Breve storia del camp collar

Breve storia del camp collar

Andrea Tuzio · 4 mesi fa · Style

Devo essere onesto, sono un po’ di parte nello scrivere questo articolo, le camp collar shirt sono il mio feticcio preferito di questi ultimi anni. 

Forse più conosciute come bowling shirt, cuban shirt, cabana shirt, alpha shirt o safari shirt, (sì, troppi nomi avete ragione), le camicie caratterizzate dal camp collar sono tornate di prepotenza ad essere un must dell’abbigliamento maschile e non soltanto. 

Un item casual che però allo stesso tempo rappresenta una validissima alternativa in occasioni in cui l’outfit richiesto è più elegante, un pezzo trasversale se ce n’è uno. 
Come dicevo i nomi che questo capo si porta dietro sono tanti e questo è frutto della sua storia sfaccettata e dibattuta, ma proviamo a fare un po’ di chiarezza e provare a raccontarla. 

Le origini della camp collar shirt si fanno risalire verso la fine del XIX secolo, c’è chi afferma che arrivi dalle Filippine, chi dal Messico e chi invece dice che sia originaria di Cuba via Spagna. Io propendo per quest’ultima, anche perché sono stati proprio i lavoratori cubani a renderla popolare negli Stati Uniti con l’esodo di massa verso Miami e successivamente a New York dopo l’esilio cubano del 1959. 

Chiamata “Guayabera”, la camicia aveva (e ha tuttora ovviamente) una vestibilità estremamente comoda e proprio quel colletto largo e piatto dava un po’ più di “respiro” a chi la indossava durante il lavoro sotto il sole e attanagliati dal caldo torrido. 

Già negli anni ’30 la camp collar divenne un capo indossato anche al dii fuori dell’ambito lavorativo e come alternativa informale all’abito con giacca e cravatta, ma fu soltanto dopo il ’59 che conquistò in pochissimo tempo e definitivamente anche gli Stati Uniti. 

Grazie a personaggi di rottura come Elvis, John Fitzgerald Kennedy, Martin Luther King, il James Bond di Sean Connery, Marlon Brando, il Tony Montana di Al Pacino, Ernest Hemingway e tanti altri che la indossavano abitualmente nel loro tempo libero, la camicia cubana è diventata la massima espressione del casual di alto profilo.

Oggi la camp collar shirt è entrata di forza nelle collezione dei maggiori brand di moda (vedi Prada con le “Bowling shirt” o Aimé Leon Dore con le “Rico”), suffragando in modo empirico il valore estetico e storico di un item iconico.

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Laura Baiardini è il Grinch di questo Natale

Laura Baiardini è il Grinch di questo Natale

Giorgia Massari · 3 giorni fa · Photography

Siamo ormai in pieno clima natalizio, siamo tutti più buoni e romantici, ma c’è anche a chi piace ironizzare. Tra i vari meme e i post su Instagram, quelle che ci hanno fatto più divertire sono le fotografie di Laura Baiardini (su Instagram @baiardiny), specializzata in fotografia still life, post produzione fotografica, appassionata di props e colour palette. Dall’estetica estremamente contemporanea e dai colori saturi, le immagini di Baiardini catturano per la loro comicità e per le loro composizioni minuziosamente studiate, come in un set cinematografico. La sua ispirazione proviene principalmente dai social, ma in generale da tutto quello che ha intorno, «anche da una gelatina di carne dell’Esselunga». Con questi scatti nello specifico, Laura Baiardini sottolinea un lato insolito delle festività natalizie ma che, sotto sotto, tutti noi sperimentiamo. Dai regali brutti agli psicodrammi famigliari, tutti ne usciamo stremati e pieni, in tutti i sensi. Ma non dilunghiamoci troppo, divertitevi scorrendo le immagini.

Torta realizzata da Ugly Cakes
Set designer Paolo Lutri
Set designer Erika Viola
Set designer Erika Viola
Estelle Segard
Set designer Erika Viola
Set designer Erika Viola
Set designer Erika viola
Set designer Paolo Lutri

Courtesy Laura Baioni

Laura Baiardini è il Grinch di questo Natale
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Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang

Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang

Claudia Fuggetti · 4 giorni fa · Photography

Fish Zhang, conosciuta su Instagram con l’account fiiiiiish, è una giovane fotografa di Tokyo che racconta il mondo che le gravita intorno. Il suo sguardo è molto particolare e spesso le immagini che propone al pubblico generano un sentimento di incertezza e destabilizzazione, che in inglese si riassumono benissmo con il termine “weird”. Le pose vengono smorzate da un mood narrativo che tende più a cogliere l’attimo che a illustrare ogni singolo momento di una storia. La sessualità trova ampio spazio nella sua produzione fotografica, che ci ricorda in parte lo stile di Ren Hang, del quale abbiamo precedentemente parlato qui. La donna è rappresentata senza artifici, ma con semplicità e realismo, nonostante negli scatti ci sia un grande senso compositivo.

