Il giallo del mattino che entra dalla finestra e si posa sulle palpebre, filtra tra i capelli e illumina i fili delle ragnatele e gli abbracci degli amanti ancora assonnati. E il giallo dei campi di grano e dei pesci giallo-rossi nella loro busta d’asporto di ritorno dai sogni della notte blu.
Il blu delle parole scritte sulla pelle con inchiostro blu come il mare, come la nebbia del futuro e come le nostre schiene lasciate sole al freddo e ai suoi riflessi magenta.
Il magenta senza volto dei ricordi sfocati e della neve di inverni passati. E fuori dalla tua finestra quella luce verde.
Il verde del lago in cui abbiamo provato a stampare i nostri riflessi ciano.
Il ciano delle foto che abbiamo impressionato con i nostri abbracci e i piedi a mollo sul piccolo molo come lumache alla deriva, come le foto bruciate di rosso.
Il rosso del pesce rosso ancora chiuso nella sua busta di plastica e acqua, nella sua vita senza via d’uscita. E rossi frammenti di noi su sfondo nero.
Il nero di controluci dimenticati, dei tuoi capelli, della mia maglia, degli abbracci che ci hanno unito e diviso sotto lenzuola bianche.
(Bianche come la pagina della bio di Zweifellos Mondbetont di cui non sappiamo niente a parte che scatta delle belle foto).