MGR: Revengeance – Anatomia di un cattivo

MGR: Revengeance – Anatomia di un cattivo

Collater.al Contributors · 10 anni fa · Art

La saga di Metal Gear è sotto molti punti di vista, una delle più importanti del mondo dei videogiochi. Dal punto di vista narrativo, è infatti uno di quei titoli in grado di superare la semplice idea di “gioco” per diventare narrazione interattiva, epopea, e senza entrare troppo nel dibattito, avvicinare i videogiochi a quello status di “opera d’arte” che tanto anelano.

Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

Ultimo capitolo della saga è Metal Gear Rising: Revengeance, presentato in questi giorni dal creatore della serie Hideo Kojima, in un incontro svoltosi a Milano, che ha visto la partecipazione anche di Enrico Ghezzi. Il titolo si distacca dalla saga, soprattutto nelle meccaniche di gioco, che invece di basarsi sull’infiltrazione e sulla furtività puntano tutto sull’azione adrenalinica e spettacolare, ma non nella visione artistica, da sempre influenzata dall’artista che ha tratteggiato i contorni del mondo i personaggi che lo abitano: Yoji Shinkawa.

Ma se a Shinkawa e al suo universo fantapolitico fatto di super soldati e mech giganteschi dedicheremo in futuro un articolo a parte, oggi ci vogliamo concentrare sul procedimento di creazione di uno dei cattivi più interessanti dell’ultimo capitolo: Mistral.

Il concept iniziale di Mistral nasce da un’idea di Kenji Saito, direttore del gioco, che inizialmente immagina un personaggio dotato di tentacoli che vengono usati come fruste. E visto che come ogni spy story che si rispetti, in Metal Gear tutte le donne sono femme fatale (spesso con un tragico passato), i disegni iniziali si concentrano soprattutto sulla sua bellezza e su un fisico sinuoso.

Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo
Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

Tutto sommato, ci troviamo di fronte a disegni abbastanza casti per gli standard giapponesi, i quali dopo poco si ricordano di essere quel paese dove i porno si leggono tranquillamente in metropolitana e iniziano a immaginare una Mistral decisamente più fetish e perversa.

Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

E poi, nonostante il tentacolo sia uno degli strumenti erotici preferiti dai nipponici, decidono di sostituirli con alcune braccia artificiali attaccate lungo la schiena, esaltando, grazie a un gioco di colori, le forme del personaggio.

Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

Vengono poi definiti alcuni dettagli legati alle armi e all’equipaggiamento.

Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

Ed ecco il risultato finale, da una donna che usa dei tentacoli per combattere siamo arrivati a una dea Kalì cyberpunk.
Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

E per concludere non glielo vuoi fare impugnare un bel simbolo fallico?

Metal Gear Rising Revengeance - anatomia di un cattivo

Che ve ne pare? Meglio l’idea originale o il progetto approvato?

Hideo Kojima

MGR: Revengeance – Anatomia di un cattivo
Art
MGR: Revengeance – Anatomia di un cattivo
MGR: Revengeance – Anatomia di un cattivo
1 · 9
2 · 9
3 · 9
4 · 9
5 · 9
6 · 9
7 · 9
8 · 9
9 · 9
La fotografia eterea di Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin

Giorgia Massari · 2 giorni fa · Photography

“Ci sono ipotesi diverse su come siamo venuti al mondo, c’è chi dice dagli animali come conseguenza dell’evoluzione della specie e c’è chi dice per mano di Dio, ma di certo sappiamo che quando lasceremo questo pianeta, ciò che resterà di noi sarà solo polvere.” con queste parole il fotografo italiano Matteo Zanin (1986) riflette sul nostro destino attraverso una serie di scatti di nudo artistico. La polvere, le briciole, i detriti, le ceneri sono il punto di partenza del suo progetto fotografico POLVERE in cui la materia naturale e il corpo umano diventano una cosa sola.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

In un’ambiente arido, privo di vegetazione, una donna nuda, dall’aspetto candido e leggero vaga nel desertico paesaggio, mimetizzandosi e amalgamandosi ad esso. “La donna è l’essere vivente che più si avvicina alla natura, perché come lei è l’unica che può creare un’altra vita.” riflette Zanin.

Gli scatti appartengono ad una sfera eterea, che rimanda lo spettatore ad uno scenario quasi apocalittico. L’ultima donna sul pianeta, una ninfa solitaria, in cerca di acqua, di una fonte di vita. Con il tempo il suo corpo si congiunge alla natura, fino a diventare parte della stessa. Contorcendosi imita le sue forme, abbracciandola le dimostra il suo amore.

La passione per la Street photography e il suo approccio cinematografico, oltre alla sua esperienza nel campo della moda, emergono particolarmente nella serie POLVERE, capace di riassumere l’identità artistica di Matteo Zanin e di restituire una serie di sentimenti contrastanti. La natura può dare ma può anche togliere.

Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al
Matteo Zanin Polvere | Collater.al

Courtesy and credits Matteo Zanin

La fotografia eterea di Matteo Zanin
Photography
La fotografia eterea di Matteo Zanin
La fotografia eterea di Matteo Zanin
1 · 8
2 · 8
3 · 8
4 · 8
5 · 8
6 · 8
7 · 8
8 · 8
Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America

Anna Frattini · 4 giorni fa · Photography

Classe 1980, J. Jason Chambers è un fotografo americano che racconta l’America attraverso i suoi scatti, viaggiando di stato in stato e ispirandosi al New Topographics Movement. Scorrendo fra gli scatti del fotografo sembra di vedere un’America molto diversa da quella che ci immaginiamo. Insegne al neon luminose, stazioni di servizio e vecchie automobili sospese in un’atmosfera quasi cinematografica. Chambers sembra essere in continuo movimento, dalla California fino a Wall Street passando per il deserto. Le fotografie scattate a New York fanno da contraltare alle suggestioni desertiche del New Mexico e ai panorami texani di Marfa.

La riflessione di J. Jason Chambers su una nuova topografia influenzata dall’uomo si ispira a una mostra risalente al 1975 a Rochester, New Topographics. In questa occasione furono esposti 10 fotografi alle prese con l’arrivo del Concettualismo e del Minimalismo nella fotografia degli anni ’70. Il SFMoMA, nel 2010, ha deciso di riportare in vita questa mostra rivelando il ponte pre-esistente fra il mondo dell’arte contemporanea e quello della fotografia.

Il punto di incontro fra la fotografia di J. Jason Chambers e New Topographics sta nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Stazioni di servizio, motel o parcheggi fanno ormai parte del nostro immaginario quando si parla di paesaggistica così oggi come negli anni ’70.

J. Jason Chambers

Per scoprire altri scatti di J. Jason Chambers qui il suo profilo Instagram.

Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
Photography
Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
Le fotografie di J. Jason Chambers raccontano l’America
1 · 7
2 · 7
3 · 7
4 · 7
5 · 7
6 · 7
7 · 7
Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain

Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain

Giorgia Massari · 5 giorni fa · Photography

Non possiamo dare niente e nessuno per scontato. Celebriamo ciò che di bello ci da la vita. Attraversiamo i momenti difficili e rimaniamo in piedi”. Con questa parole entriamo a contatto con la poetica del fotografo basco Andoni Beristain che, con oggetti semplici e paesaggi colorati omaggia la bellezza della vita. Le sue origini basche sono fondamentali nella sua ricerca e particolarmente evidenti nella sua estetica. Nelle sue fotografie still life, emerge la sua visione personale della vita: colorata, ottimista e ironica. 

Con questa serie di scatti di Andoni Beristain che vi proponiamo oggi, evochiamo l’estate in arrivo e la voglia di tutti di spensieratezza. Ma, nonostante i colori caldi, il mare, la spiaggia ed elementi come le sedie in plastica e i ventilatori, che immediatamente rimandano al periodo estivo, una certa nostalgia si cela dietro questi scatti. La leggerezza estiva è accompagnata da una vena di solitudine. Una sedia è sola in mare. Un gioco è trasportato dalle onde. Un uovo è appeso al sole. Un uomo galleggia solo nel mare. Tutte scene solitarie, che richiamano un certo senso di abbandono. Probabilmente, con questi scatti Andoni sceglie di richiamare alla mente il dualismo tipico dell’estate, da una parte la desideriamo ma dall’altra non riusciamo mai a godercela. Ed ecco che ritorna la frase di Beristain e la sua volontà di insegnarci ad assaporare il momento, ad essere in grado di condurre la classica slow life, oggi sempre più difficile da attuare.

Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al
Andoni Beristain | Collater.al

Courtesy Andoni Bernstein

Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
Photography
Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
Voglia d’estate con gli scatti di Andoni Beristain
1 · 9
2 · 9
3 · 9
4 · 9
5 · 9
6 · 9
7 · 9
8 · 9
9 · 9
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida

Giulia Pacciardi · 7 giorni fa · Photography

I pixel sono gli elementi più piccoli che costituiscono un’immagine, talmente minuscoli e numerosi da non poter essere visti ad occhio nudo.
Anzi, quando si vedono, non è affatto un buon segno.
In tutti i casi tranne uno, ossia, quando diventano protagonisti di un progetto.

È questo il caso di Pixelated, delle fotografie firmate dall’Art Director giapponese Yuni Yoshida in cui cibo e pietanze vengono sezionate in tanti quadrati perfetti che riprendono i colori degli ingredienti, della buccia o della polpa.
Una serie di immagini surrealiste ed attraenti che speriamo diventino molte di più di quante sono ora.

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 1 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 2 Il cibo pixelato di Yuni Yoshida | Collater.al 3

Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Photography
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
Il cibo pixelato di Yuni Yoshida
1 · 3
2 · 3
3 · 3