Collyrium – Le immagini e la musica nei film di Chazelle

Andrea Jean Varraud · 4 anni fa
Presentato da

Dopo l’ultimo approfondimento sul cinema estremamente peculiare del coreano Park Chan-Wook, torniamo ora a parlare di un cinema a stelle e strisce altrettanto caratteristico: quello di Damien Chazelle.

Nonostante la giovanissima età e quindi lo scarso numero di lavori che portano il suo nome sotto la scritta directed by, il regista ha già collezionato un altissimo numero di premi che l’hanno portato immediatamente a brillare tra le più lucenti stelle Hollywoodiane. Chazelle ha collezionato questi premi per molte ragioni, ma fra tutte spicca l’abilità di riportare in auge il genere, ormai un po’ superato del musical. Chiamarlo musical, forse è riduttivo ed anche inpreciso; questo perché gran parte delle sue pellicole, eccetto La La Land, non sono dei veri e propri musical, quanto più dei drammi musicali. Fatto è, che la musica fa quasi sempre da protagonista assoluta nei suoi film, a volta in maniera palese e dichiarata, altre volte più mascherata, ma comunque molto presente. Questa analisi trova le sue basi, come andremo a scoprire nelle righe successive, nella biografia del regista.

Damien Chazelle, nasce a Providence nel Rodehiland, nel 1985 da una famiglia borghese di religione cattolica. Fin dai suoi primi anni la madre insegnante di storia ed il padre informatico di fama internazionale, stimolano la sua intelligenza che si interessa subito sia al mondo delle immagini sia a quello della musica. Il ragazzo infatti, poco più di adolescente inizia a suonare la batteria che nonostante la grande passione e la dedizione quasi ossessiva, abbandona per dedicarsi al cinema. Questo accade non tanto per una mancanza di interesse, ma perché il giovane regista non si sentiva affatto portato nel suonare uno strumento in modo professionale. Forse è proprio per riscatto che i suoi futuri lavori saranno un cinematografico inno alla musica. Chazelle dunque, iscrittosi ad Harvard per studiare cinema, si nutre del cinema classico senza però mai abbondare la sua passione, tanto che per divertimento si ritrova spesso a suonare in una band Indie Rock di cui fa parte anche Justin Hurwitz, compositore con il quale realizzerà tutti i suoi lavori per il grande schermo. Questo sodalizio artistico, trova il suo primo coronamento già nel film che Chazelle porta per tesi Guy and Madeline on a Park Bench, pellicola che racconta una breve ma intensa giornata di passione tra 2 sconosciuti, a cui fa da cornice una San Francisco hipster, dove il Jazz, l’amore di Chazelle, accompagna quasi ogni inquadratura.

Questa prima fatica dell’oggi tanto chiacchierato cineasta, grazie alla sua leggerezza, e ad un’ingente dose di impegno sociale ed artistico, riesce in brevissimo tempo a trovare una massiccia distribuzione che gli consentirà di vincere ben due premi (al festival di Denver e di Torino).

Guy and Madeline on a Park Bench è sicuramente un primo importante step per il regista, che però farà passare alcuni anni prima di ritornare sul grande schermo con il suo secondo lungometraggio. Infatti in questi anni di apparente pausa, Chazelle si trasferisce a Los Angeles dove inizia a lavorare alla scenggiatura di La La Land, musical atipico, nonché un tributo alla città degli angeli, che però non riesce a trovare produttori interessati, almeno per il momento.

È così che il cineasta abbandona la appena menzionata sceneggiatura per concentrarsi su Whiplash, film che, come dichiarerà il regista trae notevole ispirazione dal suo precedente percorso di studio musicale. Whiplash non è propriamente un musical, nonostante la trama ruoti intorno ad un giovane aspirante batterista. Questo secondo lungometraggio è piuttosto la storia della relazione travagliata tra un discente e il proprio insegnate, ovviamente intervallato da inframezzi Jazz di raffinatissima esecuzione. Wiplash viene proiettato in anteprima al Sundance nel 2014 ed infatti questo film altro non è che il proseguo di un cortometraggio presentato al medesimo festival giusto un anno prima. Il lancio in uno dei più prestigiosi concorsi del cinema indipendente si rivela ben presto essere solamente un punto di partenza per questa pellicola. Nel 2015 infatti il film riceve ben 139 nomination per premi sparsi in tutti il globo di cui se ne porta a casa 90 tra i quali ben 3 Oscar: miglior attore non protagonista a J.K Simmons, miglior montaggio e miglior sonoro. 

L’anno successivo è invece il momento di un successo ancor maggiore, ovvero La La Land; la sceneggiatura accantonata qualche tempo prima riesce a prendere forma, interpretata da un cast d’eccezione che include Ryan Gosling ed Emma Stone

La storia, come dicevamo poco prima, è ambientata in una splendida Los Angeles ultra patinata in cui traspare, senza tanti filtri, una nostalgia di una Hollywood anni ’50, nella quale due giovani artisti, un’attrice e un pianista, si innamorano senza però smettere di inseguire le proprie ambizioni professionali. Lungo la visione della pellicola costantemente accompagnata da inframezzi musicali e coreografici di incredibile spessore artistico, veniamo assorbiti da una vicenda, che nonostante una maschera di romanticismo ci parla della vita stessa: delle strade che noi tutti scegliamo di percorrere, dei differenti modi di vivere che ci contraddistinguono e ovviamente anche dell’amore. La La Land viene distribuita nel 2016, partendo da una prima assoluta al Festival di Venezia, dove Emma Stone vince il premo per la miglior interpretazione femminile e gioungendo fino agli Oscar dove colleziona ben 6 statuette con tanto di gaffe finale che potete vedere e rivedere qui sotto.

Quest’ultima pellicola ha lanciato immediatamente Chazelle nel successo più assoluto, entrando in men che non si dica nell’immaginario pop internazionale, creando notevoli dibattiti e confronti. L’opera successiva è invece un radicale cambio di direzione per il cinema della neo stella hollywoodiana. Firts Man altro non è che il film tratto dalla biografia ufficiale di Neil Armostrong, il primo uomo atterrato sulla luna, scritta da James R. Hansen. Qui non c’è Jazz, non ci sono balletti e ahimè scarseggia anche l’amore. Nonostante però queste mancanze, il tanto atteso lungometraggio è comunque un “discreto” successo che trionfa nuovamente agli Oscar ma con un premio minore, per gli effetti speciali. 

Nonostante questa sua ultima fatica abbia reso (sia in termini economici che di critica) un po’ meno dei precedenti lavori, Chazelle rimane comunque un regista di punta del cinema Americano, tanto che tra i molteplici progetti in cantiere vediamo The Eddy, una miniserie di prossima uscita che tornerà ad occuparsi di musica, questa volta però raccontandocela attraverso lo sguardo di un gestore di un club parigino.

Purtroppo, per adesso non ci è dato sapere di più su questo ultimo progetto per il piccolo schermo, ma vi promettiamo che appena sapremo qualcosa di più non tarderemo ad informarvi.

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