Conosciamo solo il mondo che viviamo, è un fatto. Quando viaggiamo, però, abbiamo la possibilità di entrare in contatto, empatizzare e quindi vivere culture, pensieri e abitudini diversi dai nostri. Rebecca Brodskis (1988) ha avuto l’opportunità di abitare, principalmente, tra Francia e Marocco, suo paese d’origine, oltre che a New York, Berlino e Tel Aviv. Queste esperienze, sommate al Master in Sociologia incentrato sui temi della vulnerabilità e della crisi sociale, hanno contribuito ad affinare la sua percezione del mondo: così, ha riversato – e continua tutt’ora – la sua sensibilità all’interno dei quadri che produce.

Pittrice da quando era bambina, con la nonna come maestra, ha imparato fin da subito a porgere al mondo uno sguardo sincero e curioso, riflesso poi nell’indagine dei suoi ritratti. Amici e modelli sono i protagonisti, unici soggetti di una tela con sfondo monocolore senza oggetti né prospettiva. Estraniati e assorti nei loro pensieri, riflettono sul contesto che li circonda, incarnando l’impotenza dettata dall’inesorabile trascorrere del tempo.
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La sua formazione artistica è continuata presso gli Ateliers des Beaux Arts de la Ville de Paris e il Central St. Martins College of Art and Design di Londra, rendendola l’artista che è oggi, rappresentata dalla Kristin Hjellegjerde Gallery e SEPTIEME Gallery.
La presenza umana è il filo conduttore di ogni lavoro realizzato da Rebecca: lo spazio e la relazione che intercorre tra noi e lui è un espediente pensato per portare lo spettatore alla riflessione di tematiche quali realtà e immaginazione, ordine e disordine, materialismo e spiritualità. Il punto di domanda viene posto su ciò che non ricordiamo ma che, in qualche modo, è parte e forma della nostra esistenza; è questo che riflette lo sguardo dei suoi soggetti.
Rebecca Brodskis è confronto, è diversità tra culture e individui e, di conseguenza, è ispirazione. Per saperne di più seguite il suo account Instagram.

Articolo di Cobie