Trasferirsi a Milano per una che pesa 60 chili è un’esperienza tramautica, soprattutto se la tua superficiale autostima barcolla come Bukowski ed esplode almeno una volta al mese in storie di ordinaria follia.
Il masochismo bipolare vero, quello hardcore/femminile, non si accontenta mai. Da una parte prova un insano piacere nell’osservare manichini di pelle umana ad ogni angolo della città, dall’altra invidia in maniera vergognosa ogni spigolo di questi: “che in termini di ipocrisia intellettuale è paragonabile a colui che guarda la pagliuzza nellocchio del suo prossimo e poi fa l’ingoio a negri della stazione” Q
Faccio finta di non appartenere alla specie soprascritta e continuo a casa il mio studio passionale sulla gnocca spalmando con nonchalance creme anticellulite, una sorta di Lasonil per lividi “complessi”.
Purtroppo inciampo in Michal Pudelka, colpa del suo naturale elogio alla bellezza.
Nasce nel 1990 a Bratislava, cresce in un paese comunista e capisce presto che un ragazzino amante delle Barbie non troverà facilmente posto in quel mondo.
A scuola era lo strano tipo dei disegni, la sua compagna di banco: l’immaginazione. Diventa un workaholic di moda e scappa in Francia dopo il diploma.
La sua carta d’imbarco è diretta alla Parson Paris (istituto di design che ha sfornato, per intenderci, Tom Ford e Marc Jacobs) dove la sua vita con taglio e cucito prende un’altra piega.
Libero di scegliere capisce meglio cosa vuole. Michal vuole l’arte, nelle sue svariate forme. Sceglie la fotografia, il collage, la pittura.
La sua ispirazione arriva all’improvviso da esperienze comuni, da cose di casa, da gente beccata per strada e detesta farsi manipolare da photoshop.
Ritornato in Repubblica Ceca, Michal lavora per Anonym, pubblica per SYN, Girl on film e ha in serbo una miriade di progetti, tra cui un video per gli amici Hugo&Zoe. “Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi”. Qui tocca a noi.