oggetti reali, come i set cinematografici; ne riprendono pure l’estetica. Ed esattamente come per un film, non ci chiediamo che fine fanno i personaggi dopo la scritta “the end”»

Contemporaneamente a “S O S P E S A”, sarà visitabile l’esposizione “Guida al XXI secolo” con le immagini di Francesco Paolo Nolfo, che qui espone sei immagini tratte dalla serie omonima: un progetto di street photography in b/n. Gli scatti, realizzati in diverse città d’Europa, mostrano i passanti che camminano per strada o partecipano a un evento, mentre sono assorti e rapiti dal loro smartphone: un ritratto vivido e oggettivo del mondo contemporaneo.

Le due mostre sono visitabili dal 16 settembre al 26 settembre presso l’Istituto Italiano di Fotografia nella sede di Milano in via Enrico Caviglia 3. Per maggiori informazioni visita il sito qui.

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Daria Troitskaia è in continuo movimento

Daria Troitskaia è in continuo movimento

Collater.al Contributors · 3 settimane fa · Photography

L’evoluzione artistica della fotografa Daria Troitskaia è stata alimentata dal suo continuo spostamento tra luoghi diversi, dal suo senso dell’avventura, dalle sfide autoimposte e da una prospettiva unica che infonde vita nella sua fotografia. Troitskaia nasce a San Pietroburgo, studia a Vienna e ora risiede in Italia. Il suo obiettivo riflette la sua vita: catturare il mondo in movimento perpetuo. Che si tratti delle strade affollate di una città o dei momenti tranquilli di un villaggio remoto, lei coglie i dettagli, le abitudini e le emozioni spesso trascurate. Il suo portfolio nella street photography offre uno sguardo nelle vite private delle persone, con ogni fotogramma che racconta una storia avvincente.

Lo spirito avventuroso di Daria la porta a grandi altitudini, letteralmente. Si imbarca in missioni di fotografia aerea, catturando viste mozzafiato da elicotteri. Il suo obiettivo si alza sopra le maestose Alpi Svizzere, segue le coste selvagge di Malta e si gode l’infinita bellezza della Riviera Italiana. A terra, documenta eventi iconici come il Gran Prix Nuvolari e la Mille Miglia, catturando l’essenza di gare leggendarie e scontri entusiasmanti.

Il viaggio artistico di Daria continua con il suo prossimo libro di fotografia, “Italy from the Air“, che promette di mostrare la bellezza dell’Italia da una prospettiva impareggiabile. Il suo lavoro va oltre i confini, decorando mostre in tutto il mondo, e il suo impegno nel superare i limiti creativi assicura che il meglio debba ancora venire. Per Daria Troitskaia, “l’impossibile è solo un’opinione“, e la sua arte continua a ispirare e affascinare.

Qui vi presentiamo la serie a cui appartiene lo scatto che Daria Troitskaia presenterà alla mostra Collater.al Photography presso la Fondazione Matalon di Milano dal 22 al 24 settembre 2023.

Daria Troitskaia è in continuo movimento
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La fotografia analogica di Bobby Mandrup

La fotografia analogica di Bobby Mandrup

Anna Frattini · 3 settimane fa · Photography

La fotografia di Bobby Mandrup – classe 1985 – utilizza la luce come strumento, disegnando delicatamente le figure e andando oltre i confini tradizionali della fotografia. A fronte di questo, Mandrup rimane fedele alle radici della fotografia analogica. Il suo lavoro è una rappresentazione autentica del momento fisico fugace, catturando emozioni genuine e una realtà non filtrata.

La scelta delle macchine fotografiche di Mandrup, principalmente Yashica e Mamiya. Strumenti che non sono solo questo ma anche parte integrante del suo processo artistico, che hanno caratteristiche e stranezze quasi personali, diventano il suo mezzo di espressione. Mandrup abbraccia queste imperfezioni e tutte le limitazioni della fotografia analogica, utilizzandole a suo vantaggio.

Il lavoro di Bobby Mandrup si concentra principalmente sulla ritrattistica di artisti, musica, teatro e fotografia editoriale. Quello che contraddistingue la sua fotografia è il modo in cui traspare la sua emozione genuina e presenza, indipendentemente dal loro genere o dalla fama. Non ci troviamo davanti a un documentarista, ma un artista che cerca di scoprire i momenti imprevedibili e autentici che si verificano al di fuori dei confini di un ambiente studio controllato. Ogni fotografia racconta una storia, non solo del soggetto ma del momento stesso, catturando l’essenza stessa dell’essere umano.

Leggi altro su Bobby Mandrup qui.

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Ludovica De Santis racconta la psicogeografia

Ludovica De Santis racconta la psicogeografia

Collater.al Contributors · 3 settimane fa · Photography

Nella serie UNTITLED della fotografa Ludovica de Santis, siamo immersi in un viaggio attraverso l’anima della provincia italiana. Questa straordinaria serie trova le sue radici nel Manuale di Psicogeografia di Daniele Vazquez, un libro che ha aperto nuovi orizzonti per la fotografa e ha plasmato in modo significativo il suo approccio a questo progetto.

La psicogeografia, definita per la prima volta nel 1958, esplora gli effetti dell’ambiente geografico sul comportamento e le emozioni umane. Questo concetto è diventato la linfa vitale di “UNTITLED”, orientando la creatività e la visione di Ludovica de Santis. La serie non si concentra sull’azione esterna, ma piuttosto sulla percezione interna delle cose. Si parte dalle condizioni psicologiche ed esistenziali delle persone che vivono nella provincia italiana, esplorando le loro sfide mentali e le emozioni quotidiane.

L’obiettivo primario di questa serie è catturare il legame sottostante tra la geografia di una regione e la salute mentale delle persone che la abitano. Si indaga fino a che punto la configurazione geografica di un luogo possa influenzare la psiche umana e come i fenomeni caratteristici delle zone rurali possano essere analizzati attraverso la lente della relazione tra spazio e mente.

UNTITLED mira a restituire al pubblico lo stato di inerzia, vuoto e solitudine che spesso permea la provincia italiana. Attraverso le immagini, l’artista trasmette il senso di immobilità che ha sempre caratterizzato queste regioni e denuncia l’isolamento sociale come una delle principali cause di questa condizione. Come afferma de Santis: «La solitudine che si prova in provincia, chi viene dalla città non la può capire».

Questa serie di fotografie offre uno sguardo intimo sulla vita nella provincia italiana, invitando il pubblico a riflettere sulla complessa interazione tra ambiente geografico e stato mentale. “UNTITLED” è un’opera d’arte che sfida le percezioni preconcette e invita a considerare in modo più profondo la connessione tra spazio e mente nelle comunità rurali, portando alla luce le sfumature e le sfide che spesso sfuggono all’osservatore occasionale.

Ph. courtesy Ludovica de Santis

Ludovica De Santis racconta la psicogeografia
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