Visita il sito di Fish e dai un’occhiata ai suoi lavori nella gallery.

Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al  Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang | Collater.al

Courtesy Fish Zhang

Strano è bello, gli scatti NSFW di Fish Zhang
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Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar

Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar

Claudia Fuggetti · 5 giorni fa · Photography

Lou Escobar è una fotografa e film-maker francese con base in California che realizza splendide immagini caratterizzate da uno stile fortemente cinematografico. Le atmosfere glam e patinate sono la sua passione e tutti i suoi scatti, anche quelli NSFW, sembrano estrapolati dalle scene di un film hollywoodiano. Le donne immortalate da Lou Escobar sono a loro agio con il proprio corpo e diventano icone di un tipo di sessualità audace, che trasmettono libertà e sensualità, anche solo attraverso lo sguardo.

Tra le sue pubblicazioni non mancano nomi di magazine di moda come Schon e Cake Magazine, mentre il Marsatac festival lo ha scelto per l’adv dell’edizione 2018. I suoi racconti visivi sono ipnotici e non ci si stanca mai di guardarli; se vuoi conoscere altri lavori puoi dare un’occhiata al suo profilo Instagram che trovi qui.

Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar
Photography
Lo stile cinematografico e NSFW degli scatti di Lou Escobar
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Cosa succede quando la galleria del telefono diventa un progetto fotografico?

Cosa succede quando la galleria del telefono diventa un progetto fotografico?

Giorgia Massari · 1 settimana fa · Photography

«Un progetto rischioso, un po’ come il writing», ci spiega il fotografo catanese Salvo Sibilla parlandoci del suo progetto di street photography dal titolo Sani e Salvi. Si tratta di un progetto che non nasce per essere tale. Una raccolta di scatti amatoriali privati, fatti con l’iPhone, che acquistano una dimensione pubblica. Tutto ha inizio nel 2020 quando Salvo inizia a scattare in strada, un po’ per cercare compagnia in una nuova città – che nel caso di Milano è capace di farti sentire molto solo -, un po’ per catturare la stravaganza intorno a lui, alla quale non era abituato. Nell’estate del 2022 decide di renderlo pubblico e di condividere una parte della galleria del suo smartphone. Salvo racchiude in un unico progetto i suoi scatti amatoriali “pieni di luci, di volti e di vite”, come afferma il suo collaboratore e amico Loris Di Bella. Snaturate della loro dimensione intima, le fotografie “anti-etiche” – usando le parole di Salvo – prendono vita dialogando tra loro e accorgendosi della presenza di un grande comune denominatore: l’immediatezza stratificata alla stravaganza.

Ma Sani e Salvi non rimane solo a Milano. Viaggia per diverse strade e per diverse città, da Milano ad Amsterdam, da Rotterdam a Sestri Levante, da Finale Ligure a Pedara e, infine, da Bologna a Catania, città natale di Salvo Sibilla. I soggetti preferiti di Salvo sono le persone anziane, lui stesso ci racconta il motivo di questa scelta. «Il primo motivo, quello più umano, è perché mi ricordano i miei nonni, le persone che mi mancano di più da quando mi sono trasferito a Milano. Sono una persona molto romantica e per questo cerco questo aspetto anche nei miei scatti. Nelle persone anziane ritrovo lo stesso animo puro e gentile dei miei nonni».

Questo progetto diventa per Salvo Sibilla una sorta di terapia di adattamento in una nuova città. Provenendo da Catania e approdando a Milano, le differenze culturali sono molte. «Mi piaceva camminare in strada e osservare tutto quello che stava intorno a me. Venendo da una piccola città come Catania, purtroppo nasci con degli stereotipi e dei limiti mentali. Quando sono arrivato a Milano, questi limiti visivi sono iniziati a cadere, tutti quegli aspetti che all’inizio giudicavo come stravaganze sono diventate oggi normalità». Le fotografie diventano quindi un modo di relazionarsi alla nuova quotidianità e, allo stesso tempo, di scoprire una nuova città. In questo senso, è interessante sottolineare l’approccio fotografico di Salvo Sibilla, che lui stesso descrive come “un po’ anti-etico“. «La mia tecnica è quella di agire come un turista. Mi fermo facendo finta di cercare una via e scatto la fotografia alla persona, molto da vicino», ci spiega «Molto spesso le persone anziane non se ne accorgono, così come i miei nonni anche se loro, con il tempo, hanno imparato a riconoscere la mia metodologia e ora sono molto contenti quando li scatto, si sentono un po’ i protagonisti».

«Sani e Salvi può dirsi che è nato da poco e ha ancora tutto da scoprire e che è arrivato alla fine, guadagnando di saggezza», si legge sempre nel testo di Loris Di Bella. Il progetto quindi non finisce qui anzi, diventa per Salvo Sibilla un punto di partenza che gli ha insegnato «a non mollare mai», come ci confessa Salvo, che chiude l’intervista citando la frase di un suo amico: “continua a fare quello che fai a prescindere da tutto e tutti”.

Courtesy Salvo Sibilla

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