Nessuno lo sa, e chi lo sa (si contano sulle dita di una sola mano) si guarda bene dal dirlo.
Jim Joe è un unicum nel mondo dell’arte, rappresenta uno dei più grandi misteri della street art e non soltanto. Il suo nome, così come il suo volto non sono noti bensì, ad essere estremamente facili da notare sono le sue tag in quel di New York City.

Ma proviamo a fare un po’ di chiarezza e provare a rispondere, per quel che si può, alla domanda dalla quale siamo partiti, chi è Jim Joe?


Jim Joe (non è il suo vero nome naturalmente) è uno street artist che opera principalmente a New York da più di 10 anni. I suoi lavori sono caratterizzati dalla semplicità, dalla sagacia e dall’imprevedibilità. Le tag dell’artista, sempre realizzate con l’utilizzo del maiuscolo, si discostano in modo netto dal lettering pomposo e barocco tipico del Wild Style, che aveva monopolizzato la street art newyorkese a partire dalla fine degli anni ’70, risultando per lo più grezze, immediate, senza fronzoli.


Bidoni della spazzatura, pareti fatiscenti, vetrine di negozi abbandonati, porte di legno ormai rovinate, facciate di palazzi mezzi diroccati, queste sono le tele che Jim Joe sceglie per i suoi lavori.
Per provare a capire meglio anche la filosofia dietro il lavoro dell’artista – pare originario di Montreal ma non ci sono certezze nemmeno su questo aspetto – basta analizzare la sua tag “NOTHING BY JIM JOE”.
In contrasto con il concetto di rivendicazione dell’opera e con la natura stessa del concetto di graffito, Jim Joe rifiuta e decostruisce il suo essere artefice e autore, sottolineando allo stesso tempo la natura effimera, temporanea e transitoria della street art.

In una delle rarissime interviste da lui rilasciate, in questo caso al New York Times, Jim Joe ha dichiarato che uno dei suoi punti di riferimento, se non il più importante, è Marcel Duchamp, aspetto che si evince chiaramente dall’autoreferenzialità delle sue opere.


Nessuno sa chi sia, non ha una pagina Wikipedia, ma in compenso ha lavorato con le più importanti personalità artistiche del pianeta: ha ispirato il compianto Virgil Abloh, di cui era molto amico, ha realizzato la copertina di “IF YOU’RE READING THIS IT’S TOO LATE” di Drake e la grafica del profilo Yeezus su Apple Music di Kanye oltre alla cover di SAINT PABLO, ma non soltanto.


Nonostante appaia pochissimo in pubblico, ovviamente con il viso sempre e rigorosamente coperto, ha sfilato per Louis Vuitton oltre a collaborare con la maison francese nella creazione di abiti e opere d’arte su commissione, il tutto restando sempre fedele a stesso e all’anonimato.

Dalla morte di Abloh in poi, Jim Joe ha ridotto ancora di più le sue comparsate. I due stavano lavorando a tantissimi progetti da realizzare insieme, ma la scomparsa dell’amico pare abbia avuto una forte ripercussione su lui.
No ai riflettori, no alla fama, no allo sfruttamento e nemmeno all’utilizzo della propria immagine, Jim Joe è la negazione di stesso e, ad oggi, resta uno dei misteri irrisolti più indecifrabili dell’arte contemporanea.