Si muovono lentamente. Si confondono col paesaggio intorno. I colori vivi si sposano perfettamente con le scie inquinate del cielo bollente di Tokyo. Non sono passerotti, non sono aquile. Sono pappagalli. Li ha fotografati Yoshinori Mizutani per il suo progetto ‘Tokyo Parrots’.
Si è accorto di questa popolosa presenza celeste come ci si accorge di un passeggero che si incontra ogni santo giorno in metropolitana. Al quinto viaggio si inizia a riconoscerlo, al decimo se il cielo è d’accordo ci si scambia un cenno d’intesa. Al ventesimo forse un ciao.
Yoshinori Mizutani però queste presenze non se le è lasciate scappare. Le ha notate, coloratissime e pennute popolazioni celesti, e ha deciso di capirci di più.
Superando la reticenza e quel senso di perturbante hitchcockiano, ha scoperto che i pennuti in questione facevano parte di un retaggio piccolo-borghese aka esotico tokyoita e che erano animali domestici di fattezze esotiche per gli abitanti giapponesi. Iscrivendosi perfettamente nella vena modaiola per l’altro da sé come per noi occidentali può essere avere un serpente in casa, i Giapponesi nel periodo di tempo compreso tra gli anni ’60 e ’70 erano soliti acquistare i pennuti multicolori per popolare ed animare allegramente le loro case.
Superato l’entusiasmo iniziale tipico di qualsivoglia tendenza, i pennuti, abbandonati a se stessi, hanno deciso di colonizzare in massa i cieli di Tokyo. Oggi quelli che si vedono, raccolti negli scatti saturati e al contempo delicati di Yoshinori Mizutani, sono pappagalli che hanno popolato con disinvoltura i cieli di Tokyo, appollaiati sui fili elettrici, integrati perfettamente in un paesaggio urbano che di colorato ha solo le insegne al neon. Mizutani ce li restituisce, conferendogli anzi il ruolo di protagonisti nel volume ‘Tokyo Parrots’.
Con quel tocco tipico della delicatezza giapponese nel trattare qualsiasi tema, Mizutani ce li restituisce, quasi fossero dei frame di un film d’animazione, delicati e al contempo tronfi e pieni d’orgoglio per aver resistito alla moda del tempo.
Testi: Giuliana Pizzi – @jouppiter