Accade spesso che gli street artists sentano la necessità, a un certo punto del loro percorso artistico, di passare dal supporto murario a quello delle tele, dalla strada agli spazi espositivi. Lo stesso accade per il Wildstyler Rae Martini (1976), probabilmente il più giovane dei writers italiani, che dopo dodici anni di attività artistica nel contesto urbano, trasferisce la sua arte su tela, sfociando nell’informale materico e portando le sue opere in numerose gallerie. L’artista con base a Milano, inaugurerà domani 9 maggio 2023, la sua mostra personale “Tempoforma” a cura di Ilaria Bignotti, presso la galleria Federico Rui Contemporanea, presentando le sue dodici opere inedite dedicate a due cicli di opere: i “Modulari” e i “Sistemi di interazione”.

La storia artistica di Rae Martini è articolata, particolarmente evolutiva e sempre coerente. La sua lunga attività di bombing stradale influenzò in maniera preponderante la nuova scuola italiana, al punto da essere riconosciuto a livello mondiale e da essere ammesso in alcune delle crews storiche newyorkesi. Martini dedica una particolare attenzione al lettering, cruciale per la sua carriera perché segnò il primo passaggio su tela e dunque ad un approccio pittorico. Il suo lavoro artistico spesso coincide ed è supportato dal lavoro teorico, a cui dedica una grande attenzione, tanto da spendere diverse parole scritte per concepirlo. La sua ricerca si focalizza sul linguaggio e sul tempo, elementi processuali e formali che sono il risultato di una produzione trentennale. L’artista stesso spiega l’importanza della parola, e dunque del lettering, associata al concetto temporale, con un particolare riferimento alle sue nuove opere : “partendo dalla lettera, poi indietro alla struttura, poi indietro alla parola, fino al segno, alla superficie (urbana), al segno del tempo, al tempo stesso e al suo scorrere. Negli attuali Modulari domina il concetto della successione temporale e della sua manifestazione”.


Le opere di Rae Martini presentate oggi, mostrano da un lato il legame con il suo passato e dall’altro la volontà di tener traccia delle storie, delle parole e delle vicende umane e collettive. Le sue opere sono “vissute e sopravvissute”, si rifanno ad un passato lontano, a quando l’artista passava le giornate in officina con il padre, “tra attrezzi, vernici e automobili, c’era del cuore, della passione e anche molta solitudine… Oggi traduco quelle sensazioni appartenenti alla mia infanzia in una sorta di “nebbia” o “polvere” che avvolge la superficie delle mie opere”, afferma l’artista.
Le opere materiche di Martini sono infatti costituite da carte di antichi libri secolari, pagine di storie di altri che vengono bruciate e sovrapposte, intrecciate e accostate, lasciando solo l’anima intangibile della parola scritta, a volte percepibile con la vista altre volte solo con la mente. In realtà, la selezione che compie l’artista non riguarda tanto il contenuto ma è mossa piuttosto dalla fascinazione per la materia che mostra un’usura e che contiene un vissuto. Dopo la selezione, Martini passa al processo compositivo che prevede l’incollaggio delle pagine secondo una logica di pattern visuale – modulare per l’appunto – che successivamente brucia in “un atto violento e vigile”.



“La carta di cui sono fatti reagisce al fuoco con grande dignità. La carta moderna brucia in fretta, è fragile. Quella antica resiste, quasi come si difendesse… Il calore liquefa l’inchiostro stampato sulle pagine che in alcuni punti si trasferisce sulla tela come se quel testo volesse sopravvivere in una nuova forma, timbrandosi a nuova vita in maniera spontanea, come una memoria che si rifiuta di scomparire. La parola viene trasferita dalla pagina alla tela e rimane impressa a tratti nella superficie del quadro, a malapena visibile ma presente, quasi rassegnatasi al non essere più protagonista ma sempre carica di dignità”.
La mostra “Tempoforma” è visitabile fino al 30 giugno 2023 presso Federico Rui Arte Contemporanea, via Turati 38, Milano.