Ultimamente c’è una nuova leva di artisti che in Italia sta facendo parlare di sé, ognuno di loro propone sonorità fresche e mai sentite. L’arte musicale in Italia risulta più viva che mai e a dimostrazione di ciò c’è il nuovo album di Sina “Vortici”, disponibile dal 22 aprile su tutti i digital store per Island Records.
Catturati dal suo timbro particolare, dal suo essere naturale e dalla sua maturità artistica, Collater.al ha deciso di intervistarlo per capire la persona che si cela dietro la sua musica.
Ciao Enrico, come va? Raccontaci un po’ come stai attraversando questo periodo di release, insomma cos’hai nella testa e cos’hai nello stomaco.
Eh è una bella domanda – ride – di base non mi sto facendo troppe aspettative, sto cercando di godermi i momenti tra una cosa e l’altra, i dettagli. Questo album rappresenta i miei ultimi 2 anni di vita, è un lavoro davvero importante. Solitamente sono lento a metabolizzare le cose, ma stanno succedendo tante cose bellissime e devo dire che sono sereno. L’ansia sicuramente non manca, come a tutte le persone, ma sono davvero contento e soddisfatto del nostro lavoro. Credo che l’album arriverà alla gente nella maniera in cui spero.
“Vortici” all’ascolto risulta come un album molto maturo, riesce a non farti sentire costantemente in guerra con qualcosa, come hai detto anche tu. Come hai raggiunto questa consapevolezza?
Creare questo disco mi ha fatto veramente crescere. Pensa che registro le demo e alcune voci dei miei lavori con il mio coinquilino, con lui abbiamo uno splendido rapporto e ci conosciamo da quando abbiamo 16 anni. È come se mi rapportassi con mio fratello, e questa cosa mi ha fatto crescere tanto umanamente parlando. Avverto che questo disco mi ha fatto davvero bene, oltre che nella vita in generale, mi ha fatto crescere. Speriamo vada bene.

Un solo featuring, simbolico, enorme, quello di Rkomi in un brano delicato come “Così Soli”. Com’è stato collaborare con lui? Raccontami un po’.
Scontato dirlo, ma per lui ho tanta stima. Apprezzo quello che rappresenta artisticamente parlando, un artista e un essere umano a 360 gradi. È stata una bella soddisfazione, diciamo che ha fatto “l’ospite”, mi spiego: è entrato in punta di piedi, ha fatto la sua strofa, perfettamente in linea col concept, e ha arricchito tutto al massimo. Se chiudi gli occhi ti rendi conto che è un brano con delle vibe dreamy e preziose. Che dire, è stato veramente un campione ed è stato bravissimo a remare nella direzione giusta. Questo brano è diventato un sogno, anche grazie alla produzione di Michelangelo.
Sei sardo, ma negli ultimi anni hai vissuto a Roma, Milano, Alghero, Napoli e Bologna, tutte città dalla forte presenza artistica. Quale città senti che ti abbia dato di più dal punto di vista artistico? E poi che peso ha nella tua persona la Sardegna?
Ti dico, lo sfondo della mia musica, il profumo che senti nei brani, è chiaramente Alghero, rappresenta proprio un modo di vivere che è stampato nei miei pezzi. Una città come Milano invece è entrata a gamba tesa dal punto di vista stilistico, da quando la sto vivendo è davvero presente in me. Per quanto riguarda Napoli infine posso dirti che è la parte “passion” della mia musica, mi ha insegnato il linguaggio della musica che ho sempre voluto fare, per riuscire a spiegare al meglio da dove vieni. Di base comunque ho catturato un aspetto di ogni città in cui ho vissuto.
Dopo anni di pandemia, lockdown e un tuo album come “My Love Lockdown” che fa riferimento proprio alla pesante situazione passata, finalmente sono ripartiti i live show. Come vivrai il momento in cui salirai sul palco?
– ride – non ne ho idea. Sicuramente ci risentiremo e ti dirò come sarà. Intanto posso sicuramente dirti che sarà stranissimo, diverso e tutto nuovo. La voglia di riscatto c’è, sicuramente spero di farne tanti e sono carico come non mai.