Gli scatti di Marco Pietracupa sono divisivi, anarchici e libidici. L’uso del flash – consistente in molti dei suoi scatti – sembra sorprendere i suoi soggetti e ci fa riflettere sui nostri stessi istinti. Il risultato sono fotografie inaspettate, talvolta inquietanti che pur sembrando scattate per sbaglio, catturano lo spettatore.

Marco Pietracupa, parallelamente, lavora anche come fotografo di moda. Nel corso degli anni ha collaborato con riviste come Harper’s Bazaar, Hunter, Vogue, Pop Magazine e Vice. Ma non solo magazine, anche brand come Gucci, Valextra, Bulgari e MSGM.

Nel 2016 è uscita la sua prima pubblicazione monografica per Yard Press, Shapeshifter che lo ha portato a esporre in varie istituzioni e gallerie. A seguire, Pietracupa ha esposto presso Marsèlleria, la Triennale di Milano, la Mannerheim Gallery a Parigi e molte altre.


È in mostra da FuturDome fino al 10 giugno una sua personale, The Vacuum Decay che espone una serie di immagini scattate da Pietracupa durante il primo lockdown. Il suo studio non era altro che un fienile al tempo, diventato poi una sorta di osservagtorio cosmogonico in cui il decadimento del vuoto diventa forza propulsiva per attivare un ciclo di ritratti di suoi cari confinati dentro le stesse mura. L’alternanza di corpi inerti e oggetti riesce a rappresentare i vari stadi dell’essere. La vera e propria emancipazione del macabro timore dell’instabilità del nostro vuoto.

Courtesy immagini FuturDome, Marco Pietracupa
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