Entri nel tuo bagno, pronta a spogliarti dei vestiti che ti hanno accompagnato per tutta la giornata, sei circondata da piastrelle lucide e una luce intesa colpisce il tuo corpo nudo, mettendo in evidenza tutti quei difetti che osserverai e odierai. Uno specchio riflette il contenuto della tua anima, il corpo che dice chi sei e che appare agli altri ogni giorno. È il momento del confronto, doloroso per la maggior parte delle volte. Le opere in olio e acrilico su tela dell’artista statunitense Sarah Slappey parlano di questo dolore, della sofferenza e dell’ansia di mantenere – o meglio, di cercare di raggiungere – quegli standard di bellezza imposti.

Un intreccio di corpi, in particolare di arti (piedi e mani) si stagliano prepotenti su uno sfondo a griglia che riconduce proprio all’ambiente del bagno e alle sue tipiche piastrelle, creando un contrasto tra il caos e la perfezione. Le mani e le braccia, elementi distintivi della sua produzione, nelle sue opere più recenti vengono accompagnate dai piedi e dalle gambe. Questi due elementi creano un ulteriore contrasto: da un lato le mani, morbide e gentili, che accarezzano e coccolano, dall’altro i piedi, ruvidi e prepotenti, che calpestano, schiacciano. Tutto ciò è accentuato dalla resa che l’artista affida a quest’ultimi, evidenziando in particolar modo le vene e le pieghe che si creano sul dorso e sulla pianta. Entrambi gli arti sono lucidi, setosi, privi di peli ma con evidenti cicatrici, tagli e gocce di sangue. Sono penetrati da spilli che perforano la pelle fittizia, quasi perfetta a modi manichino, esplicitando il sacrificio costante attuato soprattutto dalle donne. Sarah Slappey in realtà, non si riferisce a un genere in particolare ma, elementi quali perle, fiocchi, forcine e fili, rimandano chiaramente all’universo femminile, risultando a tratti autobiografico. Le opere della Sleppey contengono una forte tensione che oscilla tra la sensualità e la brutalità, cercando di rovesciare la rappresentazione tipica del corpo femminile da sempre dominata dagli uomini. Gli intrecci e i tocchi svelano una sessualità che si fonde con l’inquietudine, ponendo allo spettatore la domanda “come si sentono i corpi?”.






