Conosco Marta Grossi dai tempi della Top 8 predefinita di MySpace. Avevamo entrambi poco più di ventanni, lei lavorava come Graphic Designer in una piccola agenzia di Rovigo mentre io cazzeggiavo allUniversità. Lei faceva i suoi lavoretti e io le dicevo quanto era brava, passavamo i pomeriggi consumando i tastini delle keyboard.
Sono passati quasi 10 anni e lei dalla campagna veneta si è trasferita prima a Milano e poi ad Hong Kong dove ha lavorato come Creative Director in alcune importantissime agenzie internazionali. Ultimamente mi ha confidato che sta cercando di stare quanto più possibile lontano dalla scrivania e di dedicare tutto il tempo che ha a disposizione ai suoi progetti come artista.
Ho bisogno di stare per strada, vivere la gente, le ispirazioni. In un mese con questo progetto stanno cambiando tante cose e dato che è stato tutto inaspettato continuo a fidarmi del mio istinto.
Marta ha creato Banana Graffiti un progetto di bucce di banana dipinte, dove ogni pezzo di frutta fornisce una tela semplice e unica sulla quale disegnare, trasformando la buccia esterna in una piccola opera d’arte temporanea. La sera prima di andare a dormire disegna le banane, le fotografa e poi va a letto, l’indomani poi le mangia a colazione.
Le abbiamo fatto qualche domanda mentre il suo progetto sta facendo il giro del mondo, ecco cosa ci ha risposto:
1 – Prima è stato il tempo dei Temporary Store, poi dei Temporary Space e adesso i Temporary Canvas, come ti è venuta questa idea curiosa?
L’idea l’ho avuta più di tre anni fa, ho solo trovato ora il tempo di realizzarla. Al wet market mi ero accorta che scrivevano i prezzi direttamente sulla buccia delle banane con un pennarello rosso. Portavo le banane a lavoro e le costumizzavo con frasette e illustrazioni per i miei colleghi.
Io infatti considero il mio progetto un “temporary space” per un “temporary love”. La testimonianza reale che possiamo essere ispirati ovunque e da qualsiasi cosa. Creare un oggetto d’arte temporaneo ed effimero ridimensiona un po’ il concetto di arte basato su un pezzo (costosissimo) da esporre o comprare. Le mie banane sono 100% materia organica.
2 – Che fine fanno le bucce? Finiscono nellumido o in una cornice?
Le bucce finiscono tutte nell’umido. Resta solo la loro storia d’amore. Un paio di foto e il ricordo di quando è stata ideata.
3 – Fino ad adesso hai usato pennarelli, matite colorate, evidenziatori, glitter e tante banane, quale sarà il prossimo elemento che userai?
Ho usato molti più strumenti a dire il vero, ma ho già una lista troppo ampia per citarli tutti. Provo a usare tutto quello che mi ispira, ma a volte la banana rifiuta i miei esperimenti… Tendo a precisare che la buccia di banana è super difficile come tela: molliccia, spugnosa, umida. Ho buttato via tante di quelle penne e pennarelli che non faccio più il conto.
4 – Dove compri le banane? Hai già instaurato un rapporto particolare con il fruttivendolo? Sa già che fine fanno?
Dietro casa mia è pieno di mercati di frutta e verdura. Qui a Hong Kong li chiamano i “wet market” e appunto lì ho avuto l’ispirazione del progetto. Non ho un fruttivendolo di fiducia, compro caschi di banane dove sono più comoda, ma posso dirti di sicuro, chi invece non ha voluto vendermele, le banane.
Una signora cinese anzianotta con banchetto in una delle strade che faccio sempre per andare a lavoro. La tipica vecchia generazione che sa poco inglese ma sicuramente un po’ lo sa parlare e fa finta di non saperlo in determinate situazioni. Ci ho messo un anno per ingraziarmela, con parole in cantonese e tentativi amichevoli ogni volta…un giorno ho cambiato pettinatura e si è rifiutata di vendermi le banane. Intendo di vendermele per sempre. Lo so, fa ridere. La vedo ogni mattina e penso a cosa è diventato Banana Graffiti, e a come tutto torna nella vita.
5 – La componenete del deterioramento e lingestione del frutto fanno sicuramente parte del progetto e lopera sì può dire effettivamente conclusa nel momento in cui la banana non cè più hai pensato in qualche modo di poterle conservare e preservarle oltre lo scatto fotografico?
Certo, il fatto che le mie banane siano materia organica e soggette al deterioramento, è una delle basi del mio concept.
In molti mi chiedono se non mi dispiace buttare o mangiare le mie banane, e io rispondo: ovvio che no! Mi sono arrivati link su link riguardo come preservare al meglio una banana e farla durare di più. Se anche esistesse un modo, non mi interesserebbe saperlo. In realtà l’opera non è conclusa con il deterioramento del frutto, è solo visibile attraverso un altro supporto.
6 – Come sarebbe cambiato il tuo progetto se al posto di una banana ci fosse stata una mela?
Bellissima domanda. Ci sto pensando ora a dire il vero. Di sicuro sarebbe cambiata la texture e la consistenza…quindi l’effetto avrebbe avuto resa diversa. Il concept dello spazio temporaneo sarebbe rimasto comunque lo stesso.
7 – Ti è mai capitato di chiedere a un ragazzo se vuole salire a vedere la tua collezione di banane?
Ahhahaha no. Ma alcuni giorni ho tipo dalle 4 alle 6 Banane Graffiti in giro per casa. La donnina che mi fa le pulizie penserà che sono una pazza scatenata quando le trova. Chi sa del progetto non si sorprende troppo a vedermi tirare fuori dalla borsa banane multicolor o all’improvviso mettermi a disegnare una nuova banana se qualcosa mi ispira all’improvviso.
Come vedi la cosa fondamentale, resta comunque che mi diverto tantissimo.
Queste ultime tre (LadyB + I see you + Tati plaid) fanno parte di una collezione realizzata da Marta insieme con la sorella e stylist Angela Grossi. (Quella tutta bianca con gli spilli si chiama LadyB e siamo i primi a pubblicarla!).
Se vi piacciono le banane potete seguire il progetto #BANANAGRAFFITI su Instagram.