È partita la quinta edizione di Laterale Film Festival, la rassegna cinematografica internazionale promossa dall’Associazione Culturale Laterale, in programma dal 13 al 15 settembre a Cosenza, all’interno del Cinema San Nicola.
In questi anni il festival ha attirato l’attenzione dei cinefili per un approccio molto sperimentale alla materia. Anche nel 2021 nei 21 corti selezionati (tra oltre 780) è riconoscibile una sperimentazione più vicina all’arte contemporanea, piuttosto che una ripresa dei codici del cinema tradizionale. La contaminazione di diverse forme d’arte accomuna le opere proiettate a Cosenza, che vengono presentate dagli organizzatori in modo che siano facilmente fruibili da tutto il pubblico. Si tratta di una selezione coraggiosa ma attenta al significato unificante che può avere il cinema, anche nella sua variante più concettuale.
Proprio per porre il focus sul dialogo attorno al cinema, durante le serate del festival il Cinema San Nicola ospiterà talk che approfondiranno il tema, così come la mostra “Lustro”, esposizione di arte concettuale che definirà un preciso tutt’uno multidisciplinare.
Tra i 21 corti Collater.al ne ha scelti 5, di registi italiani e internazionali, come quello di Lav Diaz, Leone d’oro alla 73ma edizione della mostra internazionale del cinema di Venezia.

Himala: a dialectic of our time – Lav Diaz (2020)
Si tratta della prima mondiale del corto del regista filippino citato poco fa, il quale raccoglie filmati di persone mentre guardano il documentario del 1982 “Himala” di Ishmael Bernal. L’esperimento è quello di una regia da remoto, utilizzando dispositivi molto disparati.

Brief Glimpses on the Way to Joy – Richard Fedorchak (2020)
Il titolo spiega molto della trama, sono “brevi scorci sulla strada della gioia“. Un viaggio fatto di immagini all’interno del passato di Rich Fedorchak, con una musica evocativa come colonna sonora che fa rivivere una sfera di emozioni e sensazioni di pura gioia e malinconia.

We are Without – SJ. Ramir (2020)
Immagini di esperienze intime e sensoriali, dense come la spuma del mare e come il suono delle campane. Il regista ricrea la pienezza di queste esperienze e ricordi con lenti che fanno ribollire la grana della pellicola come acqueforti in movimento.

Season/Patterns – James Edmonds (2020)
Quattro bobine per quattro stagioni, per ripercorrere un anno di rapporti quotidiani e immersivi nella natura. Edmonds raccoglie forme in movimento, le luci si confondono e si mischiano ad alberi, marciapiedi e gonne che danzano.

The Flame of the Spent Hour – Roger Deutsch (2020)
La prima e l’ultima inquadratura racchiudono un microcosmo di immagini che non hanno un tempo e un luogo, e per questo i fantasmi che partecipano alla scena fanno parte di un non-mondo, senza logiche comprensibili solo attraverso l’esperienza.
