Le opere di Nicolò Quirico appaiono da lontano come fotografie urbane ma, facendo qualche passo in avanti, emergono i dettagli: le parole e la materia animano le città e i suoi edifici. L’artista infatti approccia la tradizionale fotografia paesaggistica con uno sguardo contemporaneo, unendo alla stampa fotografica le pagine di libri d’epoca attraverso la tecnica del collage. Le sovrapposizioni e gli accostamenti dei fogli rendono le opere concettuali e materiche.
Nicolò Quirico realizza molteplici scatti dei palazzi delle città, dei suoi monumenti più emblematici e delle strade più nascoste e dimenticate, che vengono poi assemblati tra loro creando delle prospettive impossibili e lontane dalla realtà, quasi come se fossero delle fotografie panoramiche. Successivamente, l’artista inserisce le pagine dei libri, scelte con cura a seconda del contenuto, delle parole e del loro aspetto grafico. Le pagine sono applicate seguendo l’andamento delle architetture, in modo tale che edifici e parole diventino un tutt’uno.



Nelle opere di Quirico l’architettura e la letteratura sono poste in dialogo, sottolineando la storia dell’uomo e il suo operato. Le immagini comunicano con le parole e le parole danno vita ai soggetti inanimati e statici (come statue, ruote panoramiche, architetture, monumenti) esaltandone la componente umana.
I testi inseriti nelle fotografie rappresentano idealmente la trascrizione delle parole pronunciate tra le strade delle città, da chi vive nei palazzi e da chi popola le strade, diventando una traccia tangibile del passaggio continuo dell’uomo sulla Terra. La città, che vista dall’alto di un palazzo o da un marciapiede affollato, può sembrare asettica, priva di sentimenti e rigida, con le parole scelte da Quirico e con le increspature delle pagine, acquista morbidezza, movimento e si carica di umanità.
Con le opere di Nicolò Quirico, i monumenti storici – come il Colosseo di Roma, il Duomo di Milano o la Tour Eiffel – che appaiono a noi così lontani diventano familiari e ci ricordano che sono parte di noi, di ciò che eravamo e di ciò che siamo.







