La Terra suscita un fascino misterioso, un sentimento di potenza inarginabile e allo stesso tempo una sensazione di precarietà e strana delicatezza. Un sentimento di terrore e piacere che nell’arte romantica è stato racchiuso nel termine “sublime”. In occasione dell’Earth Day questo insieme di sentimenti contrastanti diventa centrale e per un momento proviamo a guardare la Terra da una prospettiva diversa, per prendere coscienza della sua grandezza e del suo essere un unico nucleo di aria acqua e terra. Questa visione di insieme è difficile da percepire guardandosi intorno, più facile sarebbe vedere tutto dall’alto, poter vedere in un solo colpo d’occhio tutta la sfericità del nostro pianeta, magari circondata dal buio cosmico, esattamente come l’hanno vista gli astronauti della missione Apollo 8, che hanno realizzato una delle più famose fotografie della storia, nonché la prima mai scattata alla Terra dalla Luna.
La Vigilia di Natale del 1968 il razzo Saturno V sta ruotando attorno alla Luna, dopo essere partito tre giorni prima da Cape Canaveral. A bordo ci sono gli astronauti della NASA Frank Borman, Jim Lovell (che qualche anno dopo entrerà nella storia per aver pronunciato la frase “Ah, Houston, abbiamo avuto un problema”) e Bill Anders. Il capo della spedizione Borman durante il viaggio compie una manovra prevista dai piani di volo ruotando l’astronave in un nuovo assetto. A quel punto dal finestrino di Anders si apre uno scenario che fino a quel momento non era visibile agli astronauti, l’immagine della Terra vista dallo spazio, avvolta da un buio profondo anni luce.
Le registrazioni audio dell’epoca raccontano bene il momento di eccitazione e frenesia che vivono i tre astronauti alla vista della Terra, Anders chiede subito un rullino per scattare una foto a colori, Lovell non lo trova mentre Borman insiste per non scattare nessuna foto perché “non è nel programma”. Si sente il click dell’otturatore. Bill Anders ha appena scattato una delle foto più belle e significative nella storia della fotografia e dell’ambientalismo.
“Earthrise“, questo il nome della fotografia, è una delle tante scattate quel giorno dai membri dell’equipaggio della missione Apollo 8. Le fotocamere Hasselblad dotate di teleobiettivi da 250 mm e 80 mm restituiranno un’immagine davvero inedita del nostro pianeta. Si aprirà così allo sguardo un nuovo orizzonte nell’idea di intendere la Terra, così come un nuovo orizzonte per la scienza, che solo qualche mese dopo porterà Neil Armstrong a compiere i primi passi sul suolo lunare.